sabato, settembre 30, 2006

Andate a vedere la sezione "Full-day e tuffi in zona"

Labroides Dimidiatus

Un'altro interessante articolo, va ad arricchire la rubrica "Biologia Marina"

Da "GLI OCEANI" di Jacques Cousteau, ho tratto questo testo che parla del cambiamento di sesso abbastanza comune tra gli animali marini.

Un tempo si pensava che facesse
parte del ciclo vitale di molti pesci delle formazioni coralline, ma recentemente è stata fatta un'interessantissima scoperta.....

venerdì, settembre 29, 2006

Previsioni MeteoSub aggiornate.


Le previsioni meteosub sono state aggiornate per il prossimo week-end.

Ci aspetta un week-end soleggiato e con temperature sopra la media.
Putroppo la visibilità in acqua non sarà ottimale a causa del maltempo degli scorsi giorni.
Per ulteriori dettagli visitate la rubrica meteosub.

LE SPIAGGE DELLA LUNA: da Mitsamiouli a Chindini

Passeggiare sui bianchi arenili comoriani e' una sensazione unica: a differenza di altre isole assai piu' famose e maggiormente toccate dal turismo, qui le spiagge hanno un ruolo fondamentale per la vita della popolazione: tutti i villaggi si affacciano su di esse, e vivono in funzione di queste ultime. La spiaggia e' e rimane la fonte primaria di aggregazione della comunita' e tutto ruota intorno ad essa; qui e' facile incontrare bambini che giocano al pallone, e' facile vedere arenate le caratteristiche imbarcazioni denominate "galawa" che l'albero del mango ha permesso di realizzare e che attendono di salpare per la pesca, e' facile osservare su questi arenili una capanna di pandano che funge da aula di scuola.
Tutte le spiagge sono assolutamente da non perdere, per la particolarieta' del contesto esotico che alterna alle palme da cocco i secolari baobab, e per la presenza di nuclei abitativi, raccolti in viuzze dallo stile tipicamente arabo.

Antonio (Tusitala)

giovedì, settembre 28, 2006

I Nudibranchi

Cosa sono i nudibranchi?
Sono fra le creature piu’ belle del mare, però sono poco conosciute, perché hanno piccole dimensioni: da pochi millimetri ad alcuni centimetri.
Semplificando sono delle lumachine senza chiocciola, colorate vistosamente e con estrema fantasia .
il nome deriva dal fatto di essere privi (nudi) di branchie o di avere le branchie esterne (nude).

Se volete saperne di più.....
.....potete acquistare una guida dedicata, (come quella sopra)

ma intanto potete leggere molte notizie interessanti nella nuova rubrica di "Biologia Marina"


mercoledì, settembre 27, 2006

Notturna "SUBnormale"


Si ricorda a tutti i lettori
che è confermata l'immersione notturna
a Calafuria per venerdì 29-09-06
con mangiata post immersione
al ristorante sotto la torre
il ritrovo è fissato per le 19,30 max
sul pratino davanti alla torre

(vedi freccia)

Relitto Genepesca - 24 Settembre 2006

Partecipanti: Mauro(cineasta), Federico (fotografo) e Vittorio
Immersione: 50 minuti, profondità max: 33 m con nitrox 32.

Eccoci pronti a partire, oggi domenica 24 Settembre, con una organizzazione last-minute ci si trova al porticciolo di , dove la barca di Federico ci aspetta per partire verso il relitto genepesca.
Il servizio all-inclusive della Federico-Diving-Tour prevedeva anche bombola nitrox 32 e focaccine per il post immersione.
Grazie alle telefonate di Vittorio che mi hanno buttato giù dal letto una mezzoretta prima del previsto siamo in netto anticipo sulla tabella di marcia ed alle nove siamo già all’uscita di Rosignano dove Federico ci aspetta.
Il tempo lascia un poco a desiderare, una nuvolosità insistente sembra lasciare pochi spazi al sole ed un vento molto fresco sembra insistere apposta per ricordarci che l’estate è finita.
Ma per i SubNormali questo è un dettaglio alquanto insignificante,… anzi!
Insomma si parte in direzione del relitto e dopo circa 30 minuti di navigazione ci siamo sopra.
Per ulteriore sicurezza, questa volta siamo anche forniti di bombola nitrox da utilizzarsi come stazione decompressiva di emergenza ed udite, udite anche di bombolino di ossigeno.
Alle dieci circa siamo in acqua e dalla superficie, sembra che la visibilità sia proprio buona. Si inizia a scendere e dopo pochi minuti siamo sulla coperta del relitto, con l’ancora della barca piazzata proprio a pochi metri.

Biologia: La Posidonia

Quante volte sentiamo dire:
"Ma che brutta immersione, tutta sulle alghe!!
Oppure: "Li il bagno non me lo faccio è pieno d’alghe che mi fanno schifo!!
Beh, niente di più sbagliato
.....la Posidonia non è un’alga!!

E’ una pianta fanerogama, fondamentale dei nostri fondali marini, dove forma grandi praterie.

martedì, settembre 26, 2006

Il Computer Subacqueo ed il Modello Compartimentale

Quanto incidono la discesa ed il tempo di fondo sulla successiva decompressione? Una discesa rapida è utile per schiacciare le microbolle, sempre presenti nel nostro organismo. Cosa succede se, invece, si raggiunge il fondo con calma, per esempio in sette-otto minuti? I tessuti che assorbono l'azoto un po’ più lentamente cominciano a caricare il gas inerte già mentre ci avviciniamo al fondo. In genere questo non è un problema, ma nelle immersioni più impegnative, conviene pianificare l'immersione in modo che l'accumulo dell'azoto avvenga mentre rimaniamo alla massima profondità, quindi è preferibile una discesa rapida e diretta verso il fondo.

