lunedì, luglio 31, 2006

Sicurezza subacquea (Parte 3)


Gestione delle omesse tappe di decompressione asintomatiche.

Voglio in questo post trattare un argomento molto spinoso. Quello che troverete scritto di seguito dovrà essere letto con molta attenzione ed approfondito con la lettura di ulteriori fonti o con discussioni ulteriori.
Il mio compito è di dare l’informazione iniziale, lo spunto che vi possa fare riflettere per tempo e farvi trovare pronti nell’evenienza. Il tutto per maturare con coscienza, la consapevolezza di agire in un modo piuttosto che in un altro nel caso di salto di tappa asintomatico.

Ma ripartiamo dalle basi. Fino dalla fine del corso Open, nei corsi ricreativi viene inculcato un concetto con chiarezza: "Se un subacqueo riemerge con sintomi di MDD o EGA, non deve essere ricompresso in acqua, ma devono essere attivate tutte le procedure di soccorso standard previste per il caso!".
Ma se un subacqueo ad esempio riemerge a causa di una pallonata, oppure per una qualunque ragione salta delle condizioni previste dalle tabelle in uso e non manifesta nessun sintomo particolare, come ci si deve comportare? Avete le idee chiare, di come comportarvi in questa particolare (ma molto comune condizione), tecnicamente definita come salto di tappa asintomatico (gestione di omessa tappa di decompressione asintomatica)?

Le didattiche ricreative non affrontano volutamente il problema, perché ritengono che il subacqueo ricreativo sia sostanzialmente incapace di intendere e volere. Quindi in nessun caso si affronta un problema che non può essere procedurizzato, ma che deve essere lasciato alla coscienza del subacqueo stesso o peggio all’intraprendenza del responsabile dell’immersione.

Immaginate che a causa di una pallonata, magari causata da una gestione errata della muta stagna, oppure dalla scarsa stabilità di una cima ci si trovi in superfice avendo saltato parecchi minuti di tappa. Come ci si deve comportare?.

Il computer suona, chiedendoci di immergerci nuovamente per riportarci alla profondità della tappa saltata, noi non sentiamo nessun sintomo particolare, ma la testa comincia a pensare che i sintomi potrebbero arrivare a breve ed allora la reimmersione ci spaventa. Inoltre ci viene in mente l’assioma (ricreativo) che avere sintomi da MDD o peggio EGA in immersione possa essere addirittura letale (e questo può essere vero).
Allora, cosa si deve fare? Si risale in barca e ci si affida ad una respirazione preventiva di ossigeno, oppure…cosa? Ma ancora il tarlo ci prende, se faccio la cosa giusta posso risolvere il problema, se invece sbaglio…? Qual’è la cosa giusta da fare?
Ebbene la risposta assoluta non esiste ed è per questo che non la troviamo sui manuali ricreativi, però una serie di condizioni possono guidarci a fare la giusta scelta, che in ogni caso dovrebbe essere fatta dal subacqueo stesso con una serie di dati oggettivi in mano. Perché se è vero che la risposta giusta non esiste è altrettando vero che agire nel modo opportuno può evitare l’insorgere di problemi e che fino a che siamo asintomatici (cioè che non presentiamo sintomi) siamo in tempo ad effettuarle (dopo esiste un'unica via, quella della camera iperbarica).
Solo noi possiamo decidere cosa fare in questo momento, nessuno ci può aiutare meglio della nostra consapevolezza nel sapere cosa è successo e solo noi dobbiamo avere le conoscenze sufficienti per decidere con freddezza la migliore soluzione.

Ripeto in ogni caso che se è presente un sintomo anche lieve di MDD o EGA occorre uscire dall’acqua il prima possibile e se decidiamo di reimmergerci dobbiamo abbandonare l’immersione appena anche il più fiebile sintomo si manifesta. Dobbiamo essere consapevoli che se si manifestassero in acqua sintomi seri, dovremmo riemergere immediatamente con l’opportuna assistenza.

Elenco i principali fattori che possono portare a decidere una reimmersione.

1) Non esistono sintomi di MDD ed EGA, e ci sentiamo nonostante l’errore effettuato sostanzialmente tranquilli.
2) Il nostro compagno è ancora immerso ed ha seguito il problema e risulterà pronto ad assisterti nella reimmersione.
3) Si stà respirando una miscela iperossigenata, oppure è presente ad non oltre 12 metri di profondità una stazione di decompressione con miscela iperossigenata.
4) Siamo vicini alla barca ed abbiamo avuto il tempo di avvisare le persone a bordo di quello che si sta facendo.
5) Siamo in condizione di portarci ad una profondità uguale o superiore a quella della tappa saltata entro 3 minuti.
6) Preferiamo affrontare subito il problema, invece che passare le prossime ore in ansia sulla barca in attesa che possa arrivare qualcosa.
7) Non è disponibile ossigeno puro a richiesta sulla barca di appoggio.

Elenco dei principali fattori che possono portare a decidere di non reimmergerci.

1) Siamo emersi per mancanza d’aria.
2) Siamo soli, od abbiamo paura di non ricevere una adeguata assistenza in acqua.
3) Preferiamo affrontare il problema fuori dall’acqua respirando ossigeno puro.
4) Accusiamo sintomi di MDD o EGA

Regole generali per gestire una omessa tappa di decompressione:

1) Essere sempre consapevoli se risulta disponibile ossigeno a 100%, oppure no.
2) Portarsi entro 3 (max 5 ) minuti ad una profondità uguale o superiore a quella della tappa saltata.
3) Cercare il supporto di uno o più subacquei che siano coscenti di quello che si stà facendo.
4) Se sono passati più di 3 minuti, rimanere in acqua per almeno il quadruplo del tempo al doppio della profondità della tappa saltata.
5) Se qualcuno del gruppo respira una miscela iperossigenata, fare in modo di respirarla.
6) Se si riesce a ritornare entro un minuto alla profondità della tappa saltata, continuare normalmente la decompressione indicata dal computer aumentando di qualche minuto rispetto alla tappa originale.

