martedì, ottobre 31, 2006

HALLOWEEN

La pronuncia corretta è:
hallo-uiin
facendo sentire l'acca aspirata davanti.


La parola "Halloween" ha lontana origine anglosassone; risale alla tradizione della chiesa cattolica e deriva probabilmente da una contrazione della frase "All Hallows Eve" ovvero la notte di ognissanti
festeggiata il 31 ottobre, data che nel quinto secolo avanti Cristo nell'Irlanda celtica coincideva con la fine dell'estate, in questa ricorrenza, chiamata Samhain (pronunciata soueen), i colori tipici erano l'arancio per ricordare la mietitura e quindi la fine dell'estate ed il nero a simboleggiare l'imminente buio dell'inverno.

per scaricare gratuitamente alcuni sfondi (Jpg 1024 x 768)
e la storia completa di Halloween

cliccare quì
(se si riscontrano problemi con il download, contattatemi all'indirizzo lucale62@alice.it e provvederò all'invio direttamente)

Nota personale
Il consumismo ha fatto si che aumentasse l'interesse per questa festa, specialmente fra l'utenza giovanile, incrementando il business.

Del resto oggi, molte altre feste importanti, anche con radici e tradizioni nostre, sono arrivate ad un livello sempre meno popolare e sempre più commerciale e allora ...viva Halloween!! ...scherzetto o dolcetto?!
Qualcuno provi ad immergersi con la zucca al posto dell'elmo da palombaro!!!
.....buona festa a tutti i lettori da "ì Luce"

lunedì, ottobre 30, 2006

il Coltello Subacqueo

La legge dice che i coltelli (tutti, di qualsiasi misura) possono essere portati per "giustificato motivo". Il cacciatore è, per legge, in situazione di giustificato motivo dal momento in cui parte da casa a quando vi ritorna. Così come il subacqueo che va a fare un'immersione. Però non si può salire in autobus o in treno con un fiero coltello alla cintura! Quindi portarlo nel sacco da montagna o nella borsa attrezzature. In tutti gli altri casi bisogna trovarsi in una situazione in cui sia dimostrabile che si è portato o si sta portando il coltello per uno scopo preciso: cercatore di funghi per tagliare i funghi, escursionista o campeggiatore per le necessità di campagna, artigiano per lavori attinenti al suo mestiere, ecc. Non è considerato valido il motivo generico e non è valido il motivo di difesa perché la legge vuole proprio evitare che si porti il coltello per bucare la pelle altrui.
NORME di LEGGE
_Art. 585, 697, 699, 704 c.p.
_Art. 42 TULPS e artt. 45 e 80 Reg. TULPS
_Art. 4 L. 18 aprile 1975 n. 110
_Art. 13 L. 11 febbraio 1992 n. 157 (Caccia)
Non serve dunque un porto d'armi poichè il coltello è considerato arma bianca, ma può essere trasportato senza alcun problema solo e soltanto se è compreso nella atrrezzatura per apnea o immersione...quindi non da solo. In più deve essere trasportato da casa al luogo di immersione e viceversa. Per la legge poi, le armi bianche sono quelle che superano la misura in lunghezza di quattro dita, questo perchè ritennero che una tale lunghezza può ledere gli organi vitali! ...e se la infiliamo in carotide? A parte gli scherzi , aggiungo che la regola primaria è quella del buon senso...mai lasciarlo incustodito...i bimbi in spiaggia sono tanti ed imprevedibili e non soltanto in spiaggia, anche a casa, se ci sono bambini piccoli, riporlo in un posto sicuro! Comunque in immersione è indispensabile che almeno un sub del gruppo abbia il coltello.

QUALE COLTELLO?
Un subacqueo dal fisico eccezionale con la muta tutta nera, il bibombola giallo pesantissimo sulle spalle ed un coltello con una lama degna di un combattimento tra le tigri ed il famoso Sandokan. Questa è un'immagine di tanti anni fà, ma oggi la subacquea è cambiata: il bibombola è generalmente diventato un più pratico monobombola da 15, i colori di moda si rispecchiano sulle mute con inserti sgargianti ed eleganti, e quella scimitarra si è trasformata in un utensile piccolo non più posizionato sul polpaccio dell’incursore, ma posizionato sul corrugato del GAV. Il coltello, a lungo idealizzato come arma di difesa contro il temibile squalo bianco, oggi ormai è un utensile che può salvarci la vita finalmente nel suo uso più consono: quello di tagliare eventuali cime, sagole o reti in cui il subacqueo può rimanere impigliato. La rarità con cui si usa il coltello, spesso ce lo fa utilizzare come leva sott’acqua per sollevare qualche sasso che ostacola una tana, o a volte come un cacciavite, o tagliare oggetti particolarmente resistenti facendo perdere al coltello la sua funzione. Lungo, corto, seghettato o a lama liscia, con la punta o senza punta, oggi il mercato dei coltelli fiorisce come qualsiasi altra attrezzatura subacquea. Ma di che materiale è fatto il coltello subacqueo? La lama senza dubbio è sempre di acciaio, in alcuni costosi casi in titanio, ed il manico spesso in tecnopolimeri che rendono il coltello più ‘impugnabile’. Ma l’attaccatura tra lama e manico è senza dubbio un punto di debolezza, per cui l’anima in acciaio deve proseguire lungo tutta la lunghezza del manico stesso. Perché il coltello non è più fissato al polpaccio? Dovendolo prendere in condizioni in cui posso essere impigliato sul fondale, dovrò riuscire a prenderlo in qualunque situazione, con una mano o con l’altra. Fissarlo dunque un po’ più a portata di mano è senza dubbio la cosa migliore. Al corrugato del GAV, alla frusta di bassa pressione, possono essere delle valide alternativo, a patto che non si rischi di danneggiare l’attrezzatura. Alcuni GAV hanno previsto dei posti per attaccare il coltellino all’esterno delle tasche.

MANUTENZIONE

Al pari di ogni strumento subacqueo anche il coltello richiede una manutenzione, seppur minima. Fermo restando che al termine di una immersione marina, si debba risciacquare tutto in acqua dolce, alcuni foderi hanno un sistema di chiusura con una molletta di acciaio, E’ buona norme ricoprire la molletta con un sottile strato di grasso siliconico, così come l’intera lama del coltello. Altri foderi hanno alcune parti in gomma. Per non correre il rischio di perdere il coltello, verifichiamo che nelle parti in plastica od in gomma non ci siano delle screpolature che possano rendere la custodia più fragile.

CURIOSITA'
Nel Parco Marino di Sharm el Sheikh, in Sinai, è vietato l'uso dei guanti in immersione per evitare che, con le mani protette, si possa essere più portati a toccare e danneggiare gli organismi marini, come pure il coltello, strumento che è concesso avere solo alle guide regolarmente autorizzate. In Mediterraneo, invece, guanti e coltello sono fortemente consigliati (anche se non per legge), i primi per proteggersi dal freddo, il secondo per poter meglio districarsi nel caso, seppur remoto, di aggrovigliamento in una delle numerose reti che giacciono abbandonate sul fondo.

