martedì, novembre 28, 2006

Notizia di cronaca


In un prossimo futuro, durante le immersioni,
potremmo essere soggetti a controlli severi
per verificare il nostro livello di narcosi…..



lunedì, novembre 27, 2006

17° congresso della SIMSI

Abbiamo l’onore di avere la collaborazione da parte di un nostro assiduo frequentatore del blog e poter inserire un interessante post redatto personalmente dal Dr. Alberto Fiorito

Ciao a tutti,
è anche per la vostra sicurezza che dal 23 al 25 Novembre scorsi c’è stato il 17° congresso della SIMSI, Società Italiana di Medicina Subacquea ed Iperbarica, un evento biennale che questa volta si è tenuto a Livorno, all’interno dell’Accademia Navale. Ora, chi segue i miei corsi sa che la mia formazione medica inizia proprio con l’ingresso in Accademia in qualità di allievo Medico, dunque non avete idea dell’emozione a tornarvi da relatore.

Vi avevo promesso un breve resoconto ed eccolo qui.


Tre giorni di lavoro molto intensi che, come al solito, sono stati divisi in una parte dedicata alla medicina iperbarica, dunque alle applicazioni dell’ossigeno per patologie specifiche, ed una più specifica per la medicina subacquea. Come potete immaginare in questo ambito la subacquea ha uno spazio minore, ma non poi così tanto. La ricerca e dunque i finanziamenti, pochi in generale, sono dirottati verso quegli argomenti che più frequentemente trovano riscontri clinici. E poiché si muore ancora tanto per intossicazione da monossido di carbonio direi che è giustificato approfondire l’impegno in questo senso rispetto ad altri settori meno frequentemente a rischio.
Nonostante questo ci sono state relazioni interessantissime per il settore subacqueo (a parte la mia, s’intende!). Quella che mi ha colpito di più in assoluto è stata quella della dottoressa Spadoni, che lavora all’Ospedale di Massa, che si occupa della chiusura del Forame Ovale (e di altre cose, naturalmente). Bella presentazione, belle immagini, ma soprattutto importante averla conosciuta perché ora ho un punto di riferimento per risolvere questo tipo di problema nei subacquei che dovessero presentarlo. Tra l’altro le ho chiesto il permesso di usare la sua presentazione e penso che farà parte del secondo livello del corso “sicurezza in immersione”. Paolo Marcolin, un mio compagno di corso alla scuola di specializzazione, primario Otorino al Santobono di Napoli, ha parlato di una interessante alternativa diagnostica della PDD vestibolare, che potrebbe avere origine non già a livello di orecchio interno, ma dei tronchi nervosi che portano il segnale verso il centro. Si è parlato di sicurezza, di formazione, di apnea e di diversi argomenti. Nella sezione iperbarica ci sono stati interventi magistrali, ma in linea di massima si è parlato delle nuove linee guida per l’uso dell’ossigeno iperbarico.

Per ciò che riguarda me, il mio intervento principale riguardava una visione diversa (oserei dire alternativa) della fisiopatologia della PDD e in particolare dell’origine della bolla. Ho supposto, infatti, che la bolla possa nascere nel tessuto connettivo, cioè fuori dalla cellula e fuori dal letto vascolare. Se così fosse, lo vedremo con i prossimi studi, avremmo probabilmente qualche arma in più per la terapia. Dino Bosco è un grande amico con il quale ho condiviso una interessante esperienza subacquea. Insieme abbiamo prestato assistenza medica a Francesco Colletta, un subacqueo che quest’anno, alle Tremiti, è stato 29 ore sott’acqua con attrezzatura standard. La sua prova è servita per alcuni studi che stiamo ancora portando avanti e che Dino ha in parte presentato al congresso. In particolare ha mostrato i risultati di un test psicologico molto sensibile che, grazie alla collaborazione della dottoressa D’Alessandro, ci ha permesso di valutare le peculiarità psicologiche dell’atleta.


Insomma, bello, interessante, utile. Peccato che sia a frequenza biennale e che dunque dovremo aspettare il 2008 per ripetere questa esperienza.


Un saluto a tutti. Doc

domenica, novembre 26, 2006

la tanta attesa fine

Siamo arrivati finalmente all'epilogo della storia del nostro fantomatico amico Marco, ...non ci sono delitti e colpevoli da svelare, ma qualche colpo di scena l'ho riservato comunque!!

Scusate le mie modestissime qualità di scrittore, tantopiù che il testo, me lo sono veramente inventato tra una corsa e l'altra nel caos cittadino della stupenda città di Firenze dove vivo e lavoro.
...stupenda città, se vista ad occhi chiusi, con il ricordo di quando lo era veramente, ...adesso purtroppo un pò meno!!!


venerdì, novembre 24, 2006

proviamo a discuterne serenamente

Ho notato che è un po’ di tempo che sul BLOG non si discute abbastanza, ovvero non commentiamo più molto nei vari post inseriti, forse perché abbiamo di meglio da fare o forse perché gli argomenti non lo consentono e non danno stimoli a farlo e attirare l’attenzione necessaria di voler dire la propria opinione, quindi dopo aver letto un’articolo sul numero di novembre de "IL SUBACQUEO" ho pensato di provare a sintetizzare l’argomento che a mio parere è estremamente interessante ma nello stesso tempo ha suscitato in me alcune perplessità.
Partirò infatti dalla frase finale che recita: REVERSE PROFILE …SI o NO?! Oggi è fondata ancora solo la risposta: BOH!!

