venerdì, marzo 30, 2007

Sistema di Coppia


Il subacqueo solitario non è una specie estinta, è una specie a rischio. Potremmo concludere così il nostro articolo sul Sistema di Coppia. Probabilmente qualche lettore non condivide quest'affermazione, lo comprendiamo, anche perché in Mondo Sommerso vi sono subacquei con le tempie grigie, subacquei che ben conoscono la libertà assoluta che solo un'immersione in solitario concede. Tuttavia, durante il tempo necessario a far argentare le tempie, si è avuto il modo di osservare e analizzare eventi drammatici, a volte fatali, dove l'assenza di un compagno d'immersione ha avuto un ruolo decisivo.

Subacquei, strana gente
I subacquei, istruttori e non che siano, sono strana gente. Quando si trattano le procedure di sicurezza, le discussioni che ne derivano raggiungono toni elevati ed è confortante costatare quanta attenzione capillare è dedicata alle procedure di sicurezza e di prevenzione degli incidenti in mare. Stranamente, la stessa enfasi e rigidità espressa in quei conciliaboli si dissolve inspiegabilmente quando l'immersione si ha da fare, non più da discutere. Per convincersi di tutto ciò è sufficiente osservare la scansione infinitesimale che è applicata quando avviene un incidente subacqueo. Tutto lo scenario ove si è svolto l'incidente è analizzato, sviscerato in tutti i suoi meandri, alla ricerca spasmodica di qualche manifesta negligenza da condannare ad ogni occasione e, soprattutto, per attirare sulla propria persona un alone di subacqueo esperto, responsabile e, dulcis in fundo, bravo.

Il compagno di immersione è un "fastidio"
Un fastidio già, anche lo scrivente lo ha detto quando a causa del compagno è stato necessario interrompere un'immersione attesa da tempo, oppure attendere in superficie che fosse pronto a immergersi, o dover fermare il pinneggiamento in quanto lui, il compagno, è intento a osservare "quell'insignificante spirografo", e si potrebbe impinguare l'elenco ma, eh proprio così, c'è sempre un ma. Il "ma" è quello che fa ringraziare il proprio compagno d'immersione quando il problema lo abbiamo noi e non lui. Sembra strano che gran parte dei subacquei (istruttori compresi), ritengano che i problemi siano un'esclusiva degli altri, pare che esista una specie di infallibilità tecnica tendente ad escludere la possibilità di avere o di essere un problema. La realtà è che alla fine, tutti hanno bisogno del compagno d'immersione, magari per alcune banalità ma le banalità, se non risolte in modo rapido ed efficace, possono evolversi in problematiche irrisolvibili.

Il sistema di coppia ricreativo e tecnico
Non ci sono differenze. Mentre nell'immersione ricreativa il Sistema di Coppia è uno standard ben ratificato e indiscusso, in alcune frange dell'immersione tecnica si hanno opinioni opposte. Nelle immersioni a quote considerevoli, ben oltre i modesti 40 metri della rec-diving, il compagno d'immersione pare non avere la stessa efficacia risolutiva realizzabile in acque poco profonde. Tali teorie possono avere un senso pragmatico, ma i problemi subacquei sono eterogenei e il subacqueo deve pensare non solo ai grandi ma anche ai piccoli problemi che senza la collaborazione di qualcuno, è difficile risolvere.

Effetto psicologico
I subacquei che hanno iniziato il proprio addestramento, attraverso le didattiche conoscono e applicano il Sistema di Coppia. Per vari motivi, ad alcuni sub è accaduto di immergersi da soli. Essi hanno avvertito chiaramente un senso di forte disagio derivato dall'essere soli, dal non poter fare affidamento su nessuno in caso di problemi. Immergersi con il proprio compagno d'immersione infonde sicurezza ed è naturale che sia così. Nessuna attrezzatura è capace di estrarre un sub impigliato in una rete, di fornire aria o di portarlo in superficie, il problema vero è un altro ed è proprio lui: il compagno.

Quale compagno?
Non basta avere un compagno d'immersione per essere sicuri in acqua, occorre un compagno idoneo dove per idoneo si deve intendere un compagno che conosce i propri limiti, che li preannuncia, che pianifica e che rispetta la pianificazione, che sa riconoscere le immersioni fuori dalle sue capacità e le evita. Può accadere di essere coinvolti in un'immersione di gruppo dove intimamente il subacqueo sa di non essere all'altezza. In quei casi occorre la forza (meglio intelligenza) di esprimere la propria contrarietà e proporre immersioni alternative, entro i propri limiti. Quali sono i propri limiti, quando un sub è in gamba? Duilio Marcante espresse una risposta illuminante al riguardo: "Quando sa di non esserlo". Di là dai riferimenti nostalgici ma attuali e palpabili ad ogni immersione, è difficile rispondere al quesito, i limiti si vedono bene negli altri. Possiamo ipotizzare una risposta indicando le capacità di gestire efficacemente un'emergenza subacquea, ma esse non sono costanti al variare delle quote di profondità. Per rafforzare quanto appena descritto si possono citare quei subacquei che si tolgono, rimettono e svuotano la maschera con innegabile tranquillità in pochi metri di acqua, ma che si rifiutano energicamente di farlo, quando è chiesto loro di ripetere l'esercizio a profondità maggiori. In ogni caso, l'errore di base è sempre e soltanto uno, considerare il compagno come il solo che può avere un problema. Eseguire un'immersione pianificata entro i limiti del subacqueo meno esperto, significa eseguire un'immersione dove la sicurezza inizia a materializzarsi parallelamente al piacere di immergersi. Questa non è filosofia, questa è una procedura leggibile in ogni pagina di ogni manuale d'immersione ma purtroppo, vi sono subacquei che creano in sé un proprio, personalissimo, manuale d'immersione.