Personalmente sono molto sensibile al problema, in quanto mi è capitato un salto di tappa di 3 minuti, riemergendo da 12 metri in circa un minuto (a causa di un errore di riemersione nel blu, con muta stagna). Ero fuori curva di circa 3 minuti ed il computer mi chiedeva di reimmergermi. Ho pinneggiato per circa un minuto per riportarmi sotto la barca, ho avvisato quelli della barca e mi sono immerso nuovamente sulla catena dell’ancora. Ero solo, ma contavo di anticipare solo di poco il resto del gruppo che sarebbe dovuto arrivare. Mi sono portato a circa 8 metri, che era la massima profondità che mi faceva sentire tranquillo e lì sono rimasto per circa 10 minuti, ho fatto i tre minuti a 4 metri e poi sono risalito in barca ed ho respirato per circa 15 minuti ossigeno puro a richiesta. Alla sera una telefonata al DAN, mi confermava che avevo fatto sostanzialmente una procedura corretta di omessa tappa di decompressione, ma all’epoca non avevo letto nulla a riguardo. Quindi non sapevo se avevo agito correttamente, oppure no esattamente come potrebbe capitare a voi. Informatevi e fatevi la vostra idea, in modo che nell'evenienza siate voi a decidere cosa fare, non il vostro computer, oppure la vostra guida che potrebbe non essere sufficentemente competente da fare la giusta scelta (che di solito è quella che porta e ridurre le responsabilità personali).
A parte le regole semplicistiche date a puro livello di indicazione, il manuale US navy fornisce varie tabelle, in funzione del livello di assistenza previsto e del tempo passato per ritornare alla profondità di tappa che portano ad indicare di fare varie tappe da 12m fino a 3 metri per un tempo circa quadruplo del tempo della tappa omessa.

Fonti di approfondimento: US Navy Diving Manual, Mixed Gas Diving (Bret Gilliam), Deep Diving (Bret Gilliam).

sabato, luglio 29, 2006

“MISSION ANNA BIANCA”

Una 24 ore…. alla scoperta del relitto dell’isola di Giannutri

……… i relitti da sempre hanno suscitato curiosità e fascino verso il popolo subacqueo,
ma talvolta occorre rispetto, grande preparazione e concentrazione
per affrontare in tutta sicurezza ques
to tipo di immersioni.
Attenzione dunque e buon divertimento
a tutti ……..

Era ormai del tempo che dicevamo di farlo e adesso ci siamo riusciti. Insieme ad un piccolo gruppetto di pazzi scatenati abbiamo programmato questa immersione ormai da qualche giorno e dopo tanto discutere su come e quando, eccoci arrivati.

Il nostro viaggio inizia proprio giovedì sera alle ore 22,00 di un caldo e torrido 27 luglio in località “I Bottai di Firenze”, punto di ritrovo e partenza. Infatti con l’ausilio del Camper messo gentilmente a disposizione dall’amico “Luce” partiamo in direzione Porto Ercole per accamparci già dalla sera sull’Argentario e per essere già pronti e “svegli di buon ora” (nella vana speranza di riposarci e dormire), per l’immersione dell’indomani.


Ore 9,00 di venerdì 28 siamo davanti al diving center “Argentario Divers” (e non diverso come qualcuno l’ha ribattezzato erroneamente) di Porto Ercole.
Lì ci attendono Simone e Stefania, stupiti della nostra puntualità. Scarichiamo tutto e caric
hiamo la barca, compreso viveri, bevande e una unità di ossigeno, (non si sà mai) e via su un mare piatto e sotto un sole splendido, verso la nostra meta.

Durante il tragitto montiamo l’attrezzatura con estrema cura e ripassiamo le procedure e gli accordi per l’immersione.
In un balzello (compli
ce la calura) siamo in acqua, la tensione inizia a salire, sgonfiamo il GAV e l’avventura a inizio; piccola tappa di controllo intorno ai -10mt. e poi tutti giù a capofitto come dei paracadutisti nel cielo. La cima della boa scorre davanti ai nostri occhi e sparisce nel blu intenso del mare, l’emozione e tanta e l’adrenalina sale alle stelle.

Dopo pochissimi minuti ci appare, grazie alla limpidezza di queste acque, la sagoma inconfondibile del relitto, è una cosa splendida e per un attimo ci manca il fiato. Finalmente siamo sull’Anna Bianca.

Iniziamo l’esplorazione dalla parte più profonda (la poppa) 5 minuti e risaliamo seguendo i mille anfratti e spaccature del relitto verso la prua.

Ci colpisce come le pareti interne siano cosi concrezionate e piene di vita e colori, da non riuscire a distinguere le lamiere contorte e arrugginite del relitto.
Abbiamo tempo di scorgere delle grosse musdee rintanate all’interno e una bella aragosta, gli spirografi di mille tipi si chiudono e si aprono al nostro passaggio, sembra quasi che ci salutino.
Il tempo ci è tiranno a queste pro
fondità; è arrivata l’ora di iniziare la lunga e lenta risalita verso la superficie.

I computer iniziano a suonare quasi impazziti, ma …calma …abbiamo programmato tutto, a pochi metri sotto la barca di appoggio ci aspetta una piccola stazione decompressiva con delle bombole al 50% di ossigeno, che ci permetteranno di desaturare più velocemente l’azoto dai nostri tessuti e ridurre i tempi di deco.

Completata la nostra sosta risaliamo in barca, non importa la scaletta, dall’enfasi e la gioia, schizziamo letteralmente fuori dall’acqua….e ora chi ci regge più!!

Adesso ci attende un’abbondante piatto di pasta e molti si concedono il bis!! La giornata volge al termine con una seconda leggera immersione decompressiva ma altrettanto piacevole a “Punta Finestra” sulle pareti ricche di grandi gorgonie a solo -20/-25mt. poi il rientro in porto, dove salutiamo gli amici del diving e lentamente dirigiamo la prua del camper verso casa.

Una breve sosta per un panino e una birra fresca, in un punto di ristoro sulla strada e alle ore 22,00 di venerdì 28 siamo nuovamente ai Bottai; appunto 24 ore esatte dalla nostra partenza per questa “Missione!!”

E’ andato tutto bene ci siamo divertiti, insomma un’ottimo modo per salutarci e augurare ad ognuno di noi e a tutti voi “buone ferie estive, è tempo infatti di godersi un meritato riposo dopo tante immersioni passate insieme e con questo un arrivederci a tutti per il gran finale di stagione a settembre …ah …dimenticavo, il nostro slogan e grido di battaglia… Mille Bolle a tutti !!”