Analizziamo la decompressione:
i modelli classici (sui quali sono basati le tabelle della U.S. Navy ed i computer con il programma di Bulhmann o Haldane modificato) calcolano matematicamente la quantità di azoto disciolto in un compartimento (simulazione di un tessuto) che il ricercatore ha scelto come punto di riferimento per i calcoli in base ad una serie di parametri:

durata dell'immersione, profondità e miscela respirata, più recentemente anche temperatura dell'acqua e consumo d'aria.

Poi il computer (ma il discorso vale anche per le tabelle, dove i calcoli sono stati fatti a tavolino) verifica la possibilità di risalire direttamente in superficie con il presupposto che, in media, il nostro organismo tollera il doppio dell'azoto normalmente presente prima dell'immersione. Se il calcolo evidenzia che la quantità di azoto che si libera dai tessuti in risalita è superiore al doppio del normale, allora vi segnala che dovete fermarvi per una tappa di sicurezza. Il computer verifica quale è la tappa più vicina alla superficie alla quale potete risalire: prima 3 metri, in subordine 6 metri, poi 9 metri, poi 12 metri ecc.

Facciamo qualche esempio, in superficie, nel nostro organismo, ci sono circa 800 millibar di azoto (questo valore deriva dal fatto che un atmosfera è uguale a 1000 millibar e che nell'aria c'è l'80% di azoto: 1000x0,8=800). Ogni volta che iniziamo la risalita, il computer si chiede: se risalgo in superficie, quanto azoto c'è nel compartimento che ho preso come riferimento? Fa i calcoli e se ci sono meno di 1600 millibar, cioè il doppio dell'azoto presente prima dell'immersione, compare l'ok per la risalita ("dec 99").

Le immersioni in curva di sicurezza sono calcolate in modo che per ogni profondità il tempo massimo di permanenza sul fondo sia tale che, una volta in superficie, nel nostro organismo ci siano al massimo 1600 millibar di azoto; in questo caso non sono necessarie tappe di decompressione. Oltre queste quantità di azoto, il computer non ci permette di risalire direttamente in superficie, altrimenti, in teoria, si formerebbero le bolle con il rischio di un incidente da decompressione.

Nelle immersioni fuori curva il computer analizza i conti relativi al compartimento che ha scelto come riferimento e si chiede: visto che non posso risalire direttamente in superficie, posso almeno andare alla tappa dei 3 metri? Fa i calcoli e se ci sono meno di 1840 millibar di azoto, cioè 1040 millibar (pressione parziale dell'azoto respirato a 3 metri di profondità dato da 1300 x 0,8), più gli 800 millibar di azoto che normalmente sono tollerati dal nostro organismo, il computer ci segnala la possibilità di risalire a 3 metri, altrimenti, se ci sono più di 1840 millibar, si chiede se è possibile risalire alla tappa dei 6 metri e così via.

La decompressione viene impostata dal computer nel momento in cui iniziamo la risalita, quindi un suggerimento: nelle immersioni oltre i 30-40 metri di profondità rimanete sul fondo fin quando non vi viene segnalata la necessità di eseguire una tappa di decompressione almeno a 3 metri. Questo significa che il computer ha selezionato come riferimento per i suoi calcoli un compartimento con una velocità media di assorbimento dell'azoto e la decompressione sarà un po’ più sicura. In sostanza, evitate le immersioni con toccata e fuga dal fondo.

Pensierino finale: il modello "compartimentale" presuppone che, rispettando le indicazioni date dal computer, le bolle non si formano; nella realtà invece questo non è vero. Di contro, la casistica del DAN evidenzia che, nelle immersioni entro i 30 metri ed in curva di sicurezza, il modello è estremamente sicuro ed affidabile.

Notizie ricavate da un articolo di Pasquale Longobardi

lunedì, settembre 25, 2006

Viaggio di una Bolla

Sapete, voi SUBnormali,
descrivere esattamente cosa è una bolla?
........pausa di riflessione……
risposta: "che balle.....una bolla è.....una bolla!!".

In effetti una bolla è facile da immaginare ma ben più difficile da descrivere. Per l'attività subacquea si può definire come "una raccolta di gas di forma sferica che si forma nei liquidi del corpo umano durante la decompressione", non va ancora bene, ritentate.

Altra domanda: perché i subacquei temono le bolle?
E qui la vostra risposta è immediata…."le bolle causano la malattia da decompressione", va bene, un punto a favore ma proseguo con un'altra domanda:

Quando si formano le bolle?
E la risposta più probabile è: "le bolle si formano quando non si rispetta la velocità massima di risalita e quando si saltano le tappe di decompressione." non è del tutto sbagliato ma troppo generico.

Sono in molti a pensare che rispettando le tabelle o le indicazioni del computer si evita la formazione delle bolle e che queste si generano solo in seguito ad un errore. Del resto su questo presupposto sono basate le tabelle U.S. Navy (elaborate inizialmente dal professor Haldane) e sulla maggior parte dei computer in commercio basati sui programmi del professor Buhlmann o citati con il termine "Haldane modificato", ai quali affidiamo la nostra decompressione.

Un altro dubbio affiora, perché mai se ci immergiamo in coppia e facciamo lo stesso errore in risalita l'eventuale incidente può, molto probabilmente, non colpire entrambi oppure colpire in maniera differente?, un altro dubbio, se le bolle bloccano il passaggio del sangue, il danno si dovrebbe manifestare subito, visto che i tessuti a valle dell'ostruzione soffrono immediatamente per la carenza di ossigeno e zuccheri. Invece, sempre l'esperienza insegna, che la malattia da decompressione (MDD) si può manifestare nelle 24 ore successive all'immersione o anche oltre, perché?

Per rispondere a tutte queste domande partiamo in un viaggio immaginario dove visualizzeremo la nascita, la crescita ed il destino delle bolle nell'organismo durante un'immersione.

Il viaggio inizia con la loro formazione che avviene al momento del distacco dal fondo e termina circa quattro ore dopo il ritorno in superficie, il tempo trascorso in discesa e sul fondo non incide sulla formazione delle bolle.