Questo articolo e stato copiato da mondo sommerso On Line

Articolo di Andre Neri

martedì, marzo 27, 2007

il Sistema di Coppia

non stiamo parlando di affinità di coppia, di vita di coppia, di relazioni di coppia e di crisi di coppia, questi sono argomenti totalmente diversi, trattati su altri blog e che ogni individuo saprà gestire a suo modo e con regole più soggettive e personali!!!

Sott'acqua siamo fuori dal nostro ambiente naturale, ed è quindi necessario prestare maggior attenzione, e sviluppare in particolare un muscolo, che si chiama cervello. Ordine, responsabilità e senso dei propri limiti sono fondamentali per la nostra sopravvivenza, assieme al sistema di coppia.

In genere durante i corsi, viene curato l'insegnamento all'attuazione di questo sistema, sia durante la vestizione che il controllo delle attrezzature ed è altrettanto importante l'applicazione scrupolosa delle regole del sistema di coppia in immersione! Quante volte si vedono due compagni subacquei nuotare a
discreta distanza fra loro? ...spesso! e pensare che invece bisognerebbe sempre restare a portata di braccio!

Prima di tutto è bene chiarire che è indispensabile la presenza in acqua di un compagno fidato, esperto e che conosca bene le nostre capacità, così sarà semplice per il nostro amico-assistente capire se qualcosa non va, anche con un semplice sguardo e ciò renderà molto più facile il suo delicato e vitale compito; quindi occorre che il nostro compagno ci stia vicino e ci osservi attentamente, senza perderci mai di vista, (un assistente lontano o distratto è assolutamente inutile), infatti il compagno non è una compagnia che ci accompagna durante l'immersione per sentirci meno soli e condividere l'esperienza, ma una vero e proprio componente dell'attrezzatura.


Per questo è importante restare vicini: se devo comunicare con lui, deve essere abbastanza vicino da poter comprendere i segnali manuali, ma ancora di più, se ho bisogno del suo aiuto, anche per una piccola emergenza, non posso perdere tempo a cercarlo, a vedere se è dietro, o sopra di me.
Se per esempio, ho problemi d'aria, perché l'erogatore non funziona bene, va in continua, finisco la mia scorta, o qualsiasi altra cosa, non è pensabile che, magari in apnea, perda tempo a cercarlo, prima di potergli comunicare la mia necessità di respirare dalla sua fonte d'aria, ma anche solamente si rompesse il cinghiolo della maschera, con conseguente perdita della stessa, si potrebbe aver bisogno di aiuto a leggere la strumentazione. Se poi aggiungiamo l'aggravante della visibilità è ridotta, risulta evidente che la distanza tra i due è significativa.
Ricordiamo poi che la narcosi d'azoto, in alcune immersioni, potrebbe rallentare i tempi di reazione, o disturbare la coordinazione, o far mal interpretare la comunicazione. Condividere l'esperienza, risulta non solo motivo di aggregazione, ma a volte proprio un'esigenza psicologica, sia in addestramento, che nelle immersioni ricreative o tecniche. Inoltre consente di suddividersi i compiti, migliorare la logistica, responsabilizzare e motivare il subacqueo.

Però non sempre il compagno è una persona conosciuta, o con la nostra stessa esperienza, in questo caso dunque, il rispetto della pianificazione assume importanza fondamentale e
permette di instaurare la fiducia necessaria a godersi l'immersione. Può anche essere che invece di una coppia si abbia un gruppo, in questo caso è importante sapere come è strutturato, chi è il capogruppo che guida l'immersione, e chi invece lo chiude, bisogna che il gruppo rimanga compatto più possibile e ciascuno riesca a mantenere la propria posizione dando lo spazio necessario a tutti. Se per esempio ci fermiamo ad osservare qualcosa che ha attirato la nostra attenzione, dobbiamo comunicarlo, lo stesso se intendiamo variare la quota, sia verso il basso, che verso l'alto, rispetto a quella programmata.