CONGRATULAZIONE da parte mia a tutti i partecipanti: Barbara, Daniele, ì Luce e Paolino

Alberto Casalini scubamen@tele2.it

I pericolosi abitanti del mare

Il mare, immergersi per scoprire le bellezze dei fondali, cercare forme di vita particolari, colori variopinti e vivaci, a volte indefinibili, fotografare questi affascinanti abitanti in un mondo parallelo o meglio ...sotto di noi!
Ma attenzione ad alcuni di loro, pericolosi di solito solo se distirbati, evitiamo di avvicinarsi troppo!!

La tracina
Comunemente chiamata anche «raganella», è il pesce più velenoso del Mediterraneo. La puntura provoca un dolore urente che aumenta rapidamente, di durata variabile da poche decine di minuti fino a 24 ore, talvolta così forte da poter causare la perdita di conoscenza.
La zona colpita appare inizialmente biancastra, divenendo rapidamente rossa e tumefatta, con un gonfiore che poi si estende alle parti vicine. Talvolta si verificano anche difficoltà di respirazione, febbre, mal di testa, nausea e vomito; nei casi più gravi si hanno anche convulsioni. Dato che la tossina che viene inoculata è termolabile, il trattamento richiede la disinfezione della ferita e l'immersione della parte colpita in acqua salata calda, per almeno due ore (possibilmente almeno un'ora). In alcuni casi più gravi può essere necessario un controllo medico e una terapia antibiotica. Si consiglia sempre la profilassi antitetanica.

Lo scorfano
La puntura degli aculei di questo pesce solitamente è meno dolorosa di quella della tracina; il dolore insorge dopo qualche minuto e può durare diverse ore. Le conseguenze sono solitamente meno gravi, anche se si possono avere cefalea, nausea e vomito, shock anafilattico. Il trattamento è identico a quello delle tracine. La puntura dello scorfano, in particolare, produce di solito una necrosi dei tessuti circostanti la zona d'inoculazione, che si può combattere efficacemente con una tempestiva terapia antibiotica.

Il pesce cobra
In caso di puntura si avverte un forte dolore nella parte colpita con evidente ferita sanguinante. I sintomi, oltre al dolore, possono essere nausea, vomito, shock, morte occasionale. Primo soccorso: trattamento come per lo scorfano.

Il trigone (ferraccia)
Il veleno iniettato da questo animale, che ha l'aculeo alla base della coda, procura dolori violenti e complicazioni che talvolta possono sfociare in situazioni molto gravi: si può avere infatti sudorazione, tachicardia, ipotensione, vomito, diarrea, fino a giungere in rari casi alla paralisi muscolare con morte.
La ferita si può complicare con suppurazione ed eventuale cancrena. Quindi, occorre sempre l'intervento del medico. Il trattamento immediato è come per la tracina.

Gli squali
Gli squali si trovano in tutti i mari del mondo e talvolta risalgono le foci dei fiumi. Sono guidati dall'odore del cibo, dall'udito e dalla vista. Si spostano generalmente in branchi e mangiano a ogni ora del giorno e della notte. Lo squalo più pericoloso, nella classificazione delle 250 specie studiate fino a oggi, è lo squalo bianco (Carcharodon carcharias), che vive anche nel Mediterraneo, la cui lunghezza si aggira fra i 10 e i 12 metri e il peso intorno alle 12 tonnellate; è di una voracità senza limiti e addenta anche le tartarughe marine.
I nemici degli squali sono il pesce istrice, il calamaro gigante, l'alligatore degli estuari, l'orca, il delfino e, in un certo senso, il cacciatore subacqueo.
È opportuno evitare di fare il bagno lontano dalla costa o comunque di rimanere per lunghi periodi in superficie, anche con piccoli canotti con le gambe e le braccia che penzolano in acqua; inoltre è bene cercare di nuotare con movimenti ordinati, con bracciate lente7 vigorose e uniformi; i movimenti disordinati nel nuoto sono infatti un richiamo per gli squali.
Trovandosi in acqua in presenza di squali si deve cercare di fare dei finti attacchi, oppure muggire sotto la superfide dell'acqua o fare degli spostamenti laterali quando uno di essi attacca. Infatti gli squali una volta scattati, sono incapaci di mutare traiettoria, anche se il bersaglio si è spostato all'improvviso.
Se vi è un ferito in acqua, le persone vicine dovranno cercare di fare un circolo intorno a lui perché per la sua perdita di sangue, è il soggetto preso di mira dagli squali.
Alcune consigli sono rivolti specialmente a quei subacquei che s'immergono in mari frequentati da squali: non offrire cibo quando si è in immersione ed evitare branchi numerosi, dar da mangiare al branco è un gioco che a volte per alcuni subacquei è diventato pericoloso; i pescatori subacquei evitino di portarsi dietro pesci feriti o sanguinanti; infine, non infastidire gli squali e non andare mai in acqua da soli.
Le ferite prodotte dal morso degli squali (che non produce dolore) possono provocare grosse mutilazioni con gravi emorragie anche mortali. I primi soccorsi saranno rivolti al controllo dell'emorragia applicando bendaggi e, se è possibile, un laccio emostatico. Il ferito andrà trasportato al più presto in un luogo dove potrà essere sottoposto a cure mediche.

Le meduse
Le meduse dei nostri mari non sono pericolose come altre presenti in zone lontanissime, per esempio nei mari tropicali, ma sono pur sempre causa di fastidio, come arrossamenti, dolori e vesciche.
È sempre bene evitare di fare il bagno dove esse sono presenti; soprattutto, anche se vengono appena sfiorate, bisogna evitare di toccarsi poi gli occhi.
Gli arrossamenti e le vesciche provocate dal contatto con i tentacoli delle meduse si curano con applicazioni di soluzioni diluite di ammoniaca, impacchi di acqua salata calda, alcol, pomate antistaminiche o corticosteroidee, che inattivano il veleno dei tentacoli.
Nel caso che frammenti di tentacoli restino attaccati alla cute, vanno rimossi facendo attenzione a non schiacciarli per non spremere altro veleno; bisogna evitare l'uso di acqua dolce, che favorirebbe la fuoriuscita del veleno dai tentacoli. Solo in caso di contatto con il viso o con gli occhi, bisogna procedere il più precocemente possibile a un abbondante lavaggio con acqua dolce fresca o con prodotti specifici per il lavaggio oculare reperibili in farmacia

Attinie e cerianti
Le attinie e i cerianti vivono attaccati agli scogli. Conseguenze e rimedi: come per la medusa.