Appena incominciamo a risalire, si riduce la pressione esterna sull'organismo e l'azoto, accumulato durante il tempo di permanenza sul fondo, fuoriesce dai tessuti per passare al sangue. Solo il 10% dell'azoto liberato dai tessuti contribuisce allo sviluppo delle bolle, mentre il restante 90% rimane liberamente disciolto nel sangue e, quando raggiunge i polmoni, viene liberato con la respirazione.

C'è una considerazione da fare; è che parliamo di percentuale, quindi è normale che nelle immersioni "facili" si libera poco azoto, ed il 10% di poco è quasi niente!
Nell'immersioni "impegnative" (profonde, ripetitive, multiday) si libera molto azoto ed il 10% di molto è qualcosa che non si può trascurare.


Seguiamo il viaggio delle bolle; anche adesso, mentre leggete l'articolo, nel vostro sangue ci sono delle piccole bolle (microbolle o bolle silenti)di nessun effetto negativo per l'organismo, con un diametro inferiore a 10 micron (un micron è mille volte più piccolo di un millimetro). In immersione, quando iniziate la risalita, quel 10% dell'azoto che si è liberato dai tessuti, bussa alla parete delle microbolle e cerca di entrarvi dentro per scroccare un passaggio verso i polmoni. La microbolla però si oppone all'ingresso dell'azoto, visto che la poverina ha sudato sette camicie per raggiungere un delicato equilibrio.

Difatti per un fenomeno ben conosciuto dai fisici (legge di Laplace) e dai bambini (bolle di sapone), le bolle troppo piccole collassano e quelle troppo grandi scoppiano. L'azoto però è prepotente ed alla fine riesce a superare la resistenza della parete ed entra dentro la microbolla che diventa bolla a tutti gli effetti.

Lungo il viaggio verso il polmone, nel sangue venoso, la nostra bolla incamera altro azoto che fuoriesce dai tessuti oppure si unisce con altre bolle per diventare sempre più grande, a volte la bolla diventa troppo grande e……bum!! Si rompe. In alcuni casi nascono delle bolle figlie più piccole, che continuano la loro corsa verso il polmone. Arrivata qui la nostra bolla entra in un filtro di piccoli vasi (capillari) che trattengono le bolle più grandi di 10 micron, siamo al capolinea. L'azoto esce dalla bolla ormai bloccata e passa negli alveoli, la parte più piccola del polmone, per essere scaricato all'esterno con la prima espirazione. Il viaggio dell'azoto è iniziato al momento del distacco dal fondo con la liberazione dei tessuti, si è accelerato nel sangue venoso grazie al passaggio scroccato alle bolle e finisce con la scintillante ascesa ,verso la superficie del mare, delle bolle che fuoriescono dal nostro erogatore, l'azoto è finalmente libero nell'aria, pronto per essere nuovamente respirato.
Tutto qui? …..per fortuna si, di solito la storia è a lieto fine.

Quando però l'immersione è impegnativa o c'è un errore in decompressione, le bolle che arrivano al polmone sono tante e grosse; può succedere che la bolla venga riconosciuta come un nemico da nostro sistema immunitario ed attaccata. Peggio ancora se la grossa e goffa bolla malauguratamente gratta la parete di un vaso sanguigno e lo danneggia: si liberano delle sostanze chimiche che provocano un'infiammazione. I segni sono quelli classici della malattia da decompressione: rossore, gonfiore, dolore, difficoltà a muovere la parte danneggiata. Non c'è un rapporto diretto tra la quantità o la dimensione della bolla ed il danno. In genere è più pericolosa la grandezza delle bolle che non il loro numero.

Le probabilità di incorrere in un incidente da decompressione supera il 3% (le tabelle U.S. Navy per le immersioni quadre hanno, in media, un rischio del 2,2%) quando il diametro delle bolle supera i 120 micron nelle immersioni entro i 30 metri di profondità, o gli 80 micron nelle immersioni oltre i 30 metri.

Immergersi spesso (più di 40 immersioni per anno) comporta uno schiacciamento delle microbolle e quindi si riduce "l'innesco" per la formazione delle bolle grandi. Inoltre i corallari, molto prima che venissero conosciuti i meccanismi che portavano alla malattia da decompressione, avevano già imparato ad utilizzare alcuni accorgimenti che aumentavano la sicurezza dell'immersione: discesa rapida (almeno 20 metri al minuto), distacco lento dal fondo, perché è in questo momento che si formano le prime bolle, tappe di decompressione profonde che servono a scaricare un po’ di azoto, negli ultimi 15 metri risalita molto lenta. Riconosciuto ciò, non c'è dubbio però che non esiste l'immunità dall'incidente da decompressione. E' soltanto un problema di statistica, quale rischio siete disposti ad accettare? Numeri tipo 2%, 3%, 5% di fatto non ci dicono nulla. E' più interessante prevedere quali saranno le 2,3,5 immersioni su 100 nelle quali si potrebbe avere un problema, i ricercatori ci stanno ancora lavorando, …..comunque buone immersioni a tutti.

Notizie tratte da un articolo di Pasquale Longobardi

domenica, settembre 24, 2006

Siamo i più forti del Mondo

Dopo la vittoria dell'ITALIA ai
Campionati Mondiali di Calcio



Oggi domenica 24/09/2006
MotoGP: granpremio del Giappone sul circuito Motegi.

Loris Capirossi vince in solitario controllando
Valentino Rossi, secondo al traguardo.
Marco Melandri chiude un podio tutto italiano.


E ancora
"Campioni del Mondo nel Ciclismo" a Salisburgo.