Infine, evitiamo se possibile sia come compagni, che come membri del gruppo, gli individui con predisposizione al panico, dal momento che gli attacchi d'ansia in acqua hanno effetti molto maggiori che "a secco". Ma anche senza arrivare a tanto, chi vorrebbe assistere qualcuno che perde la testa sott'acqua, e magari si toglie l'erogatore, o lo strappa a noi senza rendersi conto, cercando di raggiungere la superficie? Sono da evitare anche i soggetti egocentrici che non riescono a rispettare le direttive e anche se possono essere esperti, motivati e condividere gli obiettivi, è probabile che non rispettino la pianificazione, non risultino quindi affidabili e siano quindi dei "cattivi" compagni. Scegliamo quindi quando possiamo, subacquei che già hanno conquistato la nostra fiducia o persone che siano mature nei comportamenti, responsabili, dotate di autocontrollo e buon senso, e se possibile con la nostra esperienza o superiore.

Comunque state tranquilli: il "SUBnormali-TEAM" è veramente un gruppo OK!!! ...sia quelli giovani che quelli meno giovani, quindi immergersi in sua compagnia è sicuramente sicuro e divertente!!! ...FIDATEVI!!!

domenica, marzo 25, 2007

ANTEPRIMA CI SIAMO SVEGLIATI

Dopo la sveglia del LUCE e dopo l'ora legale il trio Bavosa composto dal BARBIERO,il GAVRY e da SPEEDY ha portato a termine l'operazione troviamo altri posti di immersione oltre FRAMURA.
La scelta era molto ampia e piena di incognite,il Barbiero proponeva di andare al LAGASTRELLO ma la neve sulla cisa ci ha fatto desistere,allora il Gavry pensava di andare tanto per cambiare a fare un tuffo al porto di Marina (vicino a casa e facilmente accessibile),ma le telecamere e soprattutto il divieto di balneazione erano ostacoli insormontabili,Speedy pensava invece di andare al lago BAFFONE per una immersione in acqua dolce con tanti pesci ,ma purtroppo nel lago si svolgeva una gara di carp fishing e gli organizzatori non erano contenti di avere subacquei allamati dai concorrenti.
Che fare allora???
Dopo un consulto,decidiamo per andare a LEVANTO lì prenderemo la decisione finale !
Il Barbiero è nostalgico e ricorda che Framura ci regala sempre belle immersioni,ma il dado è tratto, dobbiamo andare in qualche altro posto,mentre viaggiamo il tempo diventa sempre più nero ed inizia a piovere,le gocce sul parabrezza ci fanno rimpiangere i letti appena lasciati ma oramai siamo svegli e ricordiamo le parole del Luce che ci spronano e ci destano dal letargo invernale ispirandoci nuovo vigore e nuove immersioni.
Siamo quasi arrivati e il dubbio ci attanaglia, il mare è di un verde inquietante, Fede non sente ragioni e vuole per forza andare a vedere,scendiamo la scogliera e incontriamo alcuni pescatori sub stanno risalendo perchè la visibilità è pessima.
Senza lasciare spazio al ripensamento il Barbiero sbarca il materiale dalla macchina e inizia a vestirsi,il Gavry vorrebbe dormire in macchina visto il colore dell'acqua e la pioggia battente ma chi si estranea dalla lotta........,non sia mai detto, il Fede certamente non è da meno e inizia a vestirsi,pochi minuti e partiamo.....
Il fondale è degradante e sabbioso il Barbiero inizia a fotografare alcuni nudibranchi,il Fede lo segue a distanza di 20 cm mentre il Gavry è impegnato con le sue 2 torce, poco cariche e con il pallone segnasub.



Mentre avanziamo, vediamo(poco),alcune murene e vari anemoni, è ormai passata una mezzora e iniziamo il rientro,il trio bavosa è impeccabile anche con scarsa visibilità sempre in vista e al primo segnale di richiamo del Fede, il Gavry si avvicina e scorge una sagoma inconfondibile,più tardi il Fede ci confesserà di averla scambiata per una pinna nobilis, richiamiamo anche il Barbiero che ci precedeva dotato di macchina fotografica e subito appare la sagoma del piccolo subaqueo con la macchinetta davanti agli occhi,e per poco non sale con il ginocchio sopra il pesce.

Inizia a fotografare in direzione del Soggetto scambiando l'occhio per uno strano nudibranco,finito di scattare il Gavry inizia a massaggiare il pesce sotto la gola e in quel momento anche il Barbiero si accorge che si tratta di un pesce


iniziando a fotografarlo per intero e non solamente l'occhio.
Passiamo in compagnia della Rana Pescatrice alcuni minuti con l'animale che sembra godere delle carezze sotto la gola e della nostra presenza,decidiamo di proseguire fotografiamo alcuni Doridi e infine risaliamo in superfice.


Il Barbiero non smette di ridere al pensiero di avere scambiato l'occhio della Rana per un nudibranco, alcuni passanti lo scambiano per pazzo e ci chiedono notizie,dopo averli rassicurati e dopo aver fatto vedere loro le foto iniziamo a spogliarci per il rientro,stà ancora piovendo ma dentro di noi siamo felici come se fossimo ai Caraibi,il sole non è in cielo ma dentro ai nostri CUORI.
Grazie LUCE per averci SVEGLIATO!!!