Murena
E un pesce serpentiforme, considerato pericoloso e velenoso a causa del suo aspetto aggressivo. In realtà è molto timido e vive abitualmente riparato in tane costituite da spaccature degli scogli. Non attacca, ma morde solo per difesa se si sente minacciato da vicino.
Il morso, a causa dei numerosi denti robusti e aguzzi e della forza delle mascelle, è molto doloroso; contrariamente a quanto si crede non è velenoso, ma s'infetta molto facilmente. E pertanto fondamentale procedere a un'immediata disinfezione della ferita, seguita da terapia antibiotica e profilassi antitetanica sotto controllo medico.

I ricci di mare
Vivono sugli scogli e presentano aculei molto acuminati che si spezzano facilmente. Non iniettano veleno, ma la puntura è dolorosa e s'infetta facilmente.
Bisogna procedere a un'accurata disinfezione della ferita e a una rimozione degli aculei con una pinzetta sterilizzata. Può essere utile la terapia antibiotica e la profilassi antitetanica.

Il vermocane (Hermodice carunculata)
E' un verme che può raggiungere la lunghezza di trenta centimetri, munito di setole fortemente urticanti. Diffuso nei mari tropicali, è presente in Mediterraneo nei mari della Sicilia e in Egeo. Il contatto con queste setole, che penetrano facilmente nella cute, provoca dolorose irritazioni.
Bisogna trattare la parte colpita con pomate antistaminiche o pomate cortisoniche. Bisognerà provvedere anche all'estrazione delle setole penetrate nella cute, utilizzando anche nastri adesivi.

I coralli
Le lesioni da corallo possono provocare serie infezioni se non s'interviene in maniera adeguata. Bisogna pulire bene la ferita con acqua pulita. Eliminare corpi estranei con una soluzione antisettica: applicare una pomata antibiotica e disinfettare con Betadine o tintura di iodio.

La torpedine
Caratteristica di questi animali è la capacità di produrre scariche elettriche. Toccandola si può rimanere colpiti da scariche elettriche anche di forte intensità.


I testi utilizzati sono tratti da:
P. Cardini, Manuale della Sicurezza in mare e nelle acque interne.
Editoriale Olimpia, 2000. www.edolimpia.it

Anticipazione: immersione ven.28/07/06

Il gruppo sub dei tranvieri di Firenze ha effettuato con successo l'immersione al relitto "Anna Bianca" all'isola di Giannutri con il diving "Argentario Divers" dove collabora la bellissima "Stefania Mensa" partecipante al record di permanenza in acqua (240 ore) intitolato: "una casa in fondo al mare" del Progetto Abissi nel settembre 2005

clicca quì per visitare il sito



Seguirà un resoconto dettagliato dell' affascinante giornata redatto dal capo gruppo Alberto Casalini




venerdì, luglio 28, 2006

Notturna al castello del Boccale - 21 Luglio 2006

Partecipanti: Mauro, Vittorio (Fotografo, ma le foto non ci sono) e Vittorio (Fotografo)
Immersione: 64 minuti, max prof: 32 metri, Temp: 22C°


Una telefonata all’ultimo momento al Diving "Il tritone", nella caletta sotto il castello del boccale ed io e Vittorio si parte per Calafuria. Federico sarà già là ad aspettarci.
Al Tritone questa sera ci sarà parecchia gente, una decina di persone (almeno) solo a mangiare e 7/8 subacquei, tra cui noi tre.
Alle otto siamo già arrivati ed una serata stupenda sembra annunciarsi, un sole rosso fuoco inzia a tramontare davanti a noi. Il mare invece promette meno bene, fastidiose onde si infrangono sugli scogli, ma nulla di preoccupante.
Il tempo di vestirci e siamo in acqua, si lascia la strobo sulla boa davanti alla caletta e si pinneggia velocemente fino al punto di immersione, appena prima della cigliata (direzione 240° fino a che i due ponti siano perfettamente visibili).
Io mi prendo la briga di guidare l’immersione, in quando profondo ed esperto conoscitore dei fondali di Calafuria.

Non sò se lo sapete ma ho scritto parecchi libri sull’argomento, qui ne cito solo alcuni: "Mille ed una cigliata", "Le misteriose ancore di Calafuria", "Non solo corallo a Calafuria", "Manuale di navigazione subacquea notturna a Calafuria", "Oltre la cigliata", ....


Insomma per farla breve ci si immerge, sotto di noi ci sono circa otto metri di profondità.

Io e Federico siamo subito in fondo, mentre Vittorio ritarda. Non ne ho capito il perché, però mi sembra che non abbia la pesata giusta, da quando è passato alla muta umida, vuole fare lo sborone a scendere con soli due o tre chili e lascia i pesi, quà e là come pollicino.
La visibilità non è eccezionale, ma buona direi una decina di metri almeno. Si arriva velocemente alla cigliata e si scende a circa 15 metri. Lo scenario è sempre affascinante, in notturna i numerosi anfratti creano interessanti ripari e noi siamo sempre tentati dal visitarli tutti. Però come spesso accade qui a Calafuria sono sempre vuoti. Andiamo verso le grottine ed in lontananza vediamo altri subacquei che ci stanno precedendo nello stesso percorso. Si arriva anche noi e velocemente si scende oltre i trenta metri. Il corallo vivo è la costante speciale di tutte queste immersioni. Non mancano aragoste e gamberetti che riempiono gli anfratti più profondi.




Siamo in notturna ed a circa cinque minuti dal limite della curva per sicurezza comincio a risalire lentamente, riprendendo la direzione del ritorno. Questa voltà però, il viaggio risulta più movimentato della volta precedente. Vengono avvistati molti polpi, una murena in tana e vari grossi scorfani e per finire una bella seppia.




Si inizia a sentire lo sbattere delle onde ed io sono convinto di essere ormai vicino alla costa. Cerco la luce della strobo, ma nulla. Decido quindi di risalire per vedere la posizione, risalendo però vengo investito da una miriade di meduse, che mi infastidicono molto. Devo fare un vero e proprio slalom per evitarle.
Il punto di uscita è abbastanza sballato, devo rileggermi qualcuno dei miei libri, mi sà che me li sono dimenticati, eh..eh…


Il mare si è alzato molto e le onde si infrangono quasi impetuosamente, dopo poco risalgono anche Vittorio e Federico e ci si riappresta a rientrare. Le onde alte ci consigliano di reimmegersi per riuscire proprio nella piscinetta della caletta.
Però "stranamente" Vittorio non riesce a scendere a causa della sua pesata e si rientra a pelo d’acqua.
Si esce e ci si cambia velocemente, attendendo che i subacquei dell’altro gruppo terminino l’immersione. Dopo alcuni minuti anche loro escono e sono visibilmente stravolti dalle onde trovate a fine immersione.
Si cena in allegria a base di vino bianco, crostini e pasta al sugo di pesce.
La foto di gruppo la pubblicherò quando Vittorio si deciderà a spedirmela.