Paolo Bettini ha vinto in volata,
i mondiali di ciclismo su strada in Austria.
Secondo Erik Zabel.
Bettini si e' imposto sul traguardo
beffando il tedesco e lo spagnolo Valverde.
Buona la tattica della squadra italiana
che ha portato lo sprinter italiano
nel gruppo dei 4 che ha disputato la volata.
Bettini ha tentato di allungare a 5 km dall'arrivo,
ma il gruppo a 2,5 km ha recuperato lo svantaggio
e ha lanciato lo sprint finale.


Grazie Campioni.....Grande Italia.....Siamo i più forti del Mondo!!!!!

sabato, settembre 23, 2006

Salutoni dal Barbiero

Il Barbiero vi saluta e vi promette delle belle foto al rientro ciaooo ci risentiamo il 4 ottobre

Subacquea Estrema



Il progetto “Abissi” con la collaborazione
dell’ Explorer Team Pellicano
prevedeva un'immersione tecnica ad assetto costante (cioè in autocontenimento di bombole)
con il subacqueo Fabio Paioncini
che nelle acque di Ponza ha raggiunto i -202mt.



L'impresa è stata organizzata, oltre che per effettuare il
record, anche con l’obiettivo della monitorizzazione di:

• Le variazioni della funzione cardiaca tramite ecocardiocolordoppler;
• La variazione dell’ossimetria transcutanea ;
• Le variazioni ematochimici compreso lo studio degli elettroliti e dell’equilibrio acido-base.

Tali accertamenti venivano eseguiti prima, dopo e a distanza di tempo dall’immersione.
I risultati ottenuti, dopo opportuna valutazione verranno resi noti, tenendo conto che dal punto di vista statistico, non potranno essere scientificamente significativi per l’esiguo numero dei soggetti testati.

Una prima analisi dei dati ha rilevato, per esempio, una differenza tra i risultati degli esami ematochimici nei subacquei immersi fino a meno 110 metri e l’immersione di Fabio.
Tale esperienza ci induce a proseguire queste ricerche sia a secco, in camera iperbarica, che in acque libere.

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Mark Ellvatt ha portato a termine l'impresa con un'immersione a -313mt. nelle acque di Patong.

La notizia è però accompagnata da alcune polemiche; pare, infatti, che manchi la verifica ufficiale.
Ma, se la notizia riportata dalla stampa internazionale è vera, il successo di questo tentativo è rilevante sia per il raggiungimento di un nuovo primato, sia per la messa a punto di una nuova tavola di decompressione, che migliorerebbe gli standard di sicurezza di risalita da questo tipo di profondità.
Mark Ellvatt, instructor trainer in subacquea tecnica, riferisce che il suo scopo non era di battere il record, ma di migliorare gli standard di sicurezza.
Prima di tentare il record, Mark ha studiato e messo a punto le proprie tavole di decompressione per assicurarsi che fossero attendibili.

L'immersione è stata eseguita partendo con 6 bombole, più 24 portate a diverse profondità dai subacquei d'appoggio.
Per scendere a -313 sotto il livello del mare Mark ha impiegato solamente 12 minuti più 60 secondi spesi a profondità. La risalita è durata 6 ore e 40 minuti.
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Questi non sono certo dei SUBnormali come noi, ma piuttosto dei SuperSUB che dedicano decine di ore di allenamento, giorni e giorni di preparazione psicofisica, settimane di pianificazione di ogni minimo dettaglio, praticamente una vita intera di devozione alla subacquea …naturalmente non più a scopo ricreativo!!!
Io personalmente preferisco vivere la subacquea per puro divertimento, ma ammiro moltissimo certi personaggi che con le loro imprese, in un certo qual modo, contribuiscono a tutto il mondo sub!!

venerdì, settembre 22, 2006

Alicia Mirabilis

Durante un’immersione notturna a Calafuria sono rimasto molto colpito dall’eleganza di una AliciaMirabilis che si trova a metà della cigliata destra fuori dal canale a -20mt. circa, essendo stata per me l’unico esemplare che ho visto finora dal vero, ho pensato di contribuire alla rubrica di "Biologia Marina" effettuando una ricerca dettagliata e scrivere questo mio modesto articolo sul blog.

giovedì, settembre 21, 2006

Ogni immersione è una nuova immersione

Non ci sono mai immersioni uguali una all’altra e non solo sotto il profilo ambientale e morfologico, …ogni immersione va archiviata e ricordata per quello che ha offerto.

Ricordo quando, dopo aver ottenuto il brevetto di 1°livello, dopo le immersioni in acque delimitate, effettuavo in compagnia dell’istruttore alcune immersioni in mare aperto, che registravo sul log-book specificando “immersione di esperienza”.
Oggi dopo un certo numero di immersioni registrate, scrivo solamente i dati salienti e le note sul profilo dell’immersione, ma sinceramente mi rendo conto che ogni immersione che metto in archivio potrebbe essere registrata come “immersione di esperienza”.
Ho usato il condizionale “potrebbe” ma addirittura potevo usare il verbo “può essere” dal momento che in effetti, il bagaglio di esperienza dell’attività subacquea, è in continua crescita, immersione dopo immersione, si accumulano ore di permanenza sott’acqua e spesso con diversi fattori, sia sul piano ricreativo ma maggiormente su quello educativo.

Infatti è capitato sicuramente a ogni subacqueo di dover prestare assistenza, anche se minima, magari per un semplice malfunzionamento del GAV o una piccola perdita d’aria alla rubinetteria, oppure rassicurare il compagno in un momentaneo stato d’ansia, o dovendo porgere l’altro erogatore in fase di rientro al compagno che si accorge tardi di essere rimasto con soli 20/30bar. Io stesso ho avuto a volte piccoli problemi che ho cercato di risolvere con l’aiuto di altri sub, per esempio effettuare un’immersione gonfiando il GAV a bocca, poiché il mio compagno, prontamente mi staccò la frusta al comando dell’equilibratore che andava in continua.
Mi sono capitate anche cose, diciamo più gravi, tipo perdere la guida a causa della scarsa visibilità e rimanere solo con il compagno, quindi decidere, con la regola del: “fermati pensa e agisci” la procedura più corretta da usare in quel momento.
Insomma anche la più brutta immersione credo di averla archiviata come “immersione positiva” e non negativa:

…..”Oggi il tempo è bruttino, l’acqua era torba e fredda, non c’era una buona luminosità e non ho visto niente di nuovo e affascinante …però ho aiutato il mio compagno, spesso in affanno e che si è trovato in difficoltà per l’eccessivo consumo d’aria dettato da tutti questi fattori negativi, …..una volta tornati a terra mi ha ringraziato di essere stato ogni istante con lui!!”