L’articolo parla dell’applicazione di questa tecnica di immersione nell’attività professionale e militare, mentre bandita fin da gli anni settanta dalle didattiche, che da allora insegnano nei corsi, di effettuare sempre l’immersione ripetitiva meno profonda rispetto alla prima.
Nel 1988 Jon Hardy presentò ad un seminario dell’American Academy of Underwater Sciences una relazione sull’apparente innocuità del “Reverse Profile” successivamente ribadito anche da John Brumm e Val Hodges sulle pagine della rivista “Rodale’S Scuba Diving” nel 1994, poi quattro anni dopo, la stessa rivista pubblicò altri test che convalidavano l’idea, fino a portare grande scalpore tra gli scienziati che si riunirono, in uno specifico seminario, per fare finalmente chiarezza (detto seminario fu anche sponsorizzato dal DAN).
Vennero prese in considerazione le varie case costruttrici di computer subacquei con i diversi algoritmi utilizzati, sia quelli
“Haldaniani” e loro derivati, sia molti modelli a “BOLLE”.
Il risultato finale fu che teoricamente non ci sono sufficienti dati che indicano un maggior rischio di PDD effettuando ripetitive più profonde della prima immersione, naturalmente rispettando le indicazioni decompressive decisamente più gravose.
Inoltre non sono emerse neanche controindicazioni, nello svolgere l’immersione ripetitiva più profonda della precedente, rimanendo entro i 40mt. e rispettando la curva di sicurezza, purche la differenza di livello non superi i 12mt.
Naturalmente le didattiche ricreative, continuano a vietare il REVERSE PROFILE, anzi non ne parlano proprio, e insegnano il FORWARD PROFILE per il semplice motivo che, se proviamo a programmare da “TABELLA” una 1° immersione a 30mt. fino al limite della curva e dopo un’intervallo di superficie di 1 ora e ½ la 2° a 18mt. è tutto ok!! ...Ma proviamo ad effettuare il contrario, …sicuramente saremo fortemente penalizzati da una lunga tappa di decompressione obbligatoria!!

Guardando i grafici qui sotto, le perplessità di tutto questo saranno ancora maggiori, ...infatti esistono diversi REVERSE PROFILE ovvero nella MULTILIVELLO e nelle ripetitive del tipo VERA, FALSA o NASCOSTA.
Paradossalmente potremmo fare un "Reverse Profile" senza accorgercene, poiché la profondità media, potrebbe essere maggiore nell’immersione ripetitiva.(vedi grafico "nascosta") oppure fare un "Forward Profile" pur effettuando la seconda più profonda!! (vedi "falsa")



Che dire a questo punto spero di aver smosso un bel vespaio, sufficiente per approntare una vera e propria discussione serena sul nostro blog, trasformando questo post in una sorta di forum …proviamo!! Se non sarà così, mi sarò sbagliato, oppure questo che ho scritto potrebbe essere un argomento futile e banale e interessare a pochi!!

mercoledì, novembre 22, 2006

SERENO LEGGEVO IL GIORNALE POI.........

“Un tunnel italiano: proteggerà la barriera corallina .
La notizia eccezionale apparsa ieri dopo un incontro fra il ministro dell’ambiente Alfonso Pecoraio Scanio ed il suo collega egiziano Maged Gorge: nel Mar Rosso, in una zona non lontana da Sharm el Sheik, verrà costruito dall’Italia un grande canale sottomarino trasparente per proteggere la barriera corallina. Questo tunnel consentirà così il passaggio dei visitatori subacquei attraverso questo ecosistema favoloso senza distruggerlo: innumerevoli infatti sono i danni gravi che regolarmente i turisti provocano, sia quelli senza scrupoli che quelli inesperti. Per la verità questo progetto risale al 2003 e fa parte di un pacchetto molto più ampio di attiva cooperazione ambientale per un totale di circa 12 milioni di euro di investimenti.”
Allora cerchiamo di ricapitolare:
Il mare è mosso e dobbiamo fare qualcosa d’altro; stiamo con le famiglie un po’ più tempo,riprendiamo le letture interrotte,ricontrolliamo le attrezzature , insomma , gira e rigira il pensiero torna al mare e tra le letture di questi giorni mi è capitato di trovare l’articolo sopraesposto .
Chi di noi sub non si ritiene ambientalista; anzi, chi di noi uomini non è attento al problema ambientale?
Beh, forse non lo siamo proprio tutti , ma a dire che i sub procurino seri danni alla barriera corallina ce ne passa , poi , il tunnel lo faranno ecocompatibile? Ovviamente si dato che se ne occupa nientepopòdimeno che il ministro numero uno dei nostri cari verdi .Un bel tubo lucente campato in aria senza ancoraggi senza basamenti e strutture di ingresso e uscita.I sub si immergono e fanno danni, loro lavorano, scavano , costruiscono e preservano.C’è da imparare!
Ammettendo quindi che i danni non li facciano loro, tutto ciò è un oltraggio vero e proprio alla subacquea alla cultura e alla libertà perché chi si immerge sa che le profondità marine non sono fatte soltanto di pesce di passo come possiamo vedere in(da) un grande acquario ,ma molto più frequentemente sono brulicanti di vita “bentonica”, cioè di quelle creature che vivono attaccate al fondo, spesso microscopiche che si osservano con una libera , attenta e meticolosa ricerca e non con una “passeggiata tra piante e scogli”.
Se la considerazione del mare è questa ,al Ministro và il mio consiglio che è quello di far deviare il turismo dal Mar rosso verso mete più appropriate tipo Genova o ,esagerando per gli amanti degli squali e delle mete long distance, Valencia.
Le problematiche per i nostri (e non solo) mari sono tante, dal lavaggio e scarico di acqua di mare delle stive delle petroliere ,ai depuratori mancanti o malfunzionanti, lo scarico a mare attraverso i fiumi di pesticidi per l’agricoltura o solventi delle concerie o di altre fabbriche.Non dimentichiamo inoltre che se guardiamo al di là del Mediterraneo vediamo un insieme di Paesi che sono in via di sviluppo e che nel giro di pochi anni riverseranno in mare milioni di tonnellate di rifiuti in più di quanto non facciano oggi.
La cultura del preservare ,allora, deve seguire altre direzioni , meno propagandistiche e più tangibili ,accorta ai problemi dello sviluppo e della ricerca ; i miei sono solo piccoli esempi dei temi da affrontare ,ma sono quelli dove vorrei vedere impegnate le persone e le istituzioni.
Cari Ministri…….volevo parlare di Mare (sì, con la “m” maiuscola) .
Ma che ve lo dico a fare!