Ciao a tutti.

giovedì, luglio 27, 2006

Un tuffo Favoloso a Secca Carega o Gonzati S.Margherita Ligure

Bene iniziamo a dire i fortunati che hanno preso parte al tuffo Lunedì mattina a Santa Margherita Ligure con il Diving The European.

Fotografi: Alex Barbiero Federico e il Gianfry che non ha fornito le foto Special Guest Mirko e Claudia
Tempo immersione: 61 Min
Punto Secca Carega e visto che l'aria era ancora presente anche grotta della colombaia




Appena abbiamo messo la testa in acqua, ci si è presentato un panorama mozzafiato, nubi di castagnole, salpe, corvine ci facevano da scenario mentre noi ci immergevamo verso la massima profondità dove nella discesa rami di gorgonie e una vita bentonica rigogliosa, ci riempivano gli occhi.

mercoledì, luglio 26, 2006

Una Domenica Pomeriggio senza Bombole con Capitan Arc

Bene bene, ecco lo svago più totale.
Domenica pomeriggio il Vittò ha deciso di prendere la barchetta e di andare al tinetto a fare un bel bagetto, mi ha chiamato e mi ha detto "OOOO barbiero vieni a fare un giretto in barca?"
Io ho dovuto fare questo grosso sacrificio e ho iniziato a romper un pochino le P___e a tutti.



Ho iniziato a rompere le palle a tutti comprese la Sig Archimede e l'anonima ora non più Ely.






Eccoci fare un tuffetto in apnea, io ed il Vitto.


E brindisi finale per una Giornata Ok.
Grazie Capitan Ark per la bella giornata By Barbiero.

Parliamo di Fotografia (Parte seconda)



Rubrica di fotografia subacquea (e non solo) a cura di Vittorio.

E’ giusto pensare ad un sistema tecnologico che ci assista e ci aiuti a raggiungere gli obbiettivi prefissati ,ma quando questo , da solo sceglie i parametri essenziali e non ci permette di interagire con esso crea una sorta di marasma .
Alex ha ragione nella sua osservazione , ma confonde aggiornarsi con stare al passo coi tempi , se paragoniamo la fotografia classica a quella digitale infatti, non si riesce a capire quale sia il pendolino e la locomotiva , si sa solamente qual è il più veloce.
SE nel sistema tradizionale NOI ci aggiorniamo imparando una materia nuova, fatta di matematica, fisica , arte e creatività , nel digitale sostituiamo le prime con l’ultima novità tra le fotocamere o software , e sfido chiunque a spiegarmi come faccia un programma , in modo tangibile intendo, a correggere , migliorare o comunque a modificare una foto.
Ovviamente l’impoverimento culturale non lo troviamo soltanto nel panorama fotografico, ma ovunque , condividendo la replica di Mauro , auguro di non trovarci un domani su Marte impossibilitati a qualunque azione perché non disponiamo dell’ultima news tecnologica.
Sempre in riferimento alle repliche del post precedente , ed entrando nel merito del foto-sub, le difficoltà legate ad una buona immagine sono molteplici , vediamo quindi di cominciare ad addentrarci nell’argomento.
Prima di immergerci certamente avremmo fatto alcuni scatti di prova con la nostra fotocamera memorizzando le funzioni dei tasti principali , macro, zoom+_ ,flash auto , forzato , lampo di schiarita, selettore di esposizione ecc.
Scendendo in immersione tutto diventa più difficile, l’assetto è fondamentale con conseguente aumento del consumo d’aria , un piccolo soggetto poi, non vi aspetterà per ore , quindi rapidità ed azione diventano capacità importantissime e questo in soli pochi metri d’acqua , non pensiate poi di essere immuni alla narcosi nelle immersioni profonde dove pochi tasti possono diventare incasinati come quelli di un pianoforte .
Sott’acqua un valido compagno diventa maggiormente importante durante la ripresa fotografica; mentre voi aggeggiate con i pulsanti ,aumentando il livello di stress ,sarà lui il più delle volte ad indicare ed illuminare i bersagli , per questo motivo le foto dovranno essere anche argomento di riflessione tra compagni , tanto da capirsi meglio e subito.
L’altra volta ho aperto il post con la foto di una prorompente sirena che non è ,PURTROPPO, un gadget di questo improbabile “corso” ,ma ha acceso piacevolmente un interesse sul tema . Vediamo ora le osservazioni alle prossime immagini.

Vittorio (Archimede)

lunedì, luglio 24, 2006

Fotografia subacquea e dintorni

Mi permetto di scrivere anch’io qualche riga sul nuovo argomento e prossima rubrica curata da chi se ne intende sicuramente di più, ma pur non essendo un esperto fotografo, molti anni fa mi sono divertito a fare qualche scatto con una reflex, vari obbiettivi e filtri, curando: tempi di esposizione, regolazione diaframma, profondità di campo, controluce ecc.ecc. poi la passione si affievolì, dettata maggiormente dal costo esagerato che avrei dovuto affrontare per stare al passo dell’innovazioni, oltre alle spese di sviluppo e stampa.

L’avvento del digitale, inizialmente costoso ma oggi molto più economico ha fatto si che chiunque ne abbia voglia, possa effettuare una serie di foto in modo abbastanza soddisfacente e senza troppo impegno, con una modesta fotocamera digitale.
Naturalmente è anche possibile fornire alla digitale una custodia subacquea e portarla con se durante le immersioni per immortalare quello che c’è di bello nei fondali e riportarlo a casa per vederlo nel nostro PC ed eventualmente farne delle stampe. Ma da qui a definirsi fotografi ce ne vuole, infatti a volte
, quello che vediamo nella realtà, si trasforma in qualcosa di diverso quando scattiamo la foto, maggiormente per le foto subacquee, dove luce, riflessi e ombre, sono molto più difficili da gestire. (ho fatto 3 rullini nel mar rosso con una macchinetta automatica e di 100 foto ne ho tenute circa 30!!!)