Il testo e statto scritto dal Mitico Gavriol e le foto sono del Barbiero




venerdì, marzo 23, 2007

Muti come pesci

Basta mettere la testa sott'acqua per rendersi conto che il mare non è il mondo del Silenzio e che, al contrario, è pieno di suoni. Alcuni di questi sono prodotti da pesci: fanno rumore quando mangiano, a volte quando nuotano. Ma i suoni più interessanti sono quelli emessi volontariamente, per comunicare, ad esempio alcuni ghiozzi difendono anche vocalmente il loro territorio.

La corvina appartiene a una famiglia di pesci, gli Sciaenidi, tanto famosi per essere chiacchieroni che gli inglesi li chiamano "pesci tamburo", i ricercatori dell'Università di Trieste, ci dicono che è il maschio a emettere suoni, probabilmente per attirare una femmina nel periodo di riproduzione. Infatti i maschi hanno dei muscoli particolari che percuotono la vescica natatoria, piena di gas, che agisce come cassa di risonanza. Un po' come suonare il tamburo, insomma! Ma esistono altri modi per produrre suoni: sfregando fra loro delle parti del corpo (delle cernie tropicali ad esempio 'sbattendo le guance'), o facendo uscire un po' di gas dalla vescica natatoria, un po? come quando si sgonfia un palloncino.


Quanti sono i pesci che chiacchierano? In altri mari del mondo esistono liste più o meno complete di pesci che emettono suoni; in Mediterraneo no. Ma la produzione di suoni nei pesci è un fenomeno molto più comune di quanto forse non si sappia. Animali particolarmente studiati, sono i ghiozzi. Vivono in mezzo ai sassi e negli anfratti e sono pesci territoriali: si basano quindi molto sui suoni per comunicare, sia per attirare le compagne che per difendere il loro territorio. Attraverso i suoni riescono a far passare molte informazioni: il fatto che siano maschi, e anche con determinate caratteristiche, che abbiano un territorio, siano pronti alla riproduzione. Suoni diversi vengono usati anche negli "scontri" fra maschi.

Guaiti, latrati, gracidii, miagolii... tutti gli animali della Terra hanno la loro voce. Tutti tranne i pesci, o perlomeno cosi' li vuole la tradizione: assolutamente muti. Ma lo sono per davvero? No!!! …e diciamocelo pure: un po' di confusione l'ha creata anche il Comandante Cousteau, chiamando il suo primo filmato sottomarino - quello che vinse l'Oscar - "Il mondo del silenzio".


il mondo subacqueo tutto e', tranne che silenzioso.


Scendendo sott’acqua in apnea e prestare solo un po' di attenzione, ci si accorge della quantita' di rumori che echeggiano nel mare, trasportati lontano dalla conduttivita' dell'elemento liquido, in cui il suono viaggia a velocita' cinque volte superiori a quella dell'aria. Certo, oggi siamo piu' abituati a sentire il rombo di un motoscafo o il ritmico incedere di un gozzo; ma affinando un pochino l'udito riuscirete a sentire le onde frangersi contro la scogliera, se e' una giornata di mare agitato e vi trovate in decompressione lungo una parete; vi accorgerete, un attimo troppo tardi, di esservi imbattuti in una bella cernia quando questa, spaventata, ha invertito direzione con un sonoro schiocco della sua grande coda. Potrete avvertire il frenetico ticchettio di una Lima che fugge contraendo velocemente le due metà della sua conchiglia, il sordo brontolio di un pesce civetta e, se sarete veramente fortunati, potrete avvertire la presenza dei delfini molto prima di scorgerli, grazie ai fischi e clicchettii che emettono mentre nuotano.

Fu solo durante la Seconda Guerra Mondiale, quando gli americani immersero per la prima volta un idrofono in acqua per captare i movimenti dei sommergibili nemici, che l'umanità si rese conto di quanto gli oceani fossero rumorosi: anche in alto mare gli strumenti registravano brontolii, piccole esplosioni, fischi, grugniti, cinguettii e anche incredibili melodie provenienti dagli abissi più profondi. I responsabili, si scoprì, erano pesci, mammiferi, crostacei e anche i vulcani sottomarini in piena attivita'.


Sono spesso le cattive maniere a tavola a provocare i rumori più intensi: pensate ai pesci pappagallo quando staccano a morsi pezzi interi di corallo; o ancora a chi si ciba di molluschi (le aquile di mare, ad esempio) che, per arrivare alla tenera carne dell'animale, debbono prima rompere la sua dura conchiglia. Anche i più educati carangidi, serrando rapidamente la bocca e sbattendo i denti inferiori sul palato, creano dei suoni caratteristici che, per chi ha una buona esperienza, hanno un significato ben preciso: "si mangia!". Alcuni ricercatori hanno provato a registrare il sonoro di un loro banchetto e lo hanno quindi ritrasmesso in mare: dopo pochi minuti si e' avvicinato di corsa un grande barracuda che è rimasto sconcertato a fissare il trasduttore per diversi minuti. Il che, d'altronde, è più che logico: poiché in mare, anche nelle condizioni più favorevoli, la visibilità è sempre limitata, l'udito gioca un ruolo importantissimo sia per individuare una fonte di cibo (dove c'è qualcuno che mangia, lì c'e' cibo) sia per sorprendere la preda nel momento in cui è concentrata su altre cose: a mangiare, ad esempio. Anche nuotando i pesci fanno rumore: spostando l'acqua circostante il pesce emette un'onda di compressione, e quindi un rumore, che e' direttamente dipendente dalla sua forma, dalla sua dimensione, dalla sua velocita': un rumore "firmato", insomma, caratteristico di ciascuna specie.


Se i pesci emettono dei suoni, saranno anche in grado di sentirli. Il discorso e' ovvio, ma un momento... i pesci non hanno orecchie!


E invece si', ce le hanno: non si vedono perche' sono interne. E comunque non e' il solo mezzo uditivo a loro disposizione, perche' i pesci ascoltano anche con la linea laterale, quella lunga fila di cellule particolarmente sensibili che corre lungo i fianchi, grazie alla quale riescono a percepire le onde di pressione e anche la loro direzione di provenienza.

Ma i veri "coristi" del mare sono altri: i cetacei detengono infatti lo scettro per le vocalizzazioni piu' complesse e sofisticate.
Prendiamo i delfini. I loro fischi e gli squittii - in realta' un susseguirsi rapidissimo di "clic" - vengono impiegati per la conversazione con i membri del proprio branco, al contrario dei clic piu' distanziati utiizzati a mo' di sonar per "vedere" l'ambiente circostante e per localizzare la preda. Ciascun delfino ha un proprio fischio caratteristico, il cosiddetto "fischio firmato", ben conosciuto dagli altri membri del branco. Cosi' quando qualcuno vorra' mettersi in contatto con un altro individuo, gli bastera' chiamarlo emettendo il suo fischio (quello dell'interlocutore) firmato. Al contrario delle femmine, i maschi hanno una "firma" molto simile a quella della loro madre: e questo fa si' che i giovani, rientrati nel branco dopo lungo tempo, riescano a riconoscere la loro mamma non tentino di accoppiarsi con essa. I fischi riescono ad arrivare nitidi ad una distanza di un paio di miglia e vengono utilizzati per tenere unito il branco; le varie modulazioni, unite agli atteggiamenti del corpo, costituiscono il complesso sistema di comunicazione dei delfini.

Anche per le orche il linguaggio vocale e' importante (Orche di Vancouver). Alcune di esse cacciano in gruppo e per esse la possibilita' di comunicare e' fondamentale per coordinare le battute. Le orche stanziali che vivono in gruppo hanno dei motivi, delle melodie, in comune: parlano cioe' in un loro "dialetto", diverso da quello degli altri gruppi, tramandato di generazione in generazione. Anche i capodogli emettono dei suoni: i loro clic passano attraverso la testa e l'intervallo con cui vengono emessi e' proporzionale alle dimensioni del capo; ciascun individuo, quindi, e' riconoscibile dal suo richiamo. I capodogli si cibano preferibilmente dei calamari giganti che popolano le acque senza luce degli abissi oceanici. A quelle profondita' nere la vista e' un senso inutile (tant'e' che e' tempo fa venne catturato un capodoglio completamente cieco ma con la pancia piena): i clic del sonar, con cui riescono a stordire la preda, sono tutto cio' che ad un capodoglio possa servire per nutrirsi.


La palma dell'animale piu' rumoroso va pero' senz'altro alla megattera. I suoi balzi spettacolari rimbombano potentissimi a centinaia di metri di distanza, annunciando la sua presenza a tutti i possibli rivali, ma e' con il suo canto che la megattera si e' conquistata lo scettro di solista del mare. Sono soltanto i maschi a cantare, e si esibiscono solamente durante la stagione degli amori.


ALCUNI LINK INTERESSANTI:

Alcune voci di organismi mediterranei

Diciassette voci di altrettanti pesci americani

Suoni di cetacei: delfini, balene, grampi etc

martedì, marzo 20, 2007

Immersione Fluviale

Dopo il caziatone ricevuto, per aver postato argomenti non inerenti all’intento della creazione del Blog SUBnormali, mi sono prodigato ad offrirmi, insieme ad altri volontari, per effettuare un’immersione di ripulitura della pescaia di Rosano dai rottami dell’alluvione, …..naturalmente per postarla sul Blog.

Partecipanti: volontari!!!
Tempo imm: un bel po’!!!
Prof. Max: molti metri!!!
Visibilità: ottima!!!
Corrente: nulla!!!


Organizzata dall’associazione A.E.R.A. (ass. ecologisti rive dell’Arno)
Patrocinata dall’ente S.F.A.A. (salvaguardia del bacino Fluviale Arno d’Argento)
Sponsorizzata dalla Cantina Sociale di Rosano e Trattoria ì Coco Lezzone

Dopo inconvenienti spiacevoli durante la vestizione, causati da granchi di fiume, ci sono stati problemi per l’entrata in acqua, a causa della presenza di una numerosa famiglia di nutrie e alcune anatre mute, che dovendo contendersi il territorio, non accettavano di buon grado il sopraggiungere di noi sub ad occupare la zona da loro scelta.

Per fortuna dopo vari tentativi siamo riusciti ad immergersi e per l’ottima visibilità delle nostre acque fluviali, scendendo lungo la franata di massi, abbiamo potuto ammirare delle alghe bellissime e arbusti incastrati, a creare forme degne di sculture astratte, da lasciarci senza fiato!!!

Proseguendo verso il fondo e lasciando la parete della pescaia dietro di noi abbiamo potuto scorgere, anche se per pochi istanti, il passaggio di due pesci siluro di notevoli dimensioni che il nostro fotografo ufficiale, ha prontamente immortalato.


Finite le opere di recupero degli oggetti, tra cui alcuni di inestimabile valore di antiquariato, ci portavamo a terminare la nostra immersione effettuando la sosta di decompressione (data la notevole profondità raggiunta) in compagnia di una grossa carpa, che ha voluto provare a respirare dai nostri erogatori!!!

La giornata terminava con un rinfresco offerto dalla trattoria "ì Coco Lezzone" a base di fagioli all’uccelletta, annaffiati da abbondante vino, messo a disposizione dei partecipanti dalla "cantina sociale di Rosano".

sabato, marzo 17, 2007

Le SIRENE

Donne bellissime e seducenti, che apparivano tra le spume del mare chiedendo con un canto suadente ai marinai di interrompere la loro solitaria navigazione e di indugiare con loro.... In pochi hanno resistito all’invito che precedeva una fine crudele ed il mancato ritorno di tanti marinai…

L’origine delle sirene è antichissima. Già nella mitologia ellenica le sirene erano creature incantatrici che attiravano con i loro irresistibili canti i malcapitati marinai verso le sponde, facendoli naufragare.


Nella tradizione europea dal medioevo in poi assumono le sembianze di meravigliose creature metà pesce e metà donna, e diventano creature buone, dolci e leggiadre, perdendo la primitiva connotazione malvagia.


Tutti i popoli costieri conoscono almeno una sirena, una creatura che li assiste lungo i viaggi per mare e nei momenti più brutti del lavoro di pescatori. La figura della sirena compare in molti bestiari medievali, accanto ad altre creature fantastiche come i draghi e gli unicorni. Secondo alcune leggende nordiche le sirene possono cambiare sembianze a contatto con la terra ferma, trasformando le pinne della coda in gambe e assumendo di nuovo fattezze ittiche al contatto con l'acqua; molte fiabe raccontano di sirene che vogliono diventare umane.


Lasciando per un attimo da parte le leggende, le origini del mito delle sirene sono oscure e discordanti: quando nacquero non erano donne-pesce, ma donne-uccello. I greci le descrivevano come immensi uccelli con testa di donna. E’ solo nel Medioevo che il Liber Monstruorum o il libro dei mostri parla delle sirene come donne-pesce.


In origine dunque esse avevano corpo d'uccello dai lunghi artigli, con grossi seni e volto di donna. Questa fisionomia ben si associa alla caratteristica del canto ammaliatore, essendo il canto elemento tipico degli uccelli e non degli esseri marini. Il loro nome deriverebbe da una radice sanscrita (svar=cielo) legata al significato di “splendore” (e quindi “attrazione”) oppure, secondo altri etimologi dalla base semitica “sjr", che vuol dire cantare.


Come si sia passati poi dalla figura di donna-uccello a quello di donna-pesce, resta un mistero. Tra le ipotesi, un errore di trascrizione, dal latino 'pennis' (penne, piume) a 'pinnis' (pinne). Un'altra ipotesi è che il mito donna-uccello sia nato in paesi lontani dal mare, o in zone interne, una figura mitologica molto simile come raffigurazione e attitudine alle Arpie, per mutarsi poi in donna-pesce quando il mito delle sirene ha raggiunto culture rivierasche, proiettate verso il mare.

Con l’avvento dell’Illuminismo però le sirene vennero definitivamente catalogate nel mondo del fantastico e tutte le testimonianze raccolte e gli avvistamenti di queste creature marine vennero considerate il frutto della fantasia di uomini che erano stati per troppo tempo in mare. La figura della sirena continua comunque ad esistere, specie durante il Romanticismo, e molti sono i casi riportati di avvistamento anche durante il diciannovesimo secolo. In letteratura, e nell’immaginario collettivo la sirena è diventata una metafora per descrivere donne avvenenti e magnetiche nonché emblema della doppia natura umana divisa tra intelletto e impulso. La modernità, infatti, la ritrae come una creatura desiderosa di guadagnare un’anima per diventare umana perdendo per sempre il suo unico connotato animale la coda e la possibilità di vivere in mare. Nel nostro secolo il credere nella possibilità che le sirene esistano o il non crederci affatto sembra non avere più tanta importanza. Ma la sirena attira sempre un certo interesse perché rimane comunque una creatura misteriosa. Il rapporto e la considerazione che hanno avuto gli uomini durante i secoli nei sui confronti rispecchia il modo in cui gli stessi uomini hanno guardato al mare. Il mare come fonte di vita e di morte ma sempre un mare che continua ad affascinare per la sua bellezza,la sua dolcezza,la sua forza e il mistero che non sembra mai del tutto svelato.


Ma il mito delle sirene non si limita al bacino mediterraneo: è presente anche nelle mitologie scandinave, irlandesi e inglesi, tedesche, russe e in quelle del medio oriente e dei paesi asiatici. Intorno all'isola di Man vivono le Ben Varrey, sirene particolarmente abili. Nei mari della Scozia si incontra Ceasg, sirena dalla coda da salmone che, se catturata, in cambio della libertà esaudisce tre desideri. Le gelide acqua della Norvegia e della Svezia ospitano la Havfrue e l'Havmand, rispettivamente la sirena e il tritone della Scandinavia. Le Ningyo sono sirene del Giappone, molto timide e innocue. In Thailandia vive la Duyugun, sirena dai lunghi capelli; esse non sono attraenti e la prima di loro si dice che fosse una bambina molto disubbidiente, trasformata dagli spiriti in sirena. In Nigeria vive Mami Wata, una sirena che dà poteri magici a chi la vede. Nel mar Rosso nuotano le Memozini. Secondo la leggenda, queste sirene sono le figlie dei soldati del faraone Ramses, annegati e sposati poi con delle sirene. Nelle acque del Galles nuotano le bruttissime Morforwyn, sirene con la bocca larga, senza naso, senza orecchie, con braccia corte e zampe palmate: vengono considerate la personificazione delle onde in tempesta. In Italia si nasconde in una conchiglia enorme Murgen, nata dalle acque, una sirena che la notte fra il 24-25 Gennaio esce dalle acque e predice il futuro. Sotto il faro di Messina abita una sirena che si fa vedere da poche persone e appunto per questo di lei si sa poco. Di fronte a Lecce, dovrebbe esserci il castello sottomarino della regina delle sirene, il cui immenso giardino è coltivato dai marinai annegati.

Per saperne di più visita questo sito: www.fateefate.it/sirene

mercoledì, marzo 14, 2007

Biologia Marina "Le Meduse"

Aggiornata la rubrica di
"BIOLOGIA MARINA"


un post sulle meduse, ...cosa sono, come sono fatte, come vivono e come si riproducono.

inoltre
un'accenno sulla medusa della mitologia.

per leggere l'articolo clicca quì

domenica, marzo 11, 2007

Rubrica "Tuffi e News"

è da un pò di tempo che non viene postato niente di "bagnato" nella rubrica immersioni e tuffi

...quindi ho pensato di fare una cosa carina, postare questa news che mi è appena stata recapitata da una nostra amica, Lisa, che fa parte dello staff che organizza questa inusuale manifestazione subacquea:



2° TROFEO CALAFURIA LIVORNO Gara di Scooter SUBACQUEI


per tutti i dettagli:
clicca quì

venerdì, marzo 09, 2007

non solo "SUBnormali"

in internet, oltre a noi "SUBnormali" ci sono molti "SUBimportanti" nel mondo dei VIPS.

sapevo che alcuni personaggi famosi praticassero l’attività subacquea e immaginavo che ce ne fossero tanti, allora ho iniziato una accurata e difficoltosa ricerca e finalmente ne ho scoperto alcuni molto conosciuti.


Max Laudadio

10 anni di subacquea, brevettato Padi in Sardegna da un amico istruttore,
mentre lavorava come animatore in un villaggio turistico.

possiede il brevetto rescue.



Nicole Gius

nazionale di slalom speciale e gigante,
neobrevettata a Santa Margherita Ligure.






Claudio Chiappucci

un campione esemplare nel mondo del ciclismo dove a gareggiato
fra i professionisti fra il 1985 e il 1998 vincendo ben 75 corse,
compresa la superclassica Milano – Sanremo.

ciclismo a parte, dal 2004 ha conseguito il brevetto d’immersione PADI




James Cameron

ha iniziato a fine 2003 la lavorazione di un grande film
legato al mondo sottomarino.
Il nuovo film “The Dive” descrive tutta la storia di Audrey Mestre
e Francisco Ferreras Pipin, la coppia più profonda del mondo dell’apnea.




Gianfranco Fini

è un grandissimo appassionato d'immersioni subacquee, ha iniziato, come molti,
facendo snorkrling, pesca subacquea in apnea e passando poi all'autorespiratore.
Ama la possibilità di rimanere sotto per molto tempo e godere
le bellezze del mondo sottomarino.

ha il brevetto d'immersione 3 stelle e varie specialità.



Vittorio Principe di Savoia

comincia ad immergersi a 14 anni, nella piscina di mia madre a Ginevra.
il Prof Piccard gli fece provare per la prima volta una maschera
con il tubo respiratore,

alcuni anni dopo, in Costa Azzurra, prova con Cousteau le bombole di Piccard.




Natalia Estrada

si è brevettata nel 1997 in Mar Rosso, a Sharm el Sheikh durante una vacanza.
la sua esperienza più bella è stata l'insolita immersione alla Grotta Giusti.




Marco Predolin

già a 6 o 7 anni seguiva il padre con la mascherina, le pinne e la fiocina.
successivamente per alcuni anni pratica l'immersione con ARA da kamikaze,
esplorando i fondali, ma senza alcuna preparazione specifica.
appena è stato possibile ha conseguito il brevetto di 1° grado.





Antonella Elia

a 22 anni alle Maldive durante un servizio fotografico la sua prima immersione
è stata in mezzo agli squali a 30 metri senza il brevetto.
successivamente a Torino prende il brevetto di apnea
e poi ancora alle Maldive l'Open Water.

oggi possiede il rescue ma vorrebbe diventare istruttrice!!!



Giovanna Burlando

è senza dubbio l'italiana piu' medagliata della storia del nuoto sincronizzato,
ha carattere e carisma, una passione sconfinata
e da anni è il cardine della nazionale.

non ha il brevetto subacqueo, ma come acquaticità ci batte tutti!!!



Se vuoi sapere di più su di loro, le esperienze vissute e i loro desideri,
puoi leggere le interviste su:
www.apneaworld.com

giovedì, marzo 08, 2007

post dedicato alle lettrici


La Festa della donna è una giornata di lotta, specialmente nell'ambito delle associazioni femministe: il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli. Tuttavia nel corso degli anni il vero significato di questa ricorrenza è andato un po' sfumando, lasciando il posto ad una ricorrenza caratterizzata anche, se non soprattutto, da connotati di carattere commerciale e politico.

L'origine della festa dell'8 Marzo risale al 1908, quando un gruppo di operaie di una industria tessile di New York scioperò come forma di protesta contro le terribili condizioni in cui si trovavano a lavorare.
Lo sciopero proseguì per diverse giornate ma fu' proprio l'8 Marzo che la proprietà dell'azienda bloccò le uscite della fabbrica, impedendo alle operaie di uscire dalla stessa.
Un incendio ferì mortalmente 129 operaie, tra cui anche delle italiane, donne che cercavano semplicemente di migliorare la propria qualità del lavoro.

Tra di loro vi erano molte immigrate, tra cui anche delle donne italiane che, come le altre, cercavano di migliorare la loro condizione di vita.

L'8 marzo assunse col tempo un'importanza mondiale, diventando il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli e il punto di partenza per il riscatto della propria dignità.

L'8 Marzo è quindi il ricordo di quella triste giornata.

Non è una "festa" ma piuttosto una ricorrenza da riproporre ogni anno come segno indelebile di quanto accaduto il secolo scorso.

LA MIMOSA
Sembra che la mimosa sia stata adottata come fiore simbolo della festa della donna dalle femministe italiane. Era il 1946 quando l’U.D.I. (Unione donne italiane) stava preparando il primo “8 marzo” del dopoguerra.
Si cercava un fiore che potesse contraddistinguere e simboleggiare la giornata. E furono le donne italiane a trovare nelle palline morbide e accese che costituiscono la profumata mimosa il simbolo della festa delle donne. In più questi fiori avevano (e hanno) il gran vantaggio di fiorire proprio nel periodo della festa e di non essere troppo costosi.

Come conservare al meglio la mimosa recisa
La mimosa è un fiore molto delicato ed ha purtroppo vita breve. Basta però un piccolo trucco per allungare la vita a questo fiore così primaverile e profumato.


Utilizzando un coltellino affilato, eliminate tutte le foglie che si sino rovinate e quelle che crescono in basso: queste infatti marciscono rapidamente perché a contatto con l'acqua del vaso. Riempite il vasetto con dell'acqua tiepida in modo da far fiorire i capolini non ancora aperti e a rendere più soffici quelli già sbocciati. Inoltre tenere il vasetto lontano da igni fonte di calore (es. termosifoni) altrimenti l'aria secca peggiorerebbe l'aspetto della mimosa.

Vuoi far seccare i fiori?
Eliminate del tutto le foglie dagli steli poi appendete il mazzolino a testa in giù in un locale asciutto, poco luminoso e con buon ricambio d' aria e tenetelo così finché non è seccato.

martedì, marzo 06, 2007

sesso in fondo al mare

Non fatevi spaventare dal titolo!!! ...tranquilli!!!
...non stiamo convertendo il blog a sito erotico!!!

Vittorio (Archimede) mi ha inviato un'E-Mail con un link che riporta ad un video (un pò vecchiotto e che molti avranno seguito in TV) girato durante la trasmissione televisiva Le Iene di Canale5

Il video riporta un'incursione della ex Iena Marco Berrì, al sito del progetto Abissi dell'Explorer Team Pellicano "Una Casa in Fondo al Mare" (Ponza loc. Cala Feola) dove Stefania e Stefano hanno resistito, per dieci giorni, dal 8 al 17 settembre 2005 a circa dieci metri di profondità!!!


Il video è molto carino e spiritoso e nonostante lo avessi già visto in diretta l'ho riguardato con piacere!!! ...se volete visionarlo cliccare quì

PS:
per tutti i dettagli dell'evento potete visualizzarli
cliccando sull'immagine quì accanto

L'ISOLA-CALAFURIA.....SUBNORMALE PER SEMPRE!!!

Visto che nessuno più pubblica sul blog dei subnormali appena ho qualche media lo faccio io- Immersione da terra a Calafuria.... Dopo una ...