La subacquea si potrebbe definire a 360° cioè ricca di sfaccettature e naturalmente, se si è effettuato un buon corso sub, con persone altamente qualificate, che hanno saputo insegnare non solamente come si svuota una maschera, ma anche come riuscire ad acquisire una certa disciplina e autocontrollo, oltre a prestare sempre molta attenzione a tutto quello che l’attività subacquea richiede, per evitare di correre il rischio di rimanere scioccati e decidere di punto in bianco di smettere di andare sott’acqua, …sempre che non ci si sia fatti addirittura del male seriamente!!

Nuova Rubrica di Biologia Marina



Si attiva da oggi la nuova Rubrica di Biologia Marina
con un post di Riccardo "Bussola"



Una ricerca
sul Corallo Rosso, estratta da un'articolo
scritto da un noto corallaro che ci ha lasciati qualche anno fà.


clicca qui per leggere l'articolo

Aggiornata la Rubrica SUBsimpatia

Se ti è andata a monte un'immersione
per il brutto tempo o per il mare poco buono,
oppure ti si è rotto il cinghiolo di una pinna
o della maschera e non avevi il ricambio,
insomma se ti è andata storta
e ti girano le scatole a duemila,
forse potresti fare un salto
nella rubrica SUBsimpatica e magari,
leggendo una bischerata,
avere la possibilità di farle rallentare un pò!!!

Un saluto da ì Luce

mercoledì, settembre 20, 2006

FRAMURA: una mattina particolare - 13 settembre 2006

Partecipanti: Antonio(Tusitala) - Gianluca
Immersione: 45 minuti, max prof. -14mt, Temp: 22°

Di prima mattina uscire in mare e' sempre una sensazione incredibile, arrivi sul luogo di immersione scarichi la tua attrezzatura e ti fermi un attimo a contemplare il paesaggio. Se poi questo luogo si chiama Framura, dove non trovi praticamente anima viva e dove la luce mattutina si riflette sul mare calmo, il desiderio di scendere in mare aumenta. Abbiamo approfittato dell'ultima possibilita' settimanale (in quanto il giorno successivo era prevista una nuova perturbazione in arrivo che si sarebbe prolungata per alcuni giorni) per raggiungere il piccolo “porticciolo”e prepararsi per l' immersione. Questa uscita sul comprensorio di Framura era per me l'ennesiva, ma per Gianluca era un giorno importante, la sua prima volta in acque libere del corso OWD che ho tenuto nel mese di agosto e in questi giorni di settembre.


Antonio (Tusitala)

martedì, settembre 19, 2006

Da oggi è attiva la sezione video del Blog


Da oggi nella sezione Video, potrete trovare i migliori VideoClips del Blog. Sarà possibile anche scaricarli direttamente nel proprio computer e visualizzarli con Video Google Player, oppure con qualunque Player con codec mpeg4 installato. I files scaricabili sul computer hanno una risoluzione e qualità migliore di quella disponibile in streaming sui post. Per scaricare questi file occorre installare VideoGooglePlayer. Trovete tutto quello che vi serve nella sezione Downloads.
Ho migliorato le spiegazioni dato che tanti di voi hanno avuto problemi a scaricare.

lunedì, settembre 18, 2006

Notturna a Framura - 13 Settembre 2006

Partecipanti: Mauro, Alex, Vittorio, Federico, Gianfrà, Gavriol, Pasticca e Paolino
Special Guests: iLuce e Barbara.
Immersione: 80 minuti, Visibilità buona , Temp: 19 gradi

Quando calavano le prime ombre della sera, dieci impavidi eroi tornavano a Framura per verificare se le leggende di visibilità meravigliosa e forte rivegetazione di poseidona fossero vere.
Eccezionalmente erano con noi anche iLuce e Barbara, che direttamente da Firenze erano appena arrivati per condividere con noi questa immersione.

Alle nove circa siamo in acqua davanti al porticciolo e la prima impressione è di una buona visibilità, anche se Framura ci ha spesso regalato di meglio. Un rapido breefing per i due Firenzuoli che non conoscono l’immersione e si parte.

domenica, settembre 17, 2006

Jacques Yves Cousteau

Ero ancora un ragazzino quando nel lontano 1975 data la mia grande passione per il mare, mia madre mi regalò l’enciclopedia “OCEANI Fabbri Editori” scritta con la collaborazione di Cousteau. Forse sperava, come tanti genitori, di vedermi negli anni futuri un bravo studente, capace di ottenere ottimi voti e continuare negli studi fino alla laura …si sbagliava! ...ma non si sbagliò nel regalarmi la collana di libri che ancora possiedo e a volte sfoglio con piacere.
Il mio ricordo dei documentari di Cousteau e la sua nave Calypso, sono oggi, ancora più marcati nel mio cervello, quando, durante le mie modeste immersioni, ho la possibilità di vedere qualcosa di quello che veniva descritto nei commenti e dalle immagini.
Ale ì Luce


Dedico questo post sulla biografia (recuperata su internet)
di un grande subacqueo:

Scienziato, oceanografo, inventore, regista ed esploratore instancabile degli abissi marini, Cousteau è un uomo che si è sempre distinto per la grande libertà interiore, avendo sempre vissuto la sua vita assecondando i suoi desideri e le sue aspirazioni, a dispetto di tutto e delle eventuali difficoltà.

