venerdì, agosto 18, 2006

La Tabella 6 del US Navy

La tabella 6 U.S. Navy è la metodica di trattamento più comunemente usata per i subacquei che soffrono di MDD (malattia da decompressione).
Essa consiste nell'alternare, in camera iperbarica, brevi periodi di respirazione di aria e lunghe fasi di respirazione di ossigeno al 100% .
Questo trattamento, sviluppato dall' U.S. Navy per i suoi subacquei, è molto efficace e consente all'organismo, attraverso la decompressione ed il lento ritorno verso la pressione ambiente, di rilasciare gradualmente l'azoto in eccesso. Inoltre, la respirazione di elevate concentrazioni di ossigeno sotto pressione, determina un gradiente di pressione parziale del gas inerte (azoto) tale, da aumentarne la velocità di eliminazione dai tessuti corporei. La fase di trattamento dura complessivamente 4 ore e 45 minuti a due diverse "profondità" principali di pressurizzazione in camera iperbarica:


  1. 60 piedi (18 metri) per 1 ora e 15 minuti, respirando ossigeno al 100% press. parz. O2 = 2,8 bar (periodi di 20' alternati da 5' d'aria)
  2. Lenta risalita (0,3 mt./min.) 30 minuti fino a 30 piedi (9 metri) respirando ossigeno al 100%
  3. Permanenza a 30 piedi ( 9 metri) per 2,5 ore respirando alternativamente aria e ossigeno al 100% (15' e 60')
  4. Risalita lenta in 30 minuti fino a pressione ambiente respirando ossigeno al 100%.

Quando necessario, vale a dire in caso di sintomi particolarmente persistenti, il trattamento può essere esteso per tempi più lunghi, in modo da fornire al paziente una maggiore esposizione all'ossigeno. Tuttavia, per i polmoni ed il sistema nervoso vi sono limiti di tempi d'esposizione alle elevate concentrazioni di ossigeno che, nel corso di un singolo trattamento, per motivi di sicurezza, è bene non superare.

(Estratto dalla rivista" ALERT DIVER" di DAN EUROPE.)


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4 commenti:

Ale (ì Luce) ha detto...
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Ale (ì Luce) ha detto...

Verissimo, ma a volte non basta, ...ho letto articoli della rivista del DAN "AlertDiver" che parlano di casi PDD o MDD successi anche attenendosi scrupolosamente ai dati del computer, però avendo esagerato con le ripetitive senza un adeguato allenamento, oppure non rispettato tempi lunghi di no-flay o peggio di immersioni dopo aver abusato di fumo, alcolici, eccessivi sforzi, non sufficente riposo notturno, ecc...ecc...
Bisogna conoscersi molto bene e non superare le nostre possibilità, insomma sapersi accontentare.
Naturalmente questo è il mio punto di vista!!

Mauro (Baronetto) ha detto...

Riccardo non sono pienamente daccordo con te sulla questione PFO. Non penso sia corretto associare tutti i casi di MDD ingiustificata al forame ovale pervio. Per il momento questa è ancora solo una strada possibile con cui si cerca di spiegare il fallimento in alcuni casi dei principali modelli decompressivi utilizzati. Gli studi in atto fra qualche anno ci potranno dare qualche risposta più precisa. Al momento in rete è possibile leggere tutto ed il contrario di tutto sul questo foro "che forse" dà dei problemi.
Unica cosa in cui si concorda e che i modelli decompressivi sono affidabili se presi con le dovute tolleranze di sicurezza.
Questa per me è una cosa sicura, il PFO potrebbe essere uno dei cento, mille piccoli problemi fisici che ignoriamo perchè a pressione ambiente non creano fastidi.
Per esempio avete mai sentito parlare del BCP, anche questo potrebbe essere un fattore predisponente alla MDD.
Che cosè ?

E' il Buco di C. Pervio.

Perchè l'azoto non può entrare anche da quì??

Scherzi a parte, penso che la teoria della decompressione ha fondamenti di tipo empirico. Si basa cioè principalmente sulla sperimentazione e la verifica. Anche se si sono apprese le linee guida generali, che valgono per la maggior parte delle persone nelle maggior parte delle condizioni, una fetta di casi particolari sono fuori. Questi casi possono dipendere dal PFO, ma anche ad altre cause.

Sono però, concludendo, perfettamente daccordo con te che al momento per chi decide di fare le proprie immersioni in curva di sicurezza e si mantenga bene all'interno di esse, possa evitarsi il fastidio del test.

gavriol ha detto...

I test per il forame sono diversi alcuni abbastanza invasivi altri assolutamente tranquilli, si tratta di un ecocuore con l'iniezione di liquido di contrasto associato a manovra di valsalva.E' possibile eseguirlo in qualsiasi struttura sanitaria con la spesa di poche decine di euro.Penso che tutti i subacquei dovrebbero eseguirlo,sia per monitorare l'incidenza sia per aumentare la loro sicurezza, in quanto l'eventuale presenza di forame e ormai facilmente operabile per via endoscopica.Altri modi di indagine per il forame sono con sonda tracheale o con sonda per via femorale.Logicamente le ultime due indagini sono abbastanza invasive anche se sono molto piu precise ma normalmente vengono eseguite se il primo esame da esito contraddittorio o per verificare il diametro dei fori e quindi in sede pre operatoria

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