CONCLUSIONI
Il coltello fa parte dell'attrezzatura, non e' un apriscatole!! Il coltello sub deve essere ben affilato ed essere utilizzato solo in situazioni di emergenza (per esempio se si rimane impigliati in una rete da pesca). Se lo utilizzate per altre cose che non siano lo scopo per cui e' destinato, quando sara' il momento di servirvene sara' inutilizzabile perche' la lama non tagliera' piu'.

sabato, ottobre 28, 2006

LA FORTUNA AIUTA ......


La voglia di tuffarti spesso ti prende dentro e non puoi non darle sfogo quindi se non si riesce a stare lontani dal mare, nemmeno quando le previsioni del Baronetto ti dicono mare ancora mosso, e il Gavriol (Ale Maggiani) replica “è torbo” si cerca un compagno che sia disposto a tutte le evenienze e si parte.
E’ quello che ha fatto Spydi (Federico) con me che, da perfetto subnormale, nonostante l’intontimento da raffreddore e qualche capogiro, ho accettato di buon grado per fare un tuffo poco impegnativo.
Con questa premessa andiamo in notturna a Framura e appena giunti mi accorgo di essere senza zavorra.
Un attimo di silenzio poi di nuovo padroni della situazione senza perderci d’animo decidiamo una soluzione alternativa: facciamo un giretto qui attorno che magari tra una margherita e due funghi troviamo anche qualche piombo.
Infatti di lì a poco due chili qua e uno là si rimedia la mia cintura , ci si prepara e via.
L’acqua è ancora calda, non c’è una gran visibilità, 5/6mt, comunque più che sufficiente ; Fede mi tiene d’occhio, sa che stasera ho qualche problema di compensazione e d’orientamento.
Il maroso ci fa oscillare, e con noi la poseidonia .
Le pareti sono ricche di vita e Fede sta fotografando di tutto mentre io sono alla ricerca del gambero vinaio che nonostante ne abbia già visti varie volte non mi è mai riuscito fotografarlo.
E’ una serata ricca di cipree, di murene e gronghi, abbiamo visto una polpessa una magnosa i vinai ed altro ancòra ,ma ciò che ci ha lasciato interdetti è stato l’incontro con una tartaruga marina lunga oltre 40cm.In terra sono animali goffi ma , nell‘acqua scivolano delicati e leggeri pieni di grazia. Purtroppo aveva un amo conficcato in gola e le uscivano dalla bocca 4/5mt di lenza. L’abbiamo trattenuta mentre provavamo ad aiutarla , ma senza riuscirci; temendo prima l’annegamento dell’animale , poi di rimaner impigliati noi stessi nella lenza se vi fossero stati altri ami. L’abbandonare al suo destino quella tartaruga mentre spariva nell’oscurità ci ha feriti e vorremmo ferisse così l’artefice di tutto questo perché troppo spesso gli animali soffrono e muoiono per la mancanza di rispetto che abbiamo verso la natura e l’ambiente.
Dopo 70’ min. termina anche questa serata e ci prepariamo a tornare non prima di aver mandato un sms col resoconto dei fatti principali agli amici. Secondo voi mi hanno creduto?

giovedì, ottobre 26, 2006

Foto Artistiche

Un mio amico e collega di lavoro "Alessio" mi ha inviato per E-Mail queste foto che definirei molto artistiche!

Non conosco l'autore, ma in ogni caso gli faccio i miei complimenti per la creatività oltre che per la capacità di elaborazione!

Ho pensato di postarle sul blog, dal momento che sono veramente molto belle e i soggetti sono due coloratissimi pesciolini!! ...naturalmente!!

mercoledì, ottobre 25, 2006

Logbook

Tradotto letteralmente dall’inglese significa: “giornale di bordo”
ma personalmente lo definirei “agenda d’immersione” o “libretto personale di subacquea”

Ce ne sono di diversi tipi, più o meno curati e completi, a volte corredati di una custodia multifunzionale, molto spesso con la possibilità di aggiungere i fogli negli anelli metallici, ma sostanzialmente hanno la stessa funzione ovvero quella di archiviare in modo corretto e organizzato la propria attività subacquea annotando: dati personali, date di rilascio dei brevetti e delle specialità conseguiti, informazioni mediche personali, ma lo scopo principale è di scrivere le proprie immersioni con quanti più dati possibili, in modo di poter ricordare anche a distanza di tempo, dove e quando abbiamo effettuato le uscite, con chi eravamo, cosa abbiamo visto in particolare e/o cosa ci ha maggiormente colpito, ma anche se è successo qualche imprevisto o inconveniente. Inoltre nel logbook, possono essere presenti utili schede per registrare manutenzioni ordinarie e collaudi attrezzature.

Oltre a tutti i dati tecnici dell’immersione, sarebbe buona abitudine annotare anche dei commenti personali che risulteranno utili nel caso dovessimo tornare in futuro, ad effettuare la stessa immersione. Infine è importante che il tutto sia convalidato dal timbro e la firma del diving o del nostro istruttore (in caso di immersioni di corso) ma anche dal compagno di immersione, nel caso non ci appoggiamo ad un diving, questo serve di norma per poter dimostrare effettivamente la nostra esperienza nel caso ci venga richiesto in futuro, ripeto solamente di norma, poiché in pratica molto spesso non ci verrà mai richiesto, almeno per esperienza personale, anche se ho sentito alcuni subacquei che durante una vacanza all’estero, per poter partecipare ad una certa immersione abbastanza impegnativa, gli è stato richiesto anche il logbook oltre al brevetto.

Purtroppo molti sub, dopo molti anni di attività e una notevole esperienza acquisita, oltre che aver conseguito diversi brevetti avanzati e specialità, non registrano più le proprie immersioni, forse per svogliatezza o chissa cos’altro! …ma senza dubbio ritengo che sia uno sbaglio e non per le cause sopra citate (doverlo mostrare ad altri) ma semplicemente per soddisfazione propria, anche perché dovendo essere obbligati a mostrare un logbook ricco di immersioni impegnative, sarebbe estremamente semplice, farsene uno falsificato e riempirlo di centinaia di registrazioni con tanto di timbri, ma sarebbe come barare facendo il solitario a carte!!…che senso avrebbe!!

Poi ci domanderemo spesso se portarlo con noi quando decidiamo di andare a fare un’immersione, oppure solamente per una vacanza di più giorni, o perlomeno un full-day di un giorno, certo che se ci teniamo ad avere la convalida del diving o della guida che ci accompagna e obbligatorio averlo con noi a seguito, ma se poi decidiamo che si può fare a meno del timbro, almeno scriviamo qualche nota su un foglio di carta poi a casa, con l’aiuto del nostro computer subacqueo, registriamo sul logbook tutti gli appunti e i dati tecnici dell’immersione, giusto per il ricordo personale di aver archiviato un’altra bella esperienza sott’acqua, e poi via …a gustarsi le foto scattate e i filmati registrati!!

Se volete scaricare gratuitamente un logbook (zippato) in diversi formati di files:
(immagine-documento-database-publisher)

ciccate quì

lunedì, ottobre 23, 2006

BONELLIA VIRIDIS (bonellia)


La femmina ha corpo ovaliforme,grosso come una noce,molto contrattile,ricoperto da una sottile cuticola. La proboscide,molto lunga e mobile,termina con una biforcazione a ”T” e presenta una colorazione verde oliva,più scura del resto del corpo blu-verde vivace.
L’animale esteso può raggiungere 2mt di lunghezza , contratto 20/30cm.
I maschi ,piccolissimi,(pochi mm) vivono parassiti nel corpo della femmina.
Possiede spiccata capacità rigenerativa e,se la proboscide viene afferrata per estrarre l’animale dalla tana,questo non esita ad amputarla e può rigenerarla in circa 20 giorni.
Il corpo è sempre celato in fessure della roccia o tra le pietre.Di notte esce frequentemente dagli anfratti rocciosi. Gli ambienti dove l’incontro è più facile sono il coralligeno o il detritico costiero da 1 a oltre 100mt di profondità.

Vittorio (Archimede).

Relitto Cargo Armato a Sestri Levante

La settimana prossima è prevista un'immersione al relitto Cargo Armato di Setri Levante, organizzata da Lorenzo Sub.


Per preparare i subacquei che non lo conoscono in questo post troverete la sua sua storia ed il link ad un bellissimo filmato fatto da Paolo Micai. Mi dispiace che l'autore non ne abbia reso libera la pubblicazione sui siti web, quindi i complimenti sono validi solo al 50%.

Ecco i dati e la storia del relitto:

Coordinate:
44° 15' 685" N --- 09° 23' 180" E
Distanza dalla costa:
mg. 0,47 dalla punta di Sestri L.


Il nome dato dai subacquei a questo relitto non è appropriato in quanto non si tratta di una nave da carico, ma del cacciaommergibili tedesco UJ 2207 della 22 U-Jagd Flotille con base a Genova. ( UJ = U Boot -Jäger = Cacciasommergibili).

Era in origine il peschereccio oceanico francese di 1.034 t. di stazza lorda "Cap nord" costruito nel 1926 e requisito nel 1942 dalla Kriegsmarine che lo trasformò in nave militare armandolo con mitragliere antiaeree e cannoni.
Nella notte del 19/11/1944, durante una missione di trasporto costiero alle quali, talvolta, queste navi militari di costruzione civile con stive capienti erano adibite per carenza di navi da carico, veniva attaccato e silurato da tre motosiluranti americane del RON SQUADRON 22 con base a Calvi in Corsica che, per quella missione, erano salpate da Livorno agli ordini del comandante Moore.

Notate dal filmato la penetrazione, il simpatico grongo Filippo il guardiano ufficiale del relitto e la prua del cacciasommergibili che pare sospesa nelle profondità degli abissi.

Ben visibile lo squarcio sulla prua, dal quale è possibile avventurarsi all'interno del relitto visitando le stive. Anche se l'ingresso non presenta particolari pericoli è necessario prestare attenzione ai passaggi stretti ed alle lamiere che potrebbero essere taglienti.


MARIE GALANTE: tra spiagge e mare

Le spiagge di Marie Galante rappresentano ancora oggi a distanza di anni un ricordo ancora vivo, sabbia abbagliante e cocotiers riversi dal vento fanno da sfondo ai piu' classici degli scenari tropicali. Per capire veramente cosa significhi tropico voglio regalarvi un breve videoclip dove il rumore degli alisei, si mescolano al mare, caldo, invitante, con le sfumature del blu che si riflettono con la luce del sole.


Vivere il mare in questi luoghi e' una sensazione unica, ogni incontro e' possibile, la vita del mondo marino si anima di colori, di forti sensazioni e di immagini suggestive . La mia attivita' subacquea a Marie Galante e' iniziata dopo aver intrapreso contatti con un francese che vive in quel luogo, gli ho scritto ed ho prenotato alcune uscite per i giorni relativi al periodo del mio soggiorno. Arrivato sull'isola, sono andato in avanscoperta, sapevo l'indirizzo del posto ma non la distanza che separava il mio albergo dal piccolo diving.



Antonio (Tusìtala)

domenica, ottobre 22, 2006

Ragionare a “360-gradi”

Un contadino deve attraversare un fiume portando con se un lupo, una pecora e un cesto di carote, ma dispone soltanto di una barca cosi piccola da pater contenere solo lui e uno degli elementi da trasportare.
Se porta il lupo, lascia le carote e la pecora le mangia, se porta le carote, lascia la pecora con il lupo che la mangia, allora porta la pecora, ma dopo non può più portare ne lupo ne carote…...Come dovrà fare il contadino per far attraversare il fiume a lupo, pecora e carote, evitando che uno di questi venga mangiato?

Cos’è sta pagliacciata? ...Si tratta di giochetti, situazioni che per essere risolte vanno necessariamente osservate da prospettive differenti, non ricorrendo alla logica tradizionale cui siamo abituati da sempre.
Lo scopo? Farvi arrovellare le cervella (e questo era scontato!), ma soprattutto provare a ragionare a 360 gradi per affrontare le problematiche da ogni punto di vista (non tutto va preso di petto).

Spesso Ia soluzione è a portata di mano, ma non riusciamo a vederla perché ragioniamo in modo lineare. E non sto parlando di giochetti enigmistici ma della vita di tutti i giorni, …maggiormente nell’attività subacquea!! ...Non credete?
Per logica: tre elementi da trasportare = tre viaggi con la barca!
ma così facendo, resteranno su una sponda o il lupo e la pecora, oppure la pecora e le carote e quindi non è la soluzione giusta! …ma allora come fare? …la soluzione c’è, basta pensare un attimo con calma alle altre possibilità che possono esserci e provare a trovare la soluzione! (è facile) la soluzione è svelata sulla piccola immagine qui a destra.
(ciccaci sopra per ingrandirla)


La subacquea insegna che per affrontare un problema, bisogna riuscire a ragionare prima di agire d’istinto, come è solitamente abituato l’uomo, il fatto è che se abbiamo avuto fortuna di azzeccare il modo giusto è ok, ma molto più probabilmente riusciremo a complicare le cose e se questo accade mentre siamo in immersione, metteremo sicuramente a repentaglio la nostra incolumità e/o quella degli altri!!

Non è facile restare calmi in situazioni difficili da controllare ma è estremamente importante. A volte credere di avere poco tempo a disposizione per prendere una decisione potrebbe risultare più dannoso di perderne un poco di più prima di decidere cos’è meglio fare.
Ale ì Luce

venerdì, ottobre 20, 2006

Le Aree Marine protette in Italia

http://web.tiscali.it/areeprotettemarine/

Organizzazione Amministrativa

La legge 31 dicembre 1982, n. 979, affida all'Ispettorato centrale il compito istituzionale della difesa del mare, vista non solo come tutela dell'ambiente marino e difesa del mare e delle coste dall'inquinamento, ma altresì come promozione e valorizzazione delle risorse marine. Assegna all'Ispettorato, tra gli altri, anche il compito di istituire le aree marine protette individuate dal legislatore, attualmente su istruttoria della Con
sulta per la difesa del mare dagli inquinamenti, massimo organo di stimolo e consulenza per la politica di tutela del mare. Le zone di particolare valore naturalistico da destinare a aree marine protette, le cosiddette aree di reperimento, sono individuate dalla legge n. 979 (sulla difesa del mare) e dalla legge 6 dicembre 1991 n. 394 (legge quadro sulle aree protette). La procedura per l'istituzione delle aree marine protette è stabilita dalle predette leggi 979/82 e 394/91. Le aree marine protette "sono costituite da ambienti marini dati dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa prospicienti che presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche, con particola re riguardo alla flora e alla fauna marine e costiere e per l'importanza scientifica, ecologica, culturale, educativa ed economica che rivestono".

Gestione

La gestione delle aree marine protette, ai sensi della vigente normativa, può essere condotta direttamente dall'Ispettorato centrale per la difesa del mare, attraverso le Capitanerie di porto competenti per territorio, o, indirettamente, da Enti pubblici, Istituti scientifici e Associazioni ambientaliste riconosciute, previa la stipula di convenzioni tra questi ultimi soggetti e l'Ispettorato stesso. Sono organi di gestione della riserva:
- il Responsabile dell'area marina protetta
nominato dall'Ente gestore cura la gestione amministrativa e contabile, inoltre organizza e disciplina le attività consentite nelle diverse zone di tutela.

- la Commissione di riserva
ha sede presso ogni Capitaneria di porto
competente e ha il compito di affiancare l'ente delegato nella gestione dell'area marina protetta. E’ composta da:
-il Comandante della Capitaneria di porto, che la presiede;

-3 esperti designati dal Ministro dell'Ambiente in relazione alle particolari finalità per cui è stata istituita l'area marina protetta;
-2 rappresentanti dei Comuni rivieraschi designati dai Comuni stessi;
-1 rappresentante delle Regioni territorialmente interessate;
-1 rappresentante delle categorie economico-produttive designato dalla Camera di Commercio per ciascuna delle province interessate;

-1 rappresentante delle Associazioni naturalistiche maggiormente rappresentative;
-1 rappresentante del Provveditorato agli Studi;
-1 rappresentante dell'Amministrazione per i beni culturali e ambientali.
La Commissi
one di riserva, formula proposte e suggerimenti per tutto quanto attiene al funzionamento dell'area medesima. In particolare, esprime il proprio parere sul regolamento di esecuzione del decreto istitutivo e l'organizzazione dell'area protetta oltre che sulle previsioni delle spese relative alla gestione. La Commissione è nominata con decreto del Ministro dell'Ambiente.
- il Comitato consultivo tecnico-scientifico è istituito con decreto del Ministro dell'Ambiente, resta in carica quattro anni ed è presieduto dal Responsabile della riserva. il Comitato predispone annualmente il programma di ricerca scientifica e propone programmi concernenti le attività didattiche e divulgative

Finanziamento

L'istituzione di un'area marina protetta può essere un'occasione di integrazione delle risorse a beneficio delle comunità locali interessate e di aggiuntive opportunità di occupazione, grazie allo stanziamento di fondi sia nazionali che comunitari appositamente previsti per la salvaguardia della natura. I principali strumenti di finanziamento per le aree marine protette sono tuttora: Life Natura & Life Ambiente Quadro comunitario di sostegno Programma operativo multiregionale Ambiente e Turismo In particolare per quanto riguarda il Quadro comunitario di sostegno, occorre ricordare che il principale strumento per lo sviluppo socio-economico delle regioni europee è rappresentato dai Fondi strutturali, ripartiti sulla base delle cosiddette zone "Obiettivo".

Protezione

L'area marina protetta viene suddivisa generalmente in tre distinte zone, soggette a un differente regime di tutela:

- zona "A" di riserva integrale

- zona "B" di riserva generale

- zona "C" di riserva parziale
La zona di riserva integrale è l'area caratterizzata dal maggior grado di protezione, in quanto da preservare nella sua integrità. In questa zona viene pertanto vietata qualsiasi forma di intervento, sfruttamento o uso produttivo. L'acces
so è consentito solo per attività scientifiche o didattiche, previa autorizzazione rilasciata dall'Ente gestore. Nelle due zone di riserva generale e di riserva parziale sono consentite e graduate le attività economiche tradizionali (come la pesca professionale, permessa alle sole marinerie residenti nell'area protetta); altre attività (come la navigazione e la pesca sportiva) vengono invece regolamentate. Occorre precisare che limiti e divieti nelle diverse zone sono esattamente definiti e individuati, di volta in volta, dai decreti istitutivi delle aree marine protette, che tengono conto delle peculiarità, caratteristiche e necessità di ciascuna.

Sotto le Aree Marine Protette dei mari Italiani
(clicca sull’immagine per ingrandire)

giovedì, ottobre 19, 2006

Sindrome da Aspirazione di Acqua Salata

Sfogliando pagine di subacquea mi sono imbattuto su un sito dove ho letto questo articolo che ho trovato molto interessante, ho contattato l’autore e ho chiesto l’autorizzazione per pubblicarlo sul blog (il sito è: http://digilander.libero.it/oceaniasub/ )

A cura del Dott. Carlo Oggioni

Immagina di essere tornato a casa poco tempo dopo una bella e divertente immersione in mare, però ti senti veramente "a pezzi". Hai dolori dappertutto e ti senti molto stanco. Ti misuri la temperatura e scopri che hai 37.8°C; hai anche brividi e nausea. Inoltre successivamente compare una lieve difficoltà di respiro e tosse con catarro. A questo punto ti sorge il ragionevole dubbio o di essere affetto da una forma influenzale o di essere incorso in una Patologia Da Decompressione (PDD)(Malattia Da Decompressione o MDD, in questo caso). Il dubbio è giustificato, ma invece si tratta di Sindrome da Aspirazione di Acqua salata. Vediamo di che si tratta; prima, però, è necessario fare qualche passo indietro.

Negli anni '60 una strana malattia aveva colpito molti subacquei della Reale Marina Australiana (RAN), malattia che somigliava molto a quella che i pescatori australiani di abalone avevano chiamato "Salt water fever"; questi pescatori adoperavano per il loro lavoro la tecnica della immersione con il "narghilè", usando degli erogatori di non buona qualità. Da notare, anche, che a quell'epoca gli erogatori in uso alla RAN non avevano il bottone dell'erogazione continua. Questa malattia inizialmente venne confusa con un Barotrauma polmonare o con una Polmonite. Nel 1970 Carl EDMONDS (RAN) pubblicò il primo lavoro su questa malattia causata dalla aspirazione di piccole quantità di acqua salata e che pertanto chiamò "Salt Water Aspiration Syndrome" (SWAS); ne descrisse molto bene la sintomatologia ed il trattamento. Bisogna, però, aggiungere che ancora oggi non si conoscono alla perfezione quali siano i meccanismi ultimi che causano questa forma morbosa.

La SWAS può colpire Sub e non-Sub.

Subacquei: per motivi tecnici, sia in immersione che in superficie:
per erogatore difettoso (membrana del 2° stadio, boccaglio, valvola di espirazione, anche 1° stadio, ecc.);
per snorkel difettoso;
durante addestramento per la Respirazione in Coppia;
durante una ricerca in immersione trainata velocemente, ad esempio con una ala subacquea.

Non-Subacquei: i praticanti lo "Snorkeling", gli elisoccorritori, i surfisti.
In tutti questi casi esiste la aspirazione (o inalazione) nelle vie aeree di piccole quantità di acqua salata micronizzata, come un aerosol; da notare quindi che si tratta sempre di acqua salata e che il confine con una forma lieve di Pre-Annegamento è molto sfumato (dipende dalla quantità); da notare, ancora, che quest'ultima patologia, secondo le ultime statistiche di C. EDMONDS e del DAN (DIVERS ALERT NETWORK), è tutt'altro che infrequente come causa di eventi tragici nella Subacquea.

SINTOMATOLOGIA.
La sintomatologia, nei casi più eclatanti e paradigmatici, può essere la seguente ed essere schematicamente divisa in 3 fasi: Fase iniziale, Fase di latenza e Fase di stato.

1. Fase iniziale. In oltre il 90% dei casi, la vittima riferisce della Aspirazione. E' presente tosse, immediatamente dopo l'immersione, con o senza espettorato.
2. Fase di latenza. Il periodo di latenza ha una durata media di 2 ore, ma può arrivare anche a 15 ore. Questa Fase può essere asintomatica o può presentare una sintomatologia stazionaria.
3. Fase di stato. In questa Fase si ha comparsa della malattia clinica conclamata con aggravamento rapido della sintomatologia; per alcuni aspetti può essere molto simile ad una forma influenzale ("flu-like").

Didatticamente si parla di Sintomi respiratori e di Sintomi generalizzati, che elenco semplicemente.
Sintomi respiratori:
tosse, spesso con espettorato;
difficoltà di respiro con aumento della frequenza respiratoria e, talvolta, con cianosi;
spesso dolore toracico retrosternale;
ipossiemia, cioè diminuzione della pO2 del sangue con pCO2 normale o bassa.
Sintomi generalizzati
febbre, anche alta, con aumento della frequenza cardiaca;
rigidità muscolare, tremori, brividi;
mancanza di appetito, nausea, vomito;
dolori agli arti, all'addome, al tronco, alla schiena;
malessere;
mal di testa.
Spesso questa sintomatologia viene scatenata o aggravata dalla esposizione al freddo, dall'esercizio fisico o dalla respirazione di O2 al 10% (sic!!); questo accade in particolare a quelle persone che erano state esposte al freddo, sia durante l'immersione che subito dopo. Invece, la sintomatologia viene alleviata da bagni o docce calde e/o dal riposare in un letto molto caldo.

La sintomatologia suddetta termina solitamente entro 6 ore e raramente si prolunga oltre le 24 ore, a meno che non si tratti di casi particolarmente gravi; si tratta quindi di una patologia autolimitante, ma che può destare preoccupazione sia di per sé, proprio per i casi più gravi (sospetto di forma infettiva influenzale o polmonare), sia per il problema della diagnosi differenziale con la PDD.

Un breve commento sulla Ipossiemia: è una conseguenza precoce ed è collegata alla quantità di acqua aspirata. A sua volta, la quantità di acqua aspirata (cioè "il fare acqua" dell'erogatore) aumenta con l'entità del difetto dell'erogatore e con il volume di aria richiesta e respirata (esercizio fisico, nuoto contro corrente, stress, panico, ecc.). Si viene così a stabilire un perverso e pericoloso circolo vizioso: proprio nel momento in cui c'è una maggiore richiesta di O2, aumenta la quantità di acqua aspirata e l'aumento dell'acqua aspirata, aumenta l'entità della Ipossiemia. Ricordate che Ipossiemia vuol dire rischio imminente di Perdita della coscienza! Ma a questo punto abbiamo veramente valicato il confine e siamo nel Pre-Annegamento vero e proprio, con tutte le sue possibili tragiche conseguenze.

TRATTAMENTO.
La maggior parte della Sintomatologia cede rapidamente con la messa in atto, sulla vittima, dei seguenti punti:
riposo assoluto
riscaldare
O2 Terapia al 100%: questo provvedimento ha un così rapido effetto, da poter essere considerato di valore diagnostico per la SWAS.
Inoltre, non lasciare da sola la vittima, ma continuare a controllare; chiedere la consulenza del Medico e/o del DAN. Talvolta, invece, a seconda delle condizioni cliniche e delle circostanze, può essere necessario recarsi ad un Pronto Soccorso.

Come sapete bene la Medicina non è mai una scienza esatta e quindi anche a questo proposito c'è da aggiungere qualche cosa.

Anche nei Subacquei della U.S. Navy, negli anni '50 e '60, c'erano stati dei casi di una malattia non chiara con una sintomatologia molto simile alla precedente. Però i numerosi studi fatti in proposito portarono gli studiosi Americani verso una direzione un po’ differente.

Infatti, a differenza dei casi Australiani, in questi casi venne isolato dagli erogatori, dai boccagli e dalle fruste, un germe che può essere particolarmente "cattivo" e tossico: si trattava dello Pseudomonas, un germe che si trova generalmente nel suolo, nell'acqua e anche nell'ambiente marino. Ma, aggiungo io, potrebbero essere in causa anche altri agenti patogeni.

Nel 1984 Mark BRADLEY (U.S. Navy) fece una messa a punto di questa malattia che venne chiamata SCUBA DISEASE. Vi ricordo che questo acronimo significa: Self-Contained Underwater Breathing Apparatus; quindi Malattia del Subacqueo (con ARA).

Pertanto, mentre in Australia si da' maggiormente peso alla Aspirazione di Acqua salata, negli U.S.A., pur in presenza della stessa, si è valorizzato di più il dato infettivo.

Del resto bisogna anche dire che lo stesso C. EDMONDS ha ammesso la possibilità che <<>>

Nel numero di Marzo/Aprile '97 di ALERT DIVER, la bella ed interessante rivista del DAN, è stato pubblicato un articolo, una vera "messa a punto", sulla SWAS di Bruce DELPHIA; in questo articolo è scritto anche che negli schedari del DAN esistono molte richieste di informazione al riguardo.

PREVENZIONE.
Con la premessa di cui sopra, la sintetizzerei per ora in 3 Punti, perché sarà argomento di una prossima…..puntata!

Addestramento adeguato.
Scelta & manutenzione molto accurata degli erogatori.
Disinfezione degli erogatori (boccaglio compreso!), specie quando sono adoperati da più persone.
A proposito del Punto 3, penso che in Italia si faccia ancora molto poco. La U.S. Navy ha dato da molto tempo delle direttive precise al riguardo. Walter BOND nel 1987 raccomandava già di immergere l'erogatore, dopo averlo lavato, in una soluzione germicida ad ampio spettro, come può essere una soluzione fresca al 10% di Ipoclorito di Sodio (Varechina o Amuchina), di lasciarlo immerso per 10 min. e poi di farlo asciugare all'aria, senza risciacquare.

L'inconveniente è che le Ditte costruttrici non ci danno nessuna indicazione precisa al riguardo, cioè su quale soluzione (innocua per l'erogatore!) adoperare allo scopo.

Una Ditta commercializza un boccaglio per uso personale, che consente una sostituzione rapida dello stesso, in caso di erogatori dati in prestito o in affitto.

PENSIERINO FINALE.
E' chiaro che bisogna sempre pensare per primo alla PDD, se vi sentite improvvisamente male dopo una immersione (in genere entro le 24 ore o più tardi se c'è stata una variazione di altitudine). Ma se c'è il dato documentato della Aspirazione di Acqua salata, questo dovrebbe in parte tranquillizzare.
Comunque la musica è sempre la stessa! Perché il trattamento per entrambe le condizioni è esattamente lo stesso; in particolare: OSSIGENO, OSSIGENO, OSSIGENO, ma che sia al 100%, con maschera oronasale ed a 15 L/min. Poi c'è tutto il tempo per chiedere consiglio, magari…..al DAN!

mercoledì, ottobre 18, 2006

Equa delle MERAVIGLIE

Partecipanti : Mirko(Guida), Gavriol( Barcaiolo), Alex (Fotografo) ,Alessandro , Paolino Saverio , Davide e special Guest il Canesi con il bibombola in assetto tecnico.

Cliccando sulla pagina sottostante potete avere tutta la scheda tecnica del relitto che e reperibile sul sito www.fondali.it

Come tutte le Domeniche mattina ci ritroviamo da Lorenzo sub per la partenza alle 9:30 iniziamo a preparare l'attrezzatura e vedo che siamo tutti in Nitrox ed il Canesi con il bibo alcheè io dico :" ma non andiamo al feralino di Andrea ? " e rispondono "no andiamo all'Equa" allora smonto il 12 e monto un bel 15 al 30% e siamo pronti. Andiamo!

Appena passata la palmaria, vediamo un bel maretto con un maestralino che stava alzando ed i visi si intristivano come dire: "anche oggi Equa torbo ."
Avvistiamo il pedanio ci vestiamo e ci buttiamo in acqua , "niente corrente" esclama il Canesi "anche oggi non si vede un cazzo" mà...................... appena scendiamo intorno a 18 mt maestosa più che mai in tutto il suo splendore ci si presenta l'Equa come mai vista intera visibilità a perdita d'occhio .

arrivati sull'relitto io e il canesi controlliamo l'interno che non sia in disordine hi hi e subito dietro a noi il pasticca e Paolino seguiti fuori dagli oblo dagli altri.

Che dire, un sogno, mi dispiace per chi non c'era tipo Pietro.

alla prossima spero al più presto di potere pubblicare anche quei pochi min di video per il resto non so cosa dire perche l'emozione che abbiamo vissuto lo può capire solo chi c'era.

martedì, ottobre 17, 2006

Macrofotografia subacquea con le compatte digitali

Alcuni amici lettori del Blog mi hanno detto che si meravigliano della qualità di alcune nostre foto macro, in particolare in tanti sono convinti che le loro macchine fotografiche lavorino (per le macro) in acqua non correttamente.

Io sono convinto che non esiste nessuna differenza tra una fotografia macro fuori o dentro l’acqua.
Approfitto di questo post per dare un paio di indicazioni (assolutamente personali) per cercare di ottenere dei buoni risultati.

Una fotografia macro avviene da una distanza di pochi centimetri dal soggetto, per cui aria o acqua fanno poca differenza, anche una buona o scarsa visibilità nella fotografia macro non incidono molto sul risultato. Questa foto di anemoni gioiello è stata presa con una visibilità in acqua non superiore ai 2 metri, ma quando la distanza è 3 cm la cosa non fa molta differenza.

La ridotta distanza non permette inoltre all’acqua di modificare il bilanciamento dei colori, quindi non devono essere usati filtri o scene subacquee che modificano il bilanciamento del blu.
Molte macchine fotografiche disabilitano automaticamente i filtri se le distanze sono piccole, altre però non lo fanno.
Detto questo occorre capire i limiti e/o i pregi della nostra macchina fotografica in macro e per fare questo io consiglio queste prove (sono infatti la qualità della macchina e della custodia subacquea a fare la differenza).

Primo passo:
Mettere la macchina fotografica nella propria custodia subacquea completa di diffusore (indispensabile per la macro), prendere un piccolo oggetto e provare a fotografarlo sia in ambiente buio che scarsamente illuminato.
Normalmente i migliori risultati non si ottengono nelle modalità automatiche, ma in quelle manuali. Occorre quasi sempre sottoesporre la foto di una quantità dipendente dalla potenza del flash e della torcia (se utilizzata al momento dello scatto).
In queste prove misurerete subito la distanza minima a cui la macchina riesce a prendere il fuoco e della quantità di luce pilota necessaria nella fase di messa a fuoco appunto. La seconda cosa che scoprirete è come posizionare la luce della torcia ed a quale potenza si ottengono i migliori risultati. Normalmente occorre una bassa potenza, quindi posizionare la torcia nella sua posizione di bassa luminosità.
Attenzione quasi tutte le compatte digitali lavorano bene in macro (a causa del loro obbiettivo piccolo) solo se lo zoom è nella sua posizione neutra, bisogna quindi avvicinarsi fisicamente e non zoommare otticamente. Provate a confrontare i risultati con le diverse posizioni di zoom appunto e mi darete ragione. Anzi allenatevi a verificare prima dello scatto che lo zoom non sia utilizzato.
Un’altra serie di prove che possiamo fare “a secco” sono sulle modalità di messa a fuoco. Nella macro i millimetri possono fare la differenza tra il fuoco ed il fuori fuoco, quindi spesso non è possibile avere tutta la foto a fuoco e bisogna decidere quale parte deve essere privilegiata.
La macchina fotografica deve essere messa quindi su una modalità di fuoco a spot centrale il più piccolo possibile, in modo da mirare con precisione il soggetto. Se avete delle modalità automatiche della ricerca del punto di fuoco disabilitatele.
Guardate ad esempio questa alicia mirabilis in macro, i noduli sul suo ceppo sono a fuoco, mentre i tentacoli no, anche se le distanze in gioco sono minime.

La stessa cosa vale per questo paguro, gli occhi sono a fuoco mentre le zampette pelose no!

Un'altra prova da fare e vedere se la macchina fotografica disabilità (o dosa) automaticamente i filtri subacquei nelle foto ravvicinate. Per verificarlo mettete il vostro soggetto dietro uno sfondo bianco. Partendo da una distanza di circa 2 o tre metri dovrete vedere che la foto ha una tonalità giallo-verdastra, se avvicinandovi la foto diventa sempre più vicina ai colori reali, fino a che ad una distanza macro lo sfondo diventa perfettamente normale significa che la gestione del filtro è automatica. Io consiglio in ogni caso di utilizzare i filtri subacquei solo nelle foto ambientali diurne ed in nessun caso nelle foto notturne.

Secondo passo:
In queste prove ci si accorge subito dei problemi di illuminazione, anche il miglior diffusore non permette di ottenere una illuminazione distribuita bene di un soggetto a pochi centimetri dall’obbiettivo, vi accorgerete che la parte in basso a destra (nel caso comune di flash in alto a sinistra) è sicuramente meno luminosa dalla parte in alto a sinistra, da cui ne segue che la torcia dovrebbe illuminare da destra dal basso e non da sinistra (come invece viene istintivo a tutte le persone non mancine). Quindi io consiglio che le luci pilota debbano anche servire a bilanciare l’illuminazione e che la loro posizione dovrebbe essere in basso a destra.
Stabilire poi la potenza della luce pilota e la sottoesposizione necessaria per avere una fotografia con la giusta esposizione (io normalmente imposto a –2/3 EV per distanze minori di 5cm e -1/3EV per distanze tra i 5cm ed i 15cm)). Nel mio caso io uso una luce alogena da 10watts con un cono di apertura molto largo a circa 30cm dal soggetto (se avete una torcia più potente dovrete allontanare di più la luce). Vedrete che i parametri di regolazione manuale trovati in queste prove saranno gli stessi da utilizzarsi in acqua.
La torcia normalmente è nella mano sinistra e quindi si tende ad illuminare il soggetto dalla parte sbagliata, io mi sono allenato nel cercare di incrociare le mani nel momento dello scatto, portando la luce il più possibile a destra, sotto la macchina fotografica (è chiaro che è necessario avere un controllo dell’assetto ottimo, ogni minimo movimento lo vedremo amplificato enormemente).

Terzo passo:
Il terzo ed ultimo passo è il fotoritocco digitale. È infatti possibile ingrandire ulteriormente alcuni dettagli e rendere più visibili dettagli microscopici utilizzando alcuni filtri appositi. In questo caso è il gusto personale che comanda, io in ogni caso consiglio nel cercare di mantenere un certo realismo nei colori e nei contrasti.


La macrofotografia è affascinante,.. è come scoprire un micromondo pieno di dettagli.
Il problema più serio, io ritengo sia il fatto che quando ci si concentra per le macro si perde attenzione all’immersione. A differenza di una foto ambientale, la macro richiede tempo e concentrazione su dei piccoli particolari che spesso fanno perdere il contatto visivo con il proprio compagno per un tempo non trascurabile.
Il risultato quando arriva dà sicuramente più soddisfazione di una foto normale e quindi la maggiore difficoltà tecnica è pienamente ripagata. Quindi non ostinatevi nel portare a casa delle foto sfocate, scoprite prima a casa come regolare opportunamente la vostra compatta digitale.
Se infine continuate a trovare differenze tra le prove fatte in casa, rispetto a quelle fatte in immersione, vi garantisco che il problema siete voi e non la vostra attrezzatura.

lunedì, ottobre 16, 2006

Framura 7 Ottobre 2006

Partecipanti: Mauro, Vittorio,Pino e Federico.
Immersione: Una schifezza


Sabato pomeriggio scorso partiamo per Framura nel bel mezzo di un temporale, con tuoni ed acqua a catinelle.
Potete immaginarvi i commenti delle mogli. Sappiamo che il mare non potrà permettere nulla di buono ed il tempo ancora meno. Ma è una buona occasione per provare le mute stagne, tirate fuori di fresco dalla naftalina. Federico ne ha presa una in prova in trilaminato e non sta nella pelle dalla voglia di provarla. Pino infine la frega al fratello per togliersi anche lui la curiosità di fare un tuffo all'asciutto.

Il tempo si rimette ed un bel sole ci attende a Framura, per il mare invece tutto rimane come previsto, cioè una ciofeca! La mareneggiata dei giorni precedenti non poteva che avere alzato tantissimo sedimento.


Questo post è stato fatto solo a titolo di ricordo per i partecipanti, in quando l'immersione con una visibilità di circa un paio di metri, non ha offerto altro che l'occasione di fare prove tecniche di immersione ed un po di scemate davanti alla macchina fotografica.
In particolare Federico era curioso di vedersi con la sua nuova muta in trilaminato ed assetto da palombaro.
Può essere notato in particolare nell'ultima parte del filmato, dove si appoggia stanco ad uno scoglio dopo la lunga "camminata" sul fondale marino.....



Nel mio caso le prove della stagna non sono andate bene in quanto un fastidioso filo d'acqua entra ogni volta che scarico l'aria.

Eccoci infine nell'immancabile foto di gruppo.

Nuova immersione

Mercoledì 18/10 chi viene in notturna a Framura?

La ricerca nel Blog “SUBnormali-TEAM” ed i commenti

Il blog non è esattamente un sito internet, cioè le informazioni presenti, ovvero i post, sono inseriti sotto forma di pagine singole ed ognuna riporta un articolo distinto, a differenza di un sito che solitamente usa menù singoli o multipli, oppure ramificati cronologicamente a testo o grafica e a pulsanti.

Nel blog invece le pagine scalano giornalmente verso il basso, lasciando posto ai nuovi articoli, ma non vengono certamente perse, bensì archiviate mensilmente e suddivise nelle varie rubriche presenti sul blog.
Per ricercare alcune di esse, basta cliccare sull'elenco dei mesi in basso a destra, ma esiste un metodo, forse poco conosciuto o sfruttato, che è la ricerca per parole all'interno del blog stesso.

A tutt'oggi sono presenti ed archiviati più di 200 post su vari argomenti della subacquea ed è possibile trovare nei vari articoli pubblicati la parola che ci incuriosisce, ...come? …così:

In alto a sinistra, accanto al logo "Blogger" c'è una casella bianca dove si può editare la parola desiderata, poi si deve cliccare sulla scritta "SEARCH THIS BLOG" ed automaticamente, se almeno una parola è presente nell'archivio, apparirà l'esito della ricerca.
Questa informazione vale anche per i contributors che non riescono neanche a ritrovare i loro vecchi post.

Senza fare nessun riferimento qualcuno provi a scrivere "Longimanus".


Un'altra domanda che ci viene fatta spesso è come inserire un commento. Per quanto possa sembrare semplice, qualcuno trova delle difficoltà. Ecco illustrato di seguito come agire:


Se si clicca su "link this post" (modalità consigliata) si avrà la possibilità di leggere agevolmente tutti i commenti già inseriti, prima di aggiugere il proprio.

ìLuce & Baronetto

venerdì, ottobre 13, 2006

il "Briefing"

Quando partecipiamo ad un full-day, con la barca del diving prescelto, durante la navigazione improvvisamente la voce della guida risuona sopra il rombo del motore:
«Per favore, un attimo di attenzione! ...C'e' il briefing!».
Cosa credete che succederà a questo punto?
I subacquei si alzeranno e si raduneranno volentieri vicino alla guida per ascoltare con attenzione il briefing? Oppure lo faranno molto svogliatamente, con espressione delusa, dopo qualche minuto di volontario ritardo... facendo persino finta di essere tanto indaffarati da non poter interrompere subito il loro compito?
Ovviamente, dalla sommaria descrizione fornita non e' possibile prevedere cosa accadrà. in quanto gli eventi conseguenti dipendono da molti fattori.

Secondo voi, quale fra questi fattori è più significativo?
Certamente la maggioranza dei lettori starà pensando alla stessa risposta:
«La capacità della guida di fare un briefing piacevole, divertente e interessante».
Non possiamo nascondere che questa dote del professionista (guida o istruttore che sia) e' sicuramente la chiave migliore per avere un'interessata partecipazione al briefing, ma questa dote, peraltro rara, è l’unico fattore che dipende direttamente da chi espone il briefing. Vi sono poi alcuni aspetti indirettamente dipendenti, che il professionista deve curare, quali per esempio quelli ambientali (il rumore esterno non deve rendere il briefing difficilmente ascoltabile, non ci devono essere distrazioni, ecc.). Tutti gli altri fattori dipendono solo ed esclusivamente dalla volontà di noi subacquei che partecipiamo a questo importante momento dell'immersione.

Cosa possiamo fare affinché il briefing sia un momento altamente socializzante e interessante?
Cominciamo domandandoci se partecipiamo al briefing perché è importante o perché è piacevole. Lo scopo della nostra attività è svolgere immersioni gradevoli. Ovvio che se svolgere l'attività mette a repentaglio la nostra sicurezza, o persino la nostra vita, della particolare immersione non conserveremo certo un ricordo "piacevole", anche se il briefing era stato eccezionalmente divertente. Resteremo delusi dalla nostra escursione sotto la superficie e non riusciremo a vedere cose interessanti. Dopo tutto, il nostro è un "miniviaggio” in un altro mondo, diverso da quello terrestre. Se ci immergiamo su una spianata di sassi ricoperti da alghe marroncine, fra le quali troneggiano rifiuti... non saremo ceno felici di averlo fatto. Tuttavia, entrambe le situazioni che hanno generato la nostra insoddisfazione potevano essere prevenute prestando maggiore attenzione al briefing. Avremmo scoperto, per esempio, che adottando le procedure indicate dalla guida, il problema che ha messo in pericolo la nostra sicurezza poteva essere gestito con tranquillità e persino prevenuto. Ascoltando le indicazioni fornite nei briefing, avremmo potuto scoprire fra i sassi della spianata animali meravigliosi, quali numerosi polpi di piccole dimensioni che hanno scelto per dimora barattoli e vasi sul fondo. In definitiva, per non prestare la dovuta attenzione durante un briefing che ci appariva 'noioso" abbiamo rovinato il momento clou della nostra attività: l'immersione.
Quindi, anche se il briefing ci apparisse noioso (e quasi mai è tale se ci predisponiamo con il giusto animo). ascoltarlo con attenzione ci permette di raggiungere lo scopo che ci siamo prefissi. Insomma, è un minimo sforzo per guadagnarsi il piacere e la sicurezza.

Ma cos’è esattamente il briefing?
Generalmente in inglese con il termine briefing si indica un'incontro che si tiene per trasmettere informazioni in merito agli eventi principali di una situazione. Il termine deriva dal linguaggio militare. Infatti, prima di una missione i piloti di aereo si radunano in "sala briefing", per ricevere informazioni specifiche in merito alla nuova missione che si accingono a compiere, con un breve riassunto generale. Dal mondo militare questa parola si è estesa anche all'uso civile e quindi alle attività subacquee. "Briefing" per noi subacquei significa in definitiva "ricevere informazioni specifiche per l'immersione che ci si accinge a compiere, con un breve riassunto delle procedure e delle tecniche valide in generale".
Pensate alle numerose e preziose informazioni che possiamo avere prestando attenzione a ciò che la guida o l'istruttore dicono nel briefing. Per esempio se ci sono aree pericolose, leggi e regolamenti locali da rispettare, chi sarà il nostro compagno, quale e' il programma delle attività, quali sono le attrezzature necessarie, la descrizione del sito di immersione, la presentazione del percorso seguito, quali sono i pericoli e come evitarli o prevenirli, concordare i segnali specifici, stabilire i limiti di profondità, tempo e riserva d'aria, le procedure di sicurezza, ma anche cose più banali, per esempio dove sono i servizi igienici e come usarli (in barca non sono tutti uguali).
Tutte queste informazioni saranno applicate da li a pochi minuti. E voi volete rinunciare a tutto questo solo perché vi sembra noioso"? Avete sbagliato attività ricreativa!

Conclusioni
La subacquea vi lascia molto liberi, ma conta sulle vostre capacita di mantenere il controllo della situazione. Per farlo avete bisogno di informazioni, ricevibili solo prima di scendere (non si possono certo tenere discorsi e discussioni sott'acqua).
Se volete solo il "brivido" di fare senza ascoltare, fatevi legare come salami e buttare da una gru appesi a un elastico: il briefing dura pochi secondi e dopo…non dovete fare più nulla!!

Tratto dalla rivista: “il Subacqueo”

mercoledì, ottobre 11, 2006

Una nave “particolare”

FLIP (Floating Instrument Platform)

E’ uno dei più interessanti e creativi vascelli oceanografici, realizzato dall’Istituto Oceanografico “Scripps” dell'Università della California.
Essendo capace di posizionarsi verticalmente,
risponde pienamente alla richiesta di stabilità che deve avere una nave per le ricerche oceanografiche.

Una volta giunto nel luogo prescelto, il FLIP allaga la poppa con 1500 tonnellate d’acqua, immergendosi per gran parte di esso e lasciando fuori solo 18 dei 118 metri di lunghezza complessiva del vascello;
così facendo, diventa virtualmente insensibile alle oscillazioni dovute al moto ondoso.

Tutte le aree di lavoro e di vita sono nella parte della prua, sono presenti oltre alla plancia di comando, due laboratori, le cabine e i servizi, la maggior parte dello scafo è a compartimenti vuoti, fino alla poppa.
Quando questi sono riempiti con aria, Flip sta a galla nella sua posizione orizzontale,quando sono riempiti con acqua i 100 mt. più bassi della nave sono sotto la superficie.
La nave impiega circa mezz'ora per assumere la posizione verticale.

Durante la fase di ribaltamento, l'equipaggio sta in piedi sui ponti esterni e lentamente si sposterà sulle pareti che piano piano assumeranno la figura di pavimento.
Alcuni mobili della nave sono costruiti in modo che possono ruotare nella nuova posizione, mentre altri equipaggiamenti devono essere riposizionati.
Alcune strutture, come i tavoli, la cucina e lavandini, sono costruiti in maniera doppia, così uno sempre è nella posizione corretta.
Sono presenti anche due tubi cilindrici a tenuta stagna, che permettono ai membri dell’equipaggio di scendere a circa 50 mt. sotto il livello del mare.

DATI TECNICI:
Costruito da: Gunderson Brothers Engineering Company
Varo: 22 giugno 1962 a Portland, Oregon.
Dove ha operato: Atlantico e Oceani Pacifici.
(può operare sia andando alla deriva che ormeggiata.)
La squadra della ricerca è di 11 persone e un equipaggio di 5.
Autonomia: 30 giorni.
L'energia elettrica è affidata a 3 generatori diesel per un totale di 340 KW

Le opere di manutenzione sono state affidate al Cantiere navale di Campbell, San Diego, California.
Cominciate il 12 Dicembre 1994 e concluso ufficialmente con una prova in mare il 18-19 Gennaio 1996.

Le ricerche condotte hanno incluso studi di:
propagazione del suono a lungo termine
propagazione laser
ampiezza e direzionalità di onde interne
intensità del rumore circostante e direzione
fluttuazioni e direzione di onde sonore
variazione dei segnali acustici
effetti di pressione e attenuazione del suono
riverberazione
variazioni della temperatura nell'oceano
turbolenza e struttura termale dell'oceano
trasferimento di energia tra l'oceano e atmosfera
velocità del vento, umidità e temperatura sopra la superficie dell'oceano

Questo è l’indirizzo del sito ufficiale:
www.sio.ucsd.edu/voyager/flip

L'ISOLA-CALAFURIA.....SUBNORMALE PER SEMPRE!!!

Visto che nessuno più pubblica sul blog dei subnormali appena ho qualche media lo faccio io- Immersione da terra a Calafuria.... Dopo una ...