Poi c’è da dire che per scattare fotografie in profondità bisogna curare un assetto perfetto, oltre che concentrarsi maggiormente sul soggetto scelto e a volte attendere l’attimo giusto, ovvero ci distacchiamo, senza accorgersi, da tutti gli altri importanti aspetti dell’attività che stiamo svolgendo.
Se per esempio abbiamo un compagno poco esperto, è matematicamente impossibile poter essere liberi da vincoli e dedicarsi a pieno alla fotografia durante la nostra immersione rimanendo in sicurezza, inoltre, specialmente all’inizio dell’attività fotografica, rischiamo di voler fotografare tutto e tutti sguizzando qua e là come pesci consumando un sacco d’aria! (garantisco per esperienza personale!!)

Con questo, non voglio dire che la fotografia non sia un’affascinante variante della subacquea, ma semplicemente, a mio parere, non è così facile fare “click”!! …se poi uno si accontenta allora “NO ES PROBLEMA” ognuno si riporta a casa, soddisfatto, le proprie opere d’arte!!

Vorrei concludere dicendo:
1)
per la mia digitale purtroppo non è prevista la custodia stagna,
2)
le foto belle le lascio fare a quelli bravi come Archimede e Barbiero,
3)
preferisco creare delle vignette a tema da pubblicare sul BLOG.
4)
mi diverto anche a giocare con la grafica digitale e il fotoritocco (vedi foto sotto)

le altre immagini le trovi nella rubrica "Fotografia Subacquea" a questo link:

http://subnormali-fotografia.blogspot.com/2006/07/fotografia-subacquea-e-dintorni.html

domenica, luglio 23, 2006

Un pò di retrò

Questo post non racconta immersioni, non invita a iniziative promosse, ma vuole solamente fornire un'informazione, credo utile a tutti gli appassionati di subaquea, magari che hanno l'interesse di approfondire qualcosa del passato.


Ho trovato in rete un sito dedicato alle attrezzature d'epoca da immersione, da palombaro 1800 - 1900 ed in seguito da sommozzatore 1940 - 1980, ed in fine alla storia dell'immersione, come pure al collezionismo.

Creato da un socio dell’HDS Italia e appassionato di subacquea, oltre che collezionatore di vecchie attrezzature sub, come il giubbetto Fenzy, le pinne Rondine, la maschera Pinocchio, il respiratore Royal Mistral, tanto per citare solo una parte della collezione.


Inoltre troverete anche link dedicati tra cui uno particolarmente interessante:

The Historical Diving Society Italia, costituita a Ravenna il 29/05/1994
Questa non è legata ad alcuna federazione, corporazione, editoria, scuola, didattica, ma è semplicemente il punto d'incontro di tutti gli appassionati dell'attività subacquea che abbiano a cuore il nostro retaggio culturale, la nostra storia, le nostre tradizioni affinchè tutto questo non sia dimenticato, ma recuperato, divulgato e conservato.

Chi non lo conoscesse e vuole dare un’occhiata l’indirizzo è: http://www.ancarola.ch/

PS: ho un testo che descrive la storia della subacquea,
Chi vuole scaricarlo, può seguire il link quì sotto.


Per il download tasto destro del mouse e Salva Oggetto (60Kb)

sabato, luglio 22, 2006

Novità nella sezione Prossime immersioni


Tuffo e grigliata per subacquei e non subacquei Giovedi 27 Luglio alla spiaggetta della stazione di framura.
Per saperne di più fai un salto nella sezione : Full Day e Tuffi

venerdì, luglio 21, 2006

La nuova rubrica di Fotografia Subacquea


Da oggi prende vita un'altra rubrica speciale, dedicata alla fotografia subacquea.

Curata principalmente da Vittorio (e spero anche da Alex), ci illuminerà sui segreti della perfetta ripresa subacquea.

In questa nuova rubrica verranno anche collezionate le foto più belle (il top del top), che verranno descritte in dettaglio dall'autore. Inoltre a differenza delle altre, queste foto potranno anche essere viste in alta risoluzione e verranno indicizzate sui principali motori di ricerca.

Come tutte le atre rubriche anche questa è rintracciabile nel menù a destra, nella zona rubriche SUbnormali.

La Secchetta del Lò Sub - 19 Luglio 2006

Fotografi :Alex (Barbiero) e Federico
Luogo : Secchetta del Lò

Bene iniziamo con ringraziare Canesi che ha proposto il tuffo alla secchetta del lò
Iniziamo l'immersione, ed appena butto la testa sott'acqua scherzando dico :" non si vede un c___o", il Lò dice "volete cambiare punto ?", io rispondo "no Lò, scherzo!"

Allora iniziamo a scendere ed appena scesi, incontriamo subito una murena che fa capolino e subito dopo il Lò lampeggia con la sua torcia per catturare la nostra attenzione....


Infatti ecco subito un'aragostella e subito dopo poi un'altra e poi un'altra ancora, insomma era la sagra dell'aragosta. Poco dopo un mega astice .....

giovedì, luglio 20, 2006

Qual'è la missione del Blog Subnormali Team?


