martedì, agosto 22, 2006

il senso dell’orientamento

In immersione, l’udito e la vista sono soggetti a modifiche che variano la capacità di valutare distanze e dimensioni.
Se fossimo delfini non ci perderemmo mai, con il loro biosonar e una specie di bussola naturale che hanno nel cervello, riescono a orientarsi e spostarsi senza nessuna difficoltà.
Non sono un’esperto in materia, nel senso che non sono una guida sub, ma mi sento di scrivere alcune nozioni che ho imparato durante la mia breve attività subacquea e che mi hanno portato ad affrontare le immersioni in maniera più tranquilla.

Sarà capitato a tutti di provare tensione di non riuscire a ritrovare la cima della barca, ma allenando il nostro senso d’orientamento oltre che l’aiuto strumentale, può aumentare la fiducia in noi stessi e stare maggiormente in sicurezza.

Il sistema più antico è quello di orientarsi con la natura, ovvero stabilire alcuni punti di riferimento, come per esempio: scogli di forma particolare, ciuffi di posidonia isolati, rami di gorgonie, rifiuti sul fondo, purtroppo (barattoli, copertoni, in questo caso utili), ecc.ecc. questi saranno come dei cartelli che ci indicano la strada; disegniamo una sorta di cartina nella nostra mente o magari annotiamo sulla lavagnetta degli appunti.

Molto importante è vedere tutto nelle due direzioni con il semplice trucco di superare il nostro “cartello” e voltarsi per memorizzare come lo vedremo al ritorno; ma è importante anche ricordare la direzione presa all’inizio, (con l’ausilio della bussola) il tempo trascorso (computer o orologio) e la distanza percorsa, che possiamo calcolare, anche se in modo approssimativo, con la tecnica del numero di pinneggiate effettuate.
Valutiamo anche la posizione dei raggi solari e le ombre, se partiamo da riva le creste sulla sabbia, sono sempre parallele al litorale e il fondale solitamente degrada in profondità verso il mare aperto, in parete più semplice, parete a dx all’andata, sarà parete a sx al ritorno.
Un sistema per le immersioni all’interno dei relitti o delle grotte può essere come faceva “Pollicino” o meglio “Arianna” che, anziché lasciare i sassolini bianchi, usava un filo per ritrovare la via, noi useremo il rocchetto con la sagola.

Quindi, dopo aver ascoltato con attenzione il briefing, quando ci immergiamo con un compagno esperto del posto o meglio con una guida del diving, non ci limitiamo a seguirlo e basta, ma alleniamo il nostro senso dell’orientamento stando attenti a tutti i particolari del luogo che ci circonda, cercando di sapere sempre dove ci troviamo così di poter provare a ritrovare la strada di ritorno, ma anche, purtroppo, nel malaugurato caso di perdersi.

3 commenti:

Ale (ì Luce) ha detto...

naturalmente ringrazio per i validi insegnamenti i miei istruttori di fiducia nonchè carissimi amici e compagni d'immersione: Alberto e Riccardo (bussola)

Mauro (Baronetto) ha detto...

Sicuramente il miglior modo per imparare ad orientarsi in una nuova immersione è decidere autonomamente i propri punti di riferimento ed osservarli girandosi più volte all'andata.
L'orientamento è una delle abilità più difficili da perfezionare in particolare in notturna.
In ogni caso una immersione ben guidata è noiosa e scontata, se volete provare il brivido di sperdervi e magari di scoprire qualche tesoro sommerso nella ricerca della boa di partenza venite con noi...eh..eh

:)

Mauro (Baronetto) ha detto...

Scherzi a parte, Luce complimenti per il post e le vignette sempre più carine.
Ps: io due o tre cartelli come quello della vignetta ce li metterei in qualche punto che dico io....

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