Jacques Yves Cousteau nacque l'11 giugno 1910 a Saint-Andre-de-Cubzac, nei pressi di Bordeaux. Figlio di un avvocato che viaggiava spesso per lavoro, prese fin da piccolo l'abitudine di girare per il mondo.
Nel 1930 entrò nell'Accademia navale, con il preciso scopo di far parte dell'aviazione di marina. Fu un brutto incidente d'auto, all'età di 26 anni, che condizionò completamente la sua vita. Per riabilitare le braccia, infatti, fu spinto dai medici al nuoto. L'utilizzo di un paio di occhialetti di protezione gli permise di scoprire le meraviglie di quello che lui stesso battezzerà "il mondo del silenzio".

Durante la guerra Cousteau partecipò alla resistenza coinvolto nello spionaggio. Ciò gli valse la Legione d'Onore attribuitagli dal generale De Gaulle.
F
u proprio durante gli anni della guerra, esattamente nel 1942, che mise a punto con l'ingegner Emile Gagnan il primo erogatore per immersione subacquea. Una invenzione che avrebbe rivoluzionato il modo di scendere sott'acqua e che è rimasta ancora oggi sostanzialmente immutata. Allo stesso tempo Cousteau continuava a coltivare la sua passione per il cinema e metteva a punto una delle prime cineprese sottomarine.

Alla fine degli anni '40 ci fu la svolta della sua vita: il miliardario inglese Guiness gli mise a disposizione un dragamine varato pochi anni prima. Cousteau lo battezzerà Calypso.
La prima grande spedizione avvenne proprio nel Mediterraneo, per gli scavi archeologici sul Grand Conglue un antico relitto al largo di Marsiglia. Poi fu la volta del mitico viaggio attraverso l'inesplorato Mar Rosso e l'Oceano Indiano che porterà alla realizzazione del primo grande film: "Il mondo del silenzio", con la regia di Louis Malle. Un film premiato con Oscar e Palma d'Oro. Il libro vendette oltre 5 milioni di copie in 20 lingue differenti.
Il "Mondo senza Sole" fu il suo secondo grande successo,
mentre si susseguivano le spedizioni e Cousteau rivolgeva sempre di più la sua attenzione al mondo della scienza e della tecnologia dell'esplorazione subacquea. Ciò sfociò con gli esperimenti di Precontinente, dall'inizio degli anni '60, alla realizzazione delle prime immersioni in "saturazione", che consentivano all'uomo di vivere per lunghi periodi di tempo esposti ad alte pressioni. Questo concetto è la pietra miliare nel campo dell'immersione subacquea professionale, soprattutto nel campo della estrazione petrolifera in mare.
Una tappa molto importante per il Comandante fu l'onorificenza di membro dell'Académie Francaise, ottenuta nel 1989.
Cousteau è morto il 25 giugno 1997.

Una sua dichiarazione:
Eravamo giovani quando ci siamo dedicati alla scoperta, all'esplorazione. Quando quello che ci interessava era scendere più profondo e vivere sul fondo del mare, recuperare i resti di una grande galea romana, affrontare gli squali, terrificanti e misteriosi mostri marini.
E la gioventù è grintosa, entusiasta, totale, egocentrica, estremista, spericolata. Eravamo giovani e pensavamo a noi stessi, alla realizzazione dei nostri sogni.
Poi siamo diventati adulti. Dunque più altruisti, più riflessivi. Allora l'interesse maggiore è diventato quello di raccontare le nostre esperienze, di coinvolgere gli altri nella nostra avventura. Lo scopo della vita è divenuto quello di infiammare gli animi, di accendere gli entusiasmi.
Ci siamo resi conto che un uomo da solo non è nulla, se non si rapporta a quelli che lo circondano. Attraverso le immagini, attraverso i racconti, le esperienze vissute cambiavano forma, acquistavano spessore. Solo attraverso la divulgazione, la crescita dei singoli poteva diventare la crescita dell'intera umanità. Solo così il patrimonio di ognuno poteva entrare a far parte della cultura di tutti".
Oggi abbiamo percorso il mondo in lungo e largo, ne abbiamo svelato e raccontato i segreti. Ora bisogna impegnarsi per conservare tutto questo. Ora si deve far sì che le immagini dei film, le storie dei libri non rimangano fine a se stesse. Bisogna lottare perché tutti abbiano diritto ad una vita felice in un pianeta ancora integro.

A fronte di queste dichiarazioni di intenti si sono succedute tantissime produzioni, che sarebbero lunghissime da enumerare.

venerdì, settembre 15, 2006

LE COMORES: L'arcipelago dei contrasti e delle forti emozioni

“Un lembo d'Africa disperso nell'oceano”

Questo racconto nasce dal desiderio di far conoscere uno dei luoghi piu' affascinanti e completi dell'Oceano Indiano, adatto a chi ricerca forti emozioni entrando in contatto con una cultura in cui la vita quotidiana corre con estrema semplicita' e gli echi dell'africa sono presenti nelle tradizioni e ancora radicati nella gente e lontani dalla contaminazione occidentale.
Il canale del Mozambico, a sud dell'equatore e a ridosso del troprico del capricorno, separa queste isole dal continente africano e dal Madagascar.

Anticamente chiamate “DJAZAIRAL QAMAR”, Isole della Luna, dai navigatori arabi che per primi si spinsero in questi mari lungo la via commerciale delle Indie, le Comores rappresentano oggi quanto di piu' intatto si possa trovare a queste latitudini dell'Oceano Indiano.
“Sorprendente” e' l'aggettivo che per primo mi sento di esprimere parlando di queste isole, caratterizzate da forti contrasti, dove la diversita' del paesaggio di origine vulcanica si mescola ad una varieta' di microclimi dando origine ad una vegetazione unica al mondo, dove la natura mostra la sua forza attraverso il cratere attivo del vulcano Karthala con i suoi 2361 mt, avvolto dalla foresta pluviale che in alcune zone si alterna a piantagioni di spezie ed erbe aromatiche, e dove la religione islamica di fede sunnita si intreccia con il richiamo dell'Africa che ne permea l'animo ed e' presente attraverso la mitologia e la superstizione, trovando le proprie radici nella comunita' del luogo che ancora oggi prima di effettuare una scelta importante si consulta con il capo villaggio e richiede aiuto agli spiriti.