Il nostro principale scopo è quello di diffondere la cultura dell’immersione come sport e stile di vita alla portata di tutti.
Rendere visibile, grazie ad internet ed ai nuovi contenuti multimediali, quanto possa essere facile organizzarsi per poter sfruttare ogni momento del proprio tempo libero per effettuare immersioni in compagnia ed allegria. Fare capire che l’immersione può essere fatta in ogni mese dell’anno ed in qualunque orario, sfruttando i servizi messi a disposizione dai Diving, dai circoli subacquei, oppure organizzandosi in gruppo per effettuare in sicurezza immersioni non eccessivamente impegnative. Tutti noi siamo stati subacquei, come voi, per cui era implicito pensare che l’immersione notturna, invernale od a miscele era riservata solo a subacquei tecnici esperti. Invece, si può anche uscire alla sera in pieno inverno, anche con la temperatura sotto zero,anche in mezzo alla settimana lavorativa, per andare a passare una splendida piccola avventura, in poche ore di tempo. La mattina dopo essere poi a lavorare e sentirsi meglio e più rilassati rispetto ad una normale serata passata in pantofole davanti alla televisione.
Si può scegliere di immergersi utilizzando Nitrox o Trimix, non per aumentare i tempi di permanenza o le profondità, ma per aumentare la sicurezza e la godibilità dell’immersione.
La volontà di fare conoscere attraverso le foto, i filmati ed i racconti, le splendide sensazioni che ci accompagnano nelle nostre piccole avventure.
Dare voce alla fotografia subacquea, che solo arricchita dai pensieri di chi la ha scattata, prende vita, forma e significato. Scoprire che il mare è anche biologia, colori ed incredibili riflessi che solo chi vive le immersioni notturne può sperimentare. Il tutto è così magico, quanto semplice ed ormai sicuro.
Siamo SUB sì, è vero, ma soprattutto, siamo persone normali, padri di famiglia, lavoratori, siamo come voi, siamo cioè SUBnormali.
Con la giusta attrezzatura subacquea, la giusta organizzazione e pianificazione ogni situazione climatica può essere gestita in estrema tranquillità e sicurezza. Una muta stagna, un paio di pinne, un gav, tanta voglia di mare e dei professionisti seri di riferimento sono tutto quello che serve per vivere la subacquea in qualunque periodo dell’anno.
Se sei uno di quelli che aspetta il ritorno dell’estate per rimettersi addosso la muta, che riserva ai mesi invernali solo la lettura delle riviste di subacquea specializzata ed arrivi a maggio in crisi da astinenza da immersione, potrai capire quello che ti perdi durante il resto dell'’anno leggendo il nostro Blog.

Blog SUBnormali-Team vuole essere anche uno strumento di collegamento tra i subacquei attivi che si immergono in Liguria e Toscana, fornendo informazioni utili, come il Meteo Subacqueo e le WebCam, rendendo più facile la programmazione del week-end soprattutto per chi non abita vicino al mare. Ultimo, ma non ultimo, fornire una striscia di lettura per chi ha la passione del mare e dell’immersione subacquea, vista dal nostro punto di vista, che non è tanto scontato come possa sembrare.

mercoledì, luglio 19, 2006

un'immersione semplice ma particolare


Premessa:
Avevo invitato un mio amico non sub a visitare il blog dei SUBnormali-TEAM e lui a subito passato l’indirizzo ad un suo collega appassionato di subacquea, brevettato da qualche anno, ma non avendo uno o più compagni in zona, effettua immersioni solamente quando è in vacanza nel mar rosso.
Mi ha subito contattato, poiché ha trovato grande interesse, ciccando sulle schermate del sito
.

il blog aggrada e funziona, gli amici aumentano!!



Lunedì 17 luglio 2006 io (ì Luce) e Gabriele (new-entry subnormale) ci siamo conosciuti di persona alle 7,45 sotto casa mia, dove avevamo fissato per andare a fare un’immersione insieme.


Siamo partiti per una prima sosta a Rosignano alla sede CisanSUB per prendere 2 bombole appena caricate gentilmente dal sempre disponibile Franco e poi ci siamo diretti in palestra (torre di calafuria) per un’immersione d’allenamento.

Alle ore 10,00 circa scendiamo con i borsoni sotto il ponte, Gabriele è tranquillissimo e pienamente rilassato ma nello stesso tempo molto ansioso di entrare in acqua, difatti non perde un minuto ad assemblare, se bene con cura, le sue attrezzature nuove di pacca e io mi trovo un po’ in difficoltà a stare al passo con i tempi di preparazione, nonostante abbia la nomea di quello che infila in acqua per primo.

Cerco di fare del mio meglio con il briefing di rito, spiegando come avremmo gestito l’immersione e chiedendo i segnali convenzionali, mi sono ancor più stupito dal fatto che ricordava tutto, nonostante i 18 mesi di astinenza! .....o è un fenomeno oppure ha una grande passione, ..…mi sono detto!!

Entriamo in acqua, breve pinneggiata fino a fuori il canale. “Tutto ok?” “Tutto ok!” Siamo a -8/9mt. nessun problema di compensazione, i suoi occhi dietro le lenti della maschera mi trasmettono molta calma e voglia d’incominciare ad esplorare il fondale.

Ci portiamo un pò verso destra pinneggiando per circa 60/70mt. sul fondale sassoso fino a scorgere l’inizio della parete a -12/13mt. da qui cominciamo la nostra immersione. La visibilità è ottima la corrente è assente Gabriele è rilassatissimo e si gode quello che offre Calafuria: piccoli spirografi, spugne e gorgonie, qualche anemone solitario, quà e là ci sono patate e cetrioli di mare, che viene voglia di fare un’insalata, le donzelle guizzano a destra e sinistra al nostro passaggio, non riusciamo a vedere polpi e aragoste (saranno in ferie!!) ma eccoci arrivati alla parete ricca di piccoli coralli in fiore e margherite di mare, -32mt. stiamo lì un paio di minuti, 100 bar al manometro, l’acqua è più fredda di 5/6°, il computer mi indica 6min. alla deco, faccio cenno a Gabriele di risalire di qualche metro e continuiamo ad esplorare fra le varie spaccature a -25mt. circa e meraviglie delle meraviglie, cosa mi trovo davanti: “L’ANCORA di CALAFURIA” la misteriosa ancora di cui sapevo l’esistenza e avevo visto le foto sul link del blog ma che nessuno mi aveva mai portato a vedere!! Credevo fosse una leggenda di pirati e invece no, esiste davvero!! Lavagnetta alla mano, segno subito coordinate e punti di riferimento, che scriverò solamente sul mio testamento e non divulgherò a nessuno neanche sotto tortura!! Chi la vuole vedere se la cerca!! …..al massimo posso accompagnarlo, ma senza maschera fino al punto X !!!

Torniamo indietro, desaturando il poco azoto assorbito, -20, -15, -12mt. passando sopra la prateria di Acetabularia e ciuffi di Padina, un branco enorme di castagnole sopra la nostra testa, alcuni saraghi stanno facendo colazione sulle posidonie, fino a raggiungere i massi del canale, soffermandosi per uno sguardo alle 2 targhe apposte sopra.