IMPORTANTE NOTIZIA

Un caro amico, Stefano in arte "MEHA"
istruttore della scuola sub di Firenze "GliAcquanauti"
mi ha contattato chiedendomi se potevamo collaborare
a questa importante iniziativa:
DIVING SAFETY LABORATORY
consiste essenzialmente, nella creazione
e nel mantenimento di un laboratorio permanente
di ricerca sulla sicurezza dell'immersione ricreativa.

se vuoi saperne di più clicca quì

domenica, novembre 19, 2006

Rubrica "SUBsimpatia"

Continua…..

Marco viene accolto dal suo amico responsabile del Diving che salutandolo cordialmente, gli comunica il programma: faranno la prima immersione al relitto CONTESSA II un grande peschereccio in legno, affondato nel 1985 su un fondale di 30/35 mt. perché da un argano si è staccata una grossa carrucola che finita precisa dentro un boccaporto, ha sfondato la chiglia!! La seconda immersione è prevista alla secca di zia Adalgisa (si chiama così perché …boh …gli sarà piaciuto questo nome a qualcuno!!)..........

venerdì, novembre 17, 2006

Immersione al lago di capo d'acqua . 12 Novembre 2006

Partecipanti Sub:
Federico (fotografo), Alessandro (gaviol, fotografo), Lorenzo, Celi, Francesco(cineasta),

Partecipanti non Sub:
Monica, Luca, Sara, Anusca, Cristina.


E’ sabato mattina, ci troviamo all’uscita di Pisa Nord, il sole ci scalda dalla mattinata freddissima, poi parcheggiamo le macchine e via… Ci aspettano circa 500 km di strada, Decidiamo verso le 13 di fermarci all’altezza di Orte, e girato un po’ per trovare un ristorante, ci fermiamo dapprima “da Carlo”, ma visto che aria tirava, ci dirigiamo verso un albergo che fa anche da ristorante.
Ci alziamo decisamente appesantiti per la quantità industriale di cibo che ci hanno portato!!!!

Una volta in cammino per l’Agriturismo, passiamo per il paese di Capestrano, un castello molto bello da vedere. L’agriturismo è molto accogliente, e arrivati per l’ora di cena, facciamo un giretto ai bordi del castello e dopo ci accomodiamo per la cena.
Le portate non smentiscono le aspettative, ma visto il pranzetto fatto prima, non riusciamo a godere appieno del posto.

La mattina ci alziamo e ci dirigiamo verso il lago
Una emozione ci attraversa tutti, anche i più esperti del gruppo… In verità non stiamo nella pelle di entrare in acqua.





Federico (spidyy)

giovedì, novembre 16, 2006

il gas cattivo non è soltanto l’azoto!!

Come tutti noi sappiamo, con l'aumento della profondità, il subacqueo si espone a due gravi problemi legati all'assorbimento di azoto sotto pressione: la malattia da decompressione è il principale, poiché può interessare tutti i subacquei durante ogni immersione e la famosa narcosi da azoto, riservata a coloro che si spingono in profondità.

La MDD è un potenziale pericolo di gravita variabile e ci impone di rispettare il limite della curva di sicurezza imparato attraverso lo studio delle tabelle di immersione, oltrepassandolo, le tappe di decompressione diventano obbligatorie per prevenire i rischi legati all'accumulo di azoto nell'organismo, quindi evitare spiacevoli conseguenze più o meno gravi che conosciamo perfettamente.

Per quanto riguarda la narcosi, non è stato appurata una causa ben precisa, ma l’ipotesi più accreditata è che questo gas inerte interagisce con la struttura lipidica della membrana cellulare e per l’effetto meccanico sulle sinapsi, questi disturbi causano un rallentamento della facoltà di analisi e una sensibile confusione, che può degenerare in reazioni incontrollate.
Si stima che l'effetto narcosi possa iniziare a manifestarsi quando la pressione parziale dell'azoto raggiunge 3bar, ma ciò varia da persona a persona e alcuni subacquei, dopo un progressivo adattamento, riescono persino a dominarlo.

Ma adesso vediamo l’altro componente principale dell’aria, cioè l'ossigeno, questo è il carburante essenziale per il nostro organismo, è il gas che sostiene la vita, terapeutico per eccellenza, e i suoi numerosi pregi possono essere utilizzati nel trattamento di un subacqueo infortunato.
Di primo acchito si può pertanto ritenerlo un amico indispensabile, ma il nostro organismo si accontenta di una pressione parziale di 0,21 bar per soddisfare i bisogni normali (il 21 % di O2 contenuto nell'aria) e può anche tollerare pressioni parziali più elevate fino a un determinato limite.


Vediamo quali sono i limiti minimo e massimo tollerati dal nostro organismo:
0,10 bar - insufficienza di ossigeno.
0,15 bar - primi sintomi di insufficienza di ossigeno.
0,21 bar - pressione parziale normale per l'essere umano.
0,84 bar - pressione respirata in immersione a 30mt. senza conseguenze
1,40 bar - limite ideale di sicurezza per l'immersione ricreativa.
1,60 bar - limite massimo per l'immersione ricreativa, inizio del rischio di intossicazione.
1,80 bar - aumento del rischio di intossicazione da ossigeno.
2,00 bar - limite per le immersioni militari e commerciali. (10mt con ARO)
2 80 bar - pressione dell'ossigeno in camera iperbarica per il trattamento delle MDD.

Una elevata pressione parziale di ossigeno può avere ripercussioni sul nostro corpo. La prima preoccupazione connessa a una esposizione troppo prolungata a una pO2 elevata è nota come “Sindrome Lorraine Smith” e lede le cellule degli alveoli polmonari, questo rischio, reale per i subacquei professionisti che lavorano in saturazione, è trascurabile per i subacquei ricreativi, dato che i tempi e le pressioni di esposizione non sono confrontabili con quelli dei profili estremi. Un altro pericolo dell'ossigeno nell'ambiente subacqueo è conosciuto come “Sindrome Paul Bert”, si tratta questa volta di un rischio molto più complesso, che riguarda la tossicità dell'ossigeno sul sistema nervoso centrale (SNC). L’eccesso di ossigeno nel nostro organismo (iperossia) può determinare alcuni effetti tipici, fra i quali brusii nelle orecchie e disturbi della vista, ma soprattutto un rischio di convulsioni incontrollabili che possono avere conseguenze estreme, (crisi iperossica) la perdita di bocca del secondo stadio porta a conseguenze che si possono ben immaginare.

Il fenomeno viene studiato da molti decenni sia dai fisici sia dalle organizzazioni subacquee. Il limite di tolleranza del nostro corpo è stabilito a una pO2 di 1,6 bar, che corrisponde al livello consigliato di molte didattiche per le immersioni ad aria. Ma questo unico valore non è esaustivo, poiché anche il tempo di esposizione alla pressione gioca il suo ruolo: con una pO2 costante di 1,6 bar, il tempo di esposizione dovrebbe essere superiore a quarantacinque minuti affinché il pericolo di intossicazione da ossigeno possa manifestarsi. Ecco perché alcune organizzazioni subacquee, per una maggiore sicurezza, consigliano di limitare la pO2 a 1,4 bar, una differenza che può sembrare minima ma che riporta il rischio di iperossia a un tempo di esposizione costante di 150 minuti. Un limite evidentemente molto lontano dalla possibilità di interessarci nelle immersioni ricreative, ma che resta monitorato con attenzione sia attraverso le tabelle di esposizione all'ossigeno, le quali permettono di calcolare ciò che viene definito il "CNS Clock", l'orologio di esposizione del sistema nervoso centrale, sia dai computer subacquei, sempre più spesso integrati con programmi predisposti per l'aria arricchita.

martedì, novembre 14, 2006

Notturna a Framura - 10/11/2006

Partecipanti : Mauro; Vittorio (fotografo)


La situazione sta prendendo una brutta piega ; Mercoledì mi telefona Federico che ha una crisi di astinenza da azoto, va bèh , se è per l’azoto dico io…..andiamo.
Tra cipree murene e gronghi 70 minuti di puro divertimento con Fede che testa la sua nuova Olimpus .

Venerdì stessa storia con Mauro; il Barbiero non viene che è ancora senza muta (2 mute stagne che gli fanno acqua c…z, è da guinnes dei primati) e poi è carico di lavoro. Tra taglio piega, colore ecc,non riesce a finire , si lamenta e vorrebbe portarsi il lavoro (e le clienti ) a casa. In pomeriggio và a dargli una mano (forse in faccia )anche sua moglie.
Insomma , ci ritroviamo io e Mauro sulla strada di Framura pronti per l’immersione al porticciolo e subito dopo la preparazione scendiamo in acqua ; controllo preimmersione e via.

All’uscita del canale troviamo una alicia mirabilis , poi ,subito appena girato lungo la parete un polpo si nasconde nella tana e sopra di lui ,tra margherite di mare , spugne e attinie , una murena fa capolino di fronte a noi in compagnia dei suoi amici gamberi pulitori.
L’immersione prosegue con l’accurata ispezione delle piccole cavità alla ricerca del gambero vinaio ;è più di un mese che li stò notando , ma non riesco a ritrarli in maniera accettabile ;sono una specie molto timida e appena li illumino si nascondono scomparendo in profondità nelle loro tane.
Uno lo scoviamo persino addosso ad una murena ma sparisce prima che io riesca a metterlo a fuoco.
La visibilità è ottima e allungando lo sguardo ci soffermiamo a guardare i pesci che stanno dormendo vicino al fondo;è un vero spettacolo e qualche volta dovremmo riprenderli in un videoclip, penso che sia un’esperienza unica nel suo genere per chi non l’ha mai vissuta.

Tra gli anfratti incontriamo anche una musdea mentre non riesco a trovare la tana di un grosso grongo che ho visto con Federico due giorni addietro .
Facciamo rotta di rientro , accompagnati sempre dalla presenza di una gran quantità di batti-batti polpi cipree e da tanti altri pesci che ci circondano. La luce flebile delle torce ci fa notare che siamo immersi oramai da oltre un’ora , io sono già passato a quella di back-up e cerco di guadagnare il canale di ingresso anche se sono consapevole di averlo superato.Prima di riemergere all’imboccatura del porto fotografiamo e giochiamo un po’ con una seppia che illuminata ci regala sempre delle grandi emozioni.
Giunti in superficie troviamo il cielo è coperto e non ci mostra le stelle come spesso ha fatto; peccato,sarà per la prossima volta , adesso pensiamo alla cena!

Vittorio (Archimede)

domenica, novembre 12, 2006

pensato e scritto sull'autobus

Un racconto simpatico e scherzoso che è nato da alcune mie riflessioni e immaginazioni della vita di un subacqueo moderno.

Marco e il Full-Day
E’ mattina di buon ora, circa le 6,00 e la sveglia di Marco suona per pochi attimi, infatti salta giù dal letto come se avesse sentito un allarme antiaereo, e subito dopo si domanda: “come mai non ha lo stesso effetto su di me anche le mattine che vado a lavorare?!” nel frattempo ha raggiunto la cucina ed è già che prepara il caffè.....

venerdì, novembre 10, 2006

Maggiolino SUB

Molti si sono ispirati al mitico maggiolino per realizzare di tutto un po’: Giocattoli, Siepi, Dolci, Sculture, perfino un lettore CD!!

…ma molti anni fa, prima che uscisse il film Herbie Maggiolino tutto Matto, due amici misero in atto un’impresa inusuale!!

Ebbene si …il Maggiolino galleggia!!!

Come testimoniano queste foto il mitico volkswagen è in grado, con poche modifiche di affrontare il mare.

L'impresa nata per scomessa di due appassionati Bolognesi che il 16 giugno 1963 attraversarono con un maggiolino lo stretto di Messina impiegando 38 minuti per percorrere i 7 chilometri del braccio di mare che separa la costa calabrese da quella siciliana.

La storia riporta anche la velocità di circa 4 miglia marine raggiunta dall'auto ad un regime di circa 1800 giri/min.
La direzione dell'auto in acqua era assicurata
sterzando le ruote esattamente come su strada!

Poche furono le modifiche effettuate sull'auto, qui sotto è riportato l’elenco:

Tutte le saldature vennero ripassate con una saldatura continua.

Alle portiere venne applicata una chiusura di sicurezza, ruotando un pomello si accostavano le portiere alla guarnizione rendendole ermetiche.

Il filtro dell'aria spostato all'interno dell'abitacolo.

Gli scarichi portati sopra la vettura tramite snorckel.

L'elica propulsiva direttamente calettata sulla puleggia .

La ventola di raffreddamento abolita (ovviamente)

L'impianto elettrico, spinterogeno, cavi candele cablato stagno.

Il carburatore inscatolato in un contenitore stagno.

giovedì, novembre 09, 2006

novità nella Rubrica "SUB Simpatia"

un Martini? ….. no grazie!!

Cosa centra il martini con la subacquea?! …..Centra e come!!

Ultimamente approfondite ricerche che studiano il fenomeno della narcosi in immersione hanno confermato che …….


mercoledì, novembre 08, 2006

aggiornata la rubrica "Biologia Marina"

Parliamo di Molluschi

Nonostante le notevoli differenze tra le varie classi in cui vengono divisi è sempre possibile trovare delle caratteristiche che li accomunano e delle omologie anatomiche, questo accade perché i Molluschi discendono tutti da un medesimo progenitore che possedeva un mantello (duplicatura cutanea che riveste il sacco viscerale) attraversato da un tubo digerente con all'inizio una bocca seguita da uno stomaco e con un ano alla fine.

per leggere l'articolo completo clicca quì

martedì, novembre 07, 2006

Secca Carega - Mercoledi 1 Novembre

Partecipanti: Alex( Barbiero) , Gavriol (Sottovuoto), Francesco e Mario
Località: Portofino Secca Gonzati
Temp Acqua: 21°
Fotografi: Barbiero e Gavriol

Nonostante il grigiore, di quest’inverno, che inizia a farsi sentire noi ossia Francesco il capellone, Ale il Gavriol e io Il Barbiero e con Mario da Roma con furore decidiamo, visto il tutto esaurito sul Cargo armato di fare una capatina a Portofino.

Bene appena arrivati scappa l’operazione colazione con cappuccino e Brioche, consigliatissimo prima d’ogni immersione, poi tutti a vestirsi e a preparare le nostre attrezzature, tanto per cambiare il Gavriol e sempre l’ultimo, e non trova una cosa, poi non trova l’altra era un po’ svampito in compenso ha imparato a scattare delle belle foto.

Partiamo, inizia il breafing prima doveva essere Testa del leone, poi il mare leggermente mosso ha fatto cambiare direzione, tutti a secca Gonzati o Carega, i nostri fantastici due France e il Gavriol sfoderano il loro tesserino Regione Liguria, così facendo eravamo liberi di farci l’immersione in totale relax perché le guide erano loro.

Iniziamo la discesa quando ai miei occhi si presenta una scena raccapricciante, avete presente il prosciutto sottovuoto nei banchetti dei supermarchet? Bene quello era il gavriol lo guardo bene com’e girato e poi capisco che aveva la FRUSTA DELLA STAGNA STACCATA, dopo che mi ha firmato la cessione di tutti i suoi beni, decido di passargli la frusta, una volta che ha ripreso l’essembianze umane e che mi dà l’Ok iniziamo questa favolosa immersione.


Scendiamo subito nel canale, nella parte più bassa, dove troviamo un’esplosione di colore, dal rosso vivo dei coralli, alle colorazioni gialle delle spugne e parazoantus i piccoli gamberetti che fanno capolino dalle miriadi spacche della parete, ma purtroppo il tempo passa in fretta ed i computer iniziano a suonare è ora di alzarci un pochettino, dove troviamo una vita bentonica, completamente differente, per poi salire quasi in superficie per la tappa di Deco.

Una volta usciti dall’acqua, dopo i cinque minuti di racconti adrenalinici, la fame ci assale in modo pauroso ed allora tutti in osteria per finire con Trofie al pesto, Polpo e Patate e Vino per desaturare i tessuti.


Alla prossima. Ciao esauriti ... By Barbiero

Notturna a Framura Venerdi 10 Novembre


Chi vuole aggregarsi alla notturna di Venerdì prossimo a Framura?

Fino a Mercoledi 15 Novembre avremo bel tempo dopo sarà dura per un pò uscire in mare.

Quindi ........



LOS ROQUES: L'ARCIPELAGO DEL MARE ASSOLUTO

Un'esplosione della natura, seducente e selvaggia questo e' il ricordo che ho di Los Roques, uno degli ultimi angoli segreti del caribe venezuelano, 350 cayos corallini, sparsi su una laguna da sogno di 2.200 kmq, dove il mare in un labirinto di sabbie deserte ed immacolate rappresenta la quintessenza del paradiso tropicale.


Oggi questo delicato ecosistema e' un parco nazionale protetto che ospita nelle sue acque una varieta' di coralli, tartarughe marine e specie ittiche tra le piu' rare e racchiude un piccolo segreto storico: molti secoli fa gli indios arawak vi venivano a compiere i loro riti e a raccogliere il sale come testimoniano i reperti archeologici rinvenuti a Cayo Sal. Tutte le isole rappresentano un caleidoscopio di fantastici colori, difficile dire quale sia la piu' bella o la piu' interessante, sono cayos bassi ad eccezione di Gran Roque (l'unica ad avere un rilievo degno di nota che mostri la sua origine vulcanica), con una vegetazione sporadica, affidati in alcuni casi alla volonta' della natura e in altri, agli uccelli marini che nidificano sulle loro sabbie. Il governo venezuelano per preservarne le caratteristiche ha istituito delle zone a protezione integrale ed altre a protezione media, queste ultime sono le sole dove il turismo puo' approdare, mantenendo sempre un adeguato senso del rispetto perche' un domani, come oggi, questo delicato paradiso possa rimanere tale.



Antonio (Tusìtala)

lunedì, novembre 06, 2006

Relitto Cargo Armato - 1 Novembre 2006

Siamo pronti per questa immersione tremendamente impegnativa.
Il famigerato relitto del Cargo Armato.
La tensione si sente nell’aria. Solo i subacquei più esperti riescono a mantenere la calma. I novellini come quello in foto sotto tradiscono la loro ansia, ma ormai è troppo tardi per tornare indietro.



Mirco si offre di fare coppia con il povero Michele tremendamente stressato dal solo pensiero di immergersi e lo accompagna in acqua tenendolo per la manina.
E’ chiaro che stia scherzando, ma la faccia di Michele in questa foto mi ha ispirato troppo questo inizio alternativo (probabilmente stava solo pensando alla nuova finanziaria di Prodi od alla tassa sui SUV).
L’immersione in realtà non è particolarmente impegnativa soprattutto se le condizioni di visibilità sono buone.
Si inizia l’immersione partendo da un pedagno fissato sulla prua del relitto.
In un paio di minuti siamo già a –30metri.


La visibilità nella zona di prua e ottima e più di metà relitto è chiaramente visibile. Il relitto è veramente grande, dai grossi boccaporti si vedono immensi spazi interni che invitano ad essere penetrati. Io e Federico (il mio compagno d’immersione) ci guardiamo con l’idea comune di dare una sbirciata dentro ma il gruppo si sta già allontanando ed allora desistiamo.
Perlustriamo il relitto in senso orario (tenendolo sulla spalla destra) ed in questo percorso vediamo vari punti accessibili, pieni si tubazioni ed ingranaggi.


Si arriva nella parte più bassa della parte di poppa dove immense caldaie rievocano il ricordo della potenza necessaria per muovere la nave. A questo punto attardandomi a filmare insieme ad un altro amico fotografo (del quale non mi ricordo il nome), ci ritroviamo soli. Anche di Federico nessuna traccia, la visibilità in questa zona è solo di pochi metri. Prima di procedere verso la prua proviamo a girare intorno alla zona dello squarcio della nave per capire se il gruppo è ancora in questa zona, ma presto si capisce che non è così. Si prende quindi la direzione della prua, dove una pronta segnalazione luminosa di Lorenzo ci indica la posizione del gruppo. Pochi metri avanti e si rientra in una zona con buona visibilità e tutta la prua nel relitto è nuovamente visibile. Ritrovo anche Federico e con lui passo gli ultimi minuti di fondo sulla coperta.
Siamo a circa 23 minuti di tempo di fondo quando si inizia la risalita sempre dal pedagno da cui siamo arrivati.


Il relitto è senza dubbio interessante per le varie possibilità di penetrazione e per le sue dimensioni del tutto ragguardevoli. Per quando riguarda la vita bentonica che per il pesce l’immersione purtroppo ci ha lasciato a bocca asciutta.

Io non ho visto neanche Filippo il grongo guardiano del relitto, qualcuno millanta di averlo visto,... sarà vero?

Ecco di seguito il filmato dell’immersione, purtroppo non è venuto bene come speravo, ma per questa volta ci accontentiamo.
Forse l'espressione del Canesi era proprio di delusione dopo averlo visto.


domenica, novembre 05, 2006

Codici dei Colori Identificativi per le Bombole

(TRATTO DAL SITO SCUBATEKNICA E GENTILMENTE CONCESSO DA TINA GORI)

Queste sono le TABELLE COLORI approvate dal Ministero dei Trasporti circa le Colorazioni dell’OGIVA delle Bombole.
Lo SCOPO per i Subacquei di distinguere la Colorazione delle Bombole rispetto al GAS UTILIZZABILE è quello di contribuire a prevenire l’USO DI GAS o MISCELE “incompatibili” per le varie Quote d’Immersione e Permanenze.
Tina Gori "Scubateknica"

Con Decreto 7 gennaio 1999 il Ministero dei Trasporti, ravvisando l'opportunità di uniformare le colorazioni distintive delle bombole nei Paesi CE, ha disposto l'applicazione della norma UNI EN 1089-3 che prevede un sistema di identificazione delle bombole con codici di colore delle ogive diverso da quello attualmente usato in Italia.

Il nuovo sistema di identificazione è divenuto obbligatorio per le bombole nuove il 10 agosto 1999 ma fino al 30 giugno del 2006 il vecchio sistema di colorazione potrà essere ancora utilizzato per le bombole già in circolazione.
La codifica dei colori secondo la nuova normativa è individuato con la lettera maiuscola "N" riportata in 2 posizioni diametralmente opposte sull'ogiva.
La codifica dei colori riguarda solo l'ogiva delle bombole, in generale il corpo della bombola può essere dipinto di qualsiasi colore che non comporti il pericolo di erronee interpretazioni.

In generale la colorazione dell'ogiva della bombola non identifica il gas,
ma solo il rischio principale associato al gas:
Solo per i gas più comuni sono previsti colori specifici:
Riportiamo infine il colore identificativo di altri gas:
Se vuoi scaricare gratuitamente il file completo dell’articolo in formato DOC e la tabella colori in formato JPG - clicca qui -

(se si riscontrano problemi con il download, contattare all'indirizzo lucale62@alice.it provvederò all'invio direttamente)

sabato, novembre 04, 2006

Un immersione nel “verde”

Domenica 29 ottobre 2006 presso il bellissimo Resort Cà del Moro di Pontremoli in Lunigiana si è svolto un interessante meeting sulla “sicurezza subacquea” organizzato dal club Scubateknica di Pistoia con il relatore Dr. Alberto Fiorito, Ufficiale Medico della Marina Militare ed esperto in medicina subacquea ed iperbarica.

Abbiamo partecipato al corso “Sicurezza in immersione” io con Alberto insieme ad una dozzina di subacquei, istruttori e divemaster dell
a scuola “Scubateknica“. La giornata è cominciata con la presentazione del programma che prevedeva una visione d’insieme delle patologie subacquee e delle principali cause di incidente quali:
__ I barotraumi
__ Le intossicazioni da gas
__ La patologia da decompressione

__ Clinica delle patologie subacquee: dal sintomo alla diagnosi

__ La gestione del soccorso subacqueo ai vari livelli
__ Idoneità alle immersioni.
__ Problematiche specifiche e patologie a rischio

__ Ossigenoterapia iperbarica: i principi e le indicazioni subacquee e non


Tra i molti argomenti trattati in maniera dettagliata, ma di facile comprensione, si è parlato anche della corretta alimentazione che si dovrebbe tenere, sia in forma preventiva degli incidenti subacquei, ma anche per il naturale benessere della vita quotidiana di sub e non sub, infatti dopo una prima parte di corso durato circa tre ore, intervallato da un piccolo break per l’aperitivo, alle 13,00 abbiamo potuto gustare un ottimo e abbondante pranzo ma obbligatoriamente a base di prodotti biologici!
Questo argomento sarà comunque trattato in maniera completa in una serata a sé stante presso i locali della scuola Scuba Tecnica e sarà intitolato: il Corpo umano e l’Alimentazione.

Il corso riprendeva alle 15,30 con il completamento del programma, che era supportato da diapositive corredate di
disegni esplicativi commentati magistralmente dal dr. Fiorito, oltre ad alcuni interessanti filmati: il primo girato in camera iperbarica, durante una simulazione di somministrazione di ossigeno con conseguente crisi epilettica del paziente assistito dal personale medico addetto e un secondo con il monitoraggio di un vaso sanguigno di una cavia animale in fase crescente dell’accumulo di bolle di azoto.

Posso constatare che un corso approfondito di questo genere è estremamente utile e va a completare tutte quelle informazioni che si acquisiscono durante i corsi standard delle varie didattiche, mettendo a nudo, con approfondimenti e chiarimenti dettagliati, alcuni aspetti della sicurezza in immersione, che a mio avviso fanno riflettere e capire in modo più logico i possibili pericoli, le vere cause e il perché si possono manifestare alcuni incidenti durante l’attività subacquea. …..anche se ricreativa!

Un ringraziamento e i miei complimenti all’organizzatrice nonché presidente della scuola Sub Tina Gori e al dr. Alberto Fiorito.

Ale ì Luce
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il Dott. Alberto Fiorito si è laureato in Medicina e Chirurgia nell’anno 1985 presso l’Università degli Studi di Pisa e si è successivamente specializzato in Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee. Ufficiale Medico in Servizio permanente effettivo della Marina Militare, ha prestato servizio presso il Comando Raggruppamento Subacquei ed Incursori dal 1986 al 1998, conseguendo il brevetto di Specializzazione in Fisiopatologia del Lavoro Subacqueo. Nell’anno 1992 ha frequentato un Master di Medicina Subacquea ed Iperbarica presso la Marina Militare degli Stati Uniti. E’ attualmente Capo Servizio Sanitario delle Unità per la Ricerca Subacquea della Marina Militare ed è stato per molti anni Docente nella Scuola di Specializzazione in Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee della Università di Chieti. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche è stato più volte relatore in Congressi tenutisi in Italia ed all’estero.

venerdì, novembre 03, 2006

Maldive: Il paradiso riflesso

Tra le innumerevoli isole di tutti i tropici del mondo, sono le Maldive le più desiderate ,le più evocate, le isole che tutti vorrebbero vedere , o quelle dove inevitabilmente si ritorna.


La ragione è unica e nasce dalla loro semplicità paradigmatica e assoluta.
L’entità di un isola ha sempre attratto l’animo dell’uomo e le Maldive ne incarnano la forma più essenziale, più pura, più spettacolare; ancora oggi dopo che da trent’anni il turismo le ha scoperte eleggendole icona dell’esotico perfetto.
Ma chi le conosce davvero? Ancora non si sa quante siano esattamente.
Nella loro effimera e provvisoria morfologia le isole maldiviane continuano inesorabilmente a sfuggire ad un calcolo preciso e definitivo.

Le Carte nautiche inglesi parlano di 1100 isole, le guide di 1900, ma nessuno ha mai potuto contarle una ad una.
Perché questo arcipelago è un sistema vivo, un essere vivente,un territorio anfibio dove lagune, barriere di corallo e isole di sabbia sono in costante continuo mutamento e trasformazione.

Rigenerate dopo il fenomeno di sbiancamento del corallo avvenuto in seguito al Nino che nel 98 ha causato l’innalzamento della temperatura del mare di 5 gradi, rigenerate dopo lo Tsunami del 2004, che gettò un ombra nella reputazione paradisiaca dell’arcipelago, tornando ora al primo posto nell’immaginario collettivo.


L'ISOLA-CALAFURIA.....SUBNORMALE PER SEMPRE!!!

Visto che nessuno più pubblica sul blog dei subnormali appena ho qualche media lo faccio io- Immersione da terra a Calafuria.... Dopo una ...