Cristo degli Abissi (San Fruttuoso)

La storia del Cristo degli Abissi ha inizio nell'agosto 1947, quando Dario Gonzatti perse la vita nei fondali del promontorio di Portofino, durante un'immersione. Il suo amico e compagno di immersione, Duilio Marcante, durante il funerale si allontanò per andare a immergersi e a meditare sott'acqua, dove ha potuto ripensare alle tante immersioni compiute con Dario. Mentre pregava gli è venuta l'idea che tanta pace poteva essere in qualche modo sfruttata, creando un luogo adatto al raccoglimento e alla preghiera, collocando una statua del Cristo in mare.
In pochi giorni l'idea cominciò a prendere forma: entrato in contatto con l'armatore Dr. Giacomo Costa si capì che il progetto era di interesse assai più vasto, per il coinvolgimento di tutte le persone che rischiano la vita sul mare, come i pescatori, i marinai e i subacquei.
Si formarono così un comitato d'onore, con vari enti e personalità, e un comitato esecutivo che comprendeva: l'Ansaldo, la soc. di navigazione Italia; il prof. Luigi Ferraro, il comando dei presidii militari e dell'Aeronautica. Il Cardinale Siri informò anche il Papa Pio XII il quale, non solo diede il benestare, ma volle dare anche un simbolico contributo inviando un medaglione con impressa la propria effige, che venne murato sul basamento e dove si trova ancora oggi.

Per la realizzazione della statua si raccolse il bronzo da eliche di navi, tra cui quelle della U.S. Navy, e da frammenti provenienti da tutto il mondo, da medaglie olimpiche a medaglie al valore. Conclusa la raccolta, il metallo venne consegnato a Guido Galletti, che diede forma a una statua alta 2,50mt. con le braccia protese verso l'alto in segno d'invocazione, con l'espressione dolce del volto inclinato e il busto leggermente avvitato che conferisce al Cristo un leggero effetto di movimento.

La data inizialmente prescelta per la posa fu il 22 agosto 1954. Tuttavia a causa delle pessime condizioni del mare si fu costretti a rinviare la messa in mare del Cristo al 29. In quel giorno intervennero quattro navi della Marina Militare e altri mezzi nautici tra cui la Guardia di Finanza, i Vigili del Fuoco, i Carabinieri, la Capitaneria di Porto e i relativi corpi specializzati sommozzatori.

Da un pontone da 100 tonnellate di portata, una gru con quattro cavi d'acciaio fissati alla piattaforma, calò nella baia la statua del Cristo, che venne adagiata sul fondale a 17 metri di profondità.
Da quel giorno, per mezzo secolo, sono stati oltre 2 milioni i subacquei che si sono recati a pregare nella baia di San Fruttuoso, davanti alla statua del Cristo. Tra questi ricordiamo i profondisti Maiorca, Pipin, Macula e Bandini; i campioni di pesca subacquea: Toschi, Scarpati, Gasparri; i piloti di formula 1: De Cesaris e Giacomelli. Vi furono anche alcuni matrimoni subacquei.

Nel luglio 2003, approssimandosi il cinquantesimo anniversario della sua posa in mare, il "Cristo" è tornato in superficie per essere sottoposto ad un delicato restauro. Il progetto, che prevede anche varie iniziative di valorizzazione, è stato elaborato da un Comitato promotore composto, fra gli altri, da Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico della Liguria; Provveditorato Regionale alle OO.PP. Liguria, Provincia di Genova; Comune di Camogli; Marina Militare, Comando in Capo Alto Tirreno, Nucleo SDAI; Vigili del Fuoco Liguria; Centro Subacqueo Mediterraneo "Duilio Marcante"; Autorità Portuale di Genova; Capitaneria di Porto di Genova; Centro Carabinieri Subacquei; Area Marina Naturale Protetta del Promontorio di Portofino; Ente Parco di Portofino; Parrocchia di San Fruttuoso di Camogli; Assedil Genova; Acquario di Genova; Eredi Galletti; con il coordinamento della Regione Liguria, Assessorato alla Cultura, Turismo e Sport.
Il restauro, cui ha dato un determinante contributo Assedil in collaborazione con la Scuola Edile Genovese, è diretto dalla Soprintendenza in stretto raccordo con l'Istituto Centrale per il Restauro di Roma e viene effettuato presso l'Acquario di Genova, in uno spazio appositamente allestito ove già numerosissimi sono stati i visitatori che hanno potuto seguirne le fasi. Si tratta di una operazione di particolare innovazione e complessità poiché riguarda un bronzo "ripescato" dai fondali marini che, per la prima volta e al contrario di ogni altro analogo restauro, è destinato a ritornare sott'acqua; in tal senso i risultati dell'intervento nonché delle numerose analisi in corso si preannunciano di grande interesse in ambito non solo nazionale. Anche la Fondazione Carige contribuisce alla realizzazione di questo intervento.

Oggi la pulitura della superficie della statua e dell'organizzazione della festa annuale che si svolge a fine luglio è affidata ai sommozzatori del Centro Subacqueo Mediterraneo di Genova.
La cerimonia si svolge verso le 21.30 alla presenza di poche decine di sub: al suono delle campane si spengono tutte le luci della Baia di San Fruttuoso e inizia una doppia processione alla luce delle torce. Una a piedi lungo un sentiero a lato della baia, l'altra a nuoto dalla spiaggia al punto in cui è situata la statua; lì alcuni subacquei, immergendosi, raggiungono il Cristo e vi depongono una corona di alloro.
Dopo aver fatto ritorno alla spiaggia viene celebrata la Santa Messa sulla battigia, viene letta la preghiera al Cristo degli Abissi e la serata si conclude con la messa in acqua dei lumini.


PREGHIERA AL CRISTO DEGLI ABISSI
Gesù, sceso negli Abissi,
Ti ringraziamo di dare il conforto della tua presenza protettrice a noi che, per il servizio del nostro prossimo o per ardimento sportivo, viviamo ed osiamo il mare.
Preservaci dalle insidie e dalle temerarietà di chiedere troppo alle nostre fragili risorse umane.
Fa che nel pericolo ci sorregga il coraggio, per la salvezza nostra e dei nostri fratelli.
Aiutaci a comprendere ed amare i nostri simili,
a rispettare le bellezze che nel mondo sommerso ha posto la prodigalità del Padre Tuo.
A coloro che nell'acqua avvolti si sono addormentati, dona la pace eterna nel tuo fraterno abbraccio.
Amen

giovedì, settembre 14, 2006

Relitto Equa - 10 Settembre 2006

Partecipanti: Mauro(Cineasta), Enrico, Gavriol, Mirco e Primo.
Immersione: Relitto Equa, profondità 40metri

Siamo tutti da Lorenzo, in procinto per partire per il relitto Concordia. Si scenderà io ed Enrico in Trimix, Ale in Nitrox 32 e Mirco e Primo con i Rebreather.
Relitto Concordia? Beh si, quello era il piano iniziale, ma purtroppo non siamo riusciti a trovare il pedagno quasi sicuramente affondato da qualche barca e quindi abbiamo dovuto ripiegare verso l'Equa.
Il viaggio in gommone risulta lungo, ma tutti veniamo presi dai racconti di un ragazzo (del quale non mi ricordo il nome), che racconta di lavorare nei sommergibili della marina militare, in qualità di instruttore di procedure di emergenza. In particolare ci racconta delle nuove procedure di reimersione.
Praticamente in caso di avaria del sommergibile risulterebbe possibile riemergere in pallonata con una specie di muta stagna che avvolge anche la testa, fino da una profondità di -180m. Questa muta viene gonfiata e lanciata verso la superficie, sgonfiandosi automaticamente in risalita con apposite valvole.
Il discorso si chiude appenna arrivati al pedagno dell'Equa e questo, stavolta, per fortuna non manca.
La visibilità in superficie non sembra buonissima, ma questo vuol dire poco quando ci si immerge su questo relitto. Il fondo fangoso e le correnti in profondità, rendono imprevedibile la visibilità fino al momento in cui ti ci ritrovi sopra.
Insomma andiamo giù rapidamente e putroppo il primo impatto è un torbone di tutto rispetto.

Però proprio davanti me vedo subito un bel polpo che si mette in posa per una foto. Il tempo di scattarla che vedo proprio dietro di lui, uno splendido nudibranco "godiva".

Una notizia di cronaca

Una balena maschio adulto, ha circa sei relazioni sessuali al giorno.
In ogni rapporto, eiacula 1500 litri di sperma, ma solo il 10% di questo arriva a destinazione
...quindi i restanti 1350 litri sono dispersi in mare, moltiplicati per 6 fanno 8100 litri.

Adesso proviamo a pensare a quante balene ci sono nei nostri mari!!


NOTA:

Quando facciamo il bagno al mare e usciamo dall'acqua, ci ritroviamo la pelle imperlata di bianco
.....FORSE NON SI TRATTA DI SALE !!!!! .....inoltre .....OCCHIO ALLE BEVUTE !!!!!

(La foto sotto può dare conferma dei dati sopra riportati)


Aggiornate le previsioni MeteoSub

Brutte nuove ragazzi!

Da oggi Giovedi 14 fino all'inizio della settimana prossima avanzerà una perturbazione atlantica preceduta da venti sciroccali al suolo di forte intensità. Purtroppo i suoi effetti si faranno sentire in particolare sul Toscana e Liguria, dove nel prossimo week-end imperverserà una situazione di bassa pressione.
I mari saranno mossi o molto mossi con probabili temporali per tutto il week-end.


mercoledì, settembre 13, 2006

KUANIDUP - UN FRANCOBOLLO DI SABBIA E PALME

Se non avete mai immaginato, come doveva essere il caribe prima maniera l'isola di Kuanidup ne rappresenta un valido esempio, un luogo perfetto per evadere.

Al mio arrivo, dopo una traversata in cayuco (barca tradizionale Kunas), il sole stava per sorgere e i colori del mare cominciavano a rendere giustizia a quel piccolo francobollo di sabbia e palme, dove il silenzio veniva interrotto dal rumore delle onde, che si infrangevano sul reef, parallelo al versante orientale, dando origine ad una laguna di accesi colori tropicali.



Antonio (il tusitala)

martedì, settembre 12, 2006

La nostra Framura

Partecipanti: Alex (Fotografo), Mario
Luogo : Framura Parete lato porticciolo
Tempo e profondità Max : 16.4 mt oer 63 Min temp. Acqua 22°

C'era una volta un posticino che si chiamava Framura ,un posticino accessibile a tutti, dove la massima profondità arriva a 17 mt , ma una mia riflessione personale, che non occorre scendere negli abissi per vedere delle cose belle, ( e fidatevi a me piace scendere) ma nella piccola Framura non mi ha mai deluso tranne quando la Facevamo 300 volte la settimana ormai sapevo ogni granello di sabbia se non era al suo posto me ne accorgevo.

L'ISOLA-CALAFURIA.....SUBNORMALE PER SEMPRE!!!

Visto che nessuno più pubblica sul blog dei subnormali appena ho qualche media lo faccio io- Immersione da terra a Calafuria.... Dopo una ...