Usciamo dall’acqua dopo 53min. d’immersione, Gabriele contentissimo di aver poppato nuovamente un po’ d’azoto, nonostante abbia dovuto continuamente spannare la maschera!! ì Luce supercontentissimo di potersi vantare con i colleghi un’altra esperienza come guida a Calafuria, nonostante avesse comprato le pile di ricambio per la torcia di misura sbagliata!!

ciao da ì Luce

come sapete non ho la fotocamera-sub e quindi se volete vedere le foto dell'ancora visitate l'indirizzo quì sotto:
http://www.acalafuria.it/indexhigh.html

lunedì, luglio 17, 2006

Non possiamo morire così


ANSA 13/07/2006 19:15

SUB TRAVOLTO E UCCISO DA YACHT 'PIRATA' NELLE EOLIE

MESSINA - Un subacqueo non ancora identificato e' stato travolto e ucciso da uno yacht di colore bianco, lungo circa 15 metri, a cento metri dalla costa dell'isola di Vulcano, in localita' Vulcanello. Lo ha riferito un testimone che ha dato l'allarme alla Guardia Costiera.
Il corpo della vittima, dilaniato dalle eliche dei motori, e' stato recuperato da una motovedetta della Capitaneria di Porto e trasferito a Lipari, dove e' atteso l'arrivo di un Pm della Procura di Milazzo.
Secondo una prima ricostruzione
il sub era legato a un palloncino di segnalazione, la cui corda e' stata tranciata. Immediatamente sono scattate le ricerche dell'imbarcazione ''pirata'', che secondo il testimone sembrava diretta verso Filicudi. Fino a questo momento, pero', non hanno dato alcun esito. La Guardia Costiera ha cosi' deciso di estendere i controlli a tutto l'arcipelago delle Eolie.

Cari amici,
ancora una volta un subacqueo muore perché stritolato dalle eliche di un natante.
Le autorità, il ministero preposto e, soprattutto, i media non danno la giusta considerazione a questo problema.
Al DAN, invece, sta molto a cuore: abbiamo raccolto numerose testimonianze e da anni combattiamo una donchisciottesca battaglia contro gli incidenti da natante e da elica, ma nulla si muove.
Abbiamo cercato di coinvolgere il Ministero della Navigazione così come le TV di Stato e quelle private, ma le risposte sono state davvero poche e poco sensibili.

Allora, cari subacquei, se proprio non vogliono ascoltarci e neppure darci una mano, uniamoci e diamoci da fare tutti assieme, noi diretti interessati.

Vi ricordo che entrando nel nostro sito https://www.daneurope.org/sicurezza1.htm potrete richiederci gratuitamente:

1. gli adesivi da attaccare ovunque ci siano dei diportisti da "educare"
2.
il breve filmato che abbiamo realizzato, in forma di spot, per sensibilizzare tutti coloro che si trovano alla guida di un natante

DAN Europe si accollerà tutte le spese di produzione e spedizione ma voi tutti dovete aiutarci a diffondere, quanto più possibile, il nostro messaggio di sicurezza.

domenica, luglio 16, 2006

Notturna a Calafuria



venerdi 14 luglio 2006 ore 21,00


Profondità max: 25mt.
Tempo d’immersione: 60’


Partecipanti: CisanSub

Gruppo di Firenze:
Alberto, Alessandro, Barb
ara, Marzia, Paolo

Gruppo di Rosignano:
Daniela, Francesco, Leonardo, Riccardo

Premessa:
dal momento che nessuno dei partecipanti aveva la fotocamera sub, le immagini subacquee sono di
repertorio, ma descrivono ciò che è stato visto realmente.








Le cose decise all’ultimo minuto, a volte, sono le più azzeccate, difatti solo qualche giorno fa, Alberto fissa con Paolo per la notturna del corso advanced e chiede se qualcuno voleva partecipare: “forse non posso”,“credo di non farcela con il turno”,“non ho tanta voglia”, alla fine, venerdì sera alle 21,00 ci siamo ritrovati in nove sotto la torre di Calafuria!!



Prepariamo l’attrezzature...
riponiamo le borse in auto...
piccolo briefing...indossiamo la muta
e bombola in groppa ...giù per
la scarpata fino al pontile sotto il ponte.

La serata è ottima: buona visibilità, mare liscio, corrente scarsissima, tutti in acqua e dopo la breve pinneggiata fino a fuori del canale, scendiamo a coppia lungo la cima della boa di Alberto, appena tutti sul fondo, a 8/9mt. circa, facciamo un minuto a torce spente per ammirare il brillare del plancton, poi Riccardo, munito di strombo, che conosce gli scogli di Calafuria come casa sua (infatti i polpi lo salutano) a guidare il gruppo e a seguire gli altri con Alberto a chiudere.

Ci portiamo verso la parete di destra e si cominciano a vedere le prime triglie posate sui sassi e qualche sarago qua e là a sonnecchiare, raggiunta la parete a circa 20mt. una bellissima “alicia mirabilis” sfoggia tutta la sua eleganza con i folti tentacoli che ondeggiano con la corrente.






Tra gorgonie, spirografi e piccoli coralli, ecco che scorgiamo un’aragosta fuori dalla sua tana, e di tanto in tanto stelle marine di dimensioni e colori diversi.

Siamo a circa 40’ d’immersione e ancora molta aria, e colmo dei colmi ancora tutti insieme!! Riccardo comincia a virare verso la via di ritorno e dopo aver percorso una prateria di acetabularia raggiungiamo i massi del canale, quasi in prossimità della targa commemorativa ci saluta un grosso paguro con la sua bella conchiglia farcita di anemoni.


Sosta di sicurezza,
ondeggiando fra i sassi ricchi di ricci
e poi tutti fuori dall’acqua,
per affrontare l’angusta arrampicata
fino al parcheggino davanti al bar.

Dopo aver riposto tutte le attrezzature nelle borse, carichiamo le auto e salutiamo gli amici di Rosignano con tanto di foto ricordo.

Poi ci portiamo sul lungomare di Antignano per gustare un succulento panino con hamburger strabordante di salse, pomodori e insalata, bagnato da una fresca birra.



Ore 12,45
Barbara: “Hei ragazzi e s’è fatto quasi ì tocco…a che ora vù montate domattina?”
Marzia: “io dopo le 6,00”,
Luce: “io invece alle 5,40”
Alberto: “gnamo si va a letto …io monto alle 5,00!!
Paolo: “un siamo mica normali!”

Luce: “infatti siamo …subnormali!!!

L'ISOLA-CALAFURIA.....SUBNORMALE PER SEMPRE!!!

Visto che nessuno più pubblica sul blog dei subnormali appena ho qualche media lo faccio io- Immersione da terra a Calafuria.... Dopo una ...