martedì, settembre 26, 2006

Il Computer Subacqueo ed il Modello Compartimentale

Quanto incidono la discesa ed il tempo di fondo sulla successiva decompressione? Una discesa rapida è utile per schiacciare le microbolle, sempre presenti nel nostro organismo. Cosa succede se, invece, si raggiunge il fondo con calma, per esempio in sette-otto minuti? I tessuti che assorbono l'azoto un po’ più lentamente cominciano a caricare il gas inerte già mentre ci avviciniamo al fondo. In genere questo non è un problema, ma nelle immersioni più impegnative, conviene pianificare l'immersione in modo che l'accumulo dell'azoto avvenga mentre rimaniamo alla massima profondità, quindi è preferibile una discesa rapida e diretta verso il fondo.

Analizziamo la decompressione:
i modelli classici (sui quali sono basati le tabelle della U.S. Navy ed i computer con il programma di Bulhmann o Haldane modificato) calcolano matematicamente la quantità di azoto disciolto in un compartimento (simulazione di un tessuto) che il ricercatore ha scelto come punto di riferimento per i calcoli in base ad una serie di parametri:

durata dell'immersione, profondità e miscela respirata, più recentemente anche temperatura dell'acqua e consumo d'aria.

Poi il computer (ma il discorso vale anche per le tabelle, dove i calcoli sono stati fatti a tavolino) verifica la possibilità di risalire direttamente in superficie con il presupposto che, in media, il nostro organismo tollera il doppio dell'azoto normalmente presente prima dell'immersione. Se il calcolo evidenzia che la quantità di azoto che si libera dai tessuti in risalita è superiore al doppio del normale, allora vi segnala che dovete fermarvi per una tappa di sicurezza. Il computer verifica quale è la tappa più vicina alla superficie alla quale potete risalire: prima 3 metri, in subordine 6 metri, poi 9 metri, poi 12 metri ecc.

Facciamo qualche esempio, in superficie, nel nostro organismo, ci sono circa 800 millibar di azoto (questo valore deriva dal fatto che un atmosfera è uguale a 1000 millibar e che nell'aria c'è l'80% di azoto: 1000x0,8=800). Ogni volta che iniziamo la risalita, il computer si chiede: se risalgo in superficie, quanto azoto c'è nel compartimento che ho preso come riferimento? Fa i calcoli e se ci sono meno di 1600 millibar, cioè il doppio dell'azoto presente prima dell'immersione, compare l'ok per la risalita ("dec 99").

Le immersioni in curva di sicurezza sono calcolate in modo che per ogni profondità il tempo massimo di permanenza sul fondo sia tale che, una volta in superficie, nel nostro organismo ci siano al massimo 1600 millibar di azoto; in questo caso non sono necessarie tappe di decompressione. Oltre queste quantità di azoto, il computer non ci permette di risalire direttamente in superficie, altrimenti, in teoria, si formerebbero le bolle con il rischio di un incidente da decompressione.

Nelle immersioni fuori curva il computer analizza i conti relativi al compartimento che ha scelto come riferimento e si chiede: visto che non posso risalire direttamente in superficie, posso almeno andare alla tappa dei 3 metri? Fa i calcoli e se ci sono meno di 1840 millibar di azoto, cioè 1040 millibar (pressione parziale dell'azoto respirato a 3 metri di profondità dato da 1300 x 0,8), più gli 800 millibar di azoto che normalmente sono tollerati dal nostro organismo, il computer ci segnala la possibilità di risalire a 3 metri, altrimenti, se ci sono più di 1840 millibar, si chiede se è possibile risalire alla tappa dei 6 metri e così via.

La decompressione viene impostata dal computer nel momento in cui iniziamo la risalita, quindi un suggerimento: nelle immersioni oltre i 30-40 metri di profondità rimanete sul fondo fin quando non vi viene segnalata la necessità di eseguire una tappa di decompressione almeno a 3 metri. Questo significa che il computer ha selezionato come riferimento per i suoi calcoli un compartimento con una velocità media di assorbimento dell'azoto e la decompressione sarà un po’ più sicura. In sostanza, evitate le immersioni con toccata e fuga dal fondo.

Pensierino finale: il modello "compartimentale" presuppone che, rispettando le indicazioni date dal computer, le bolle non si formano; nella realtà invece questo non è vero. Di contro, la casistica del DAN evidenzia che, nelle immersioni entro i 30 metri ed in curva di sicurezza, il modello è estremamente sicuro ed affidabile.

Notizie ricavate da un articolo di Pasquale Longobardi

1 commento:

Ale (ì Luce) ha detto...

Caro Bussola
In base alle mie modeste conoscenze, volevo rispondere all'articolo, contestando quanto scritto nel primo paragrafo:

Proprio in questi giorni, stò incominciando a studiare nuove nozioni per l'esame "deep" che terrò tra breve.
In un paragrafo che parla di "fase della discesa" viene sconsigliata una discesa rapida, per non rischiare possibili vertigini, perchè anche se si è compensato senza difficoltà, il bilanciamento dell'orecchio non è avvenuto in modo costante a causa del breve tempo di adattamento alla pressione e per aver compiuto pochi atti respiratori durante la veloce discesa.
Inoltre avendo compensato e quindi effettato momenti di apnea in fase di aumento di pressione, abbiamo avuto un eccessivo accumulo di CO2. Anche la brusca diminuzione della temperatura è un fattore negativo.
Insomma si consiglia di non superare i 22mt. al minuto (velocità max) per una corretta discesa!!

Ciao da ì Luce